Il rebus dei richiami AstraZenecaIl Garante della privacy dice che con il pass vaccinale sono a rischio i dati sensibili

Secondo Pasquale Stanzione, la norma del governo non è chiara e non salvaguarda la riservatezza dei cittadini. Intanto oggi dovrebbe essere risolto il dilemma sulle seconde dosi del farmaco di Oxford che andranno somministrate nei prossimi giorni agli under 60

LaPresse

Il provvedimento del governo che istituisce il pass vaccinale non è chiaro e non tutela la privacy dei cittadini, e per questo va modificato. Lo dice Pasquale Stanzione, presidente dell’Authority per la protezione dei dati personali, alla Stampa. «La norma non circoscrive sufficientemente l’ambito di utilizzo dei pass, con il rischio di interpretazioni, magari in buona fede, che però abbiano l’effetto di estenderne indebitamente il perimetro», spiega. «Non vi è una chiara definizione dei protagonisti del trattamento (titolare e responsabile in particolare) necessaria invece, a tacer d’altro, per l’esercizio, da parte degli interessati, dei diritti loro riconosciuti dalla disciplina privacy. Inoltre, la previsione di due modelli diversi di pass a seconda che siano tampone negativo o da guarigione o, invece, da vaccino andrebbe sostituita dall’indicazione della sola scadenza temporale del certificato. Vanno poi introdotte garanzie adeguate alla natura dei dati trattati, che sono sensibili».

Il governo, però, non ha consultato il Garante quando ha scritto il decreto che prevede l’introduzione dei pass. «È una questione di osservanza di norme, come quelle che impongono il parere obbligatorio, ancorché non vincolante, del Garante, a tutela tanto di un diritto di libertà, quale è appunto la privacy, quanto della stessa efficacia delle misure di contrasto della pandemia», dice Stanzione. «Norme dall’ambito applicativo non ben definito, prive di una chiara indicazione dei soggetti responsabili e delle misure idonee a prevenire indebiti trattamenti dei dati, rischiano infatti di complicare, anziché agevolare l’azione di contrasto della pandemia».

E poi precisa: «La funzionalità del pass rischia di essere pregiudicata non già dalle richieste di modifica del Garante, ma dalle lacune della norma che auspico possano essere colmate, almeno in sede di conversione del decreto legge».

Intanto, mentre si discute del pass vaccinale, sta diventando un rompicapo la questione del richiamo per gli under 60 che hanno ricevuto la prima dose di AstraZeneca – racconta Repubblica. Per risolverlo, si riuniscono oggi il ministero alla Salute, l’Aifa e il Consiglio superiore di sanità. Devono dare velocemente un’indicazione alle Regioni, che dalla prossima settimana iniziano i richiami.

Quando l’Italia ha deciso che AstraZeneca fosse usato in via preferenziale per gli over 60, dopo tre giorni di sospensione dell’utilizzo per alcuni casi di sospette reazioni avverse in Europa, le autorità sanitarie dissero che per i richiami non cambiava nulla. La linea era: chi ha ricevuto la prima dose riceverà di nuovo lo stesso vaccino, qualunque sia la sua età. L’altro ieri però la Commissione tecnico scientifica di Aifa si è occupata della questione per dare un’indicazione al ministero e le cose sono cambiate. I tecnici dell’agenzia del farmaco si sono divisi in più posizioni. E così al ministero di Roberto Speranza è arrivato un verbale dove si fanno quattro ipotesi.

La prima è appunto quella di rifare il vaccino di AstraZeneca come richiamo. La seconda prevede il rinvio di un mese della somministrazione della seconda dose, per studiare i dati e vedere se escono nuove evidenze su rischi e benefici. La terza invece ricalca quanto hanno scelto di fare altri Paesi europei, come la Germania, e cioè prevede il richiamo con un vaccino diverso. Infine si fa anche l’ipotesi di non fare proprio la seconda dose. Tre scelte su quattro inciderebbero in modo pesante sull’organizzazione delle Regioni. Sono 4,6 milioni i vaccini di AstraZeneca distribuiti in Italia. Gli under 60 che li hanno ricevuti sono prevalentemente lavoratori della scuola, dell’Università e delle forze dell’ordine. Si tratta di almeno un milione e mezzo di persone che aspettano di capire se, come e quando faranno il richiamo.

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