Liberté, égalité, cena placéUna cena segreta scuote Parigi

Una festa clandestina filmata da alcuni giornalisti sta alimentando il dibattito sulla ristorazione in Francia. E, nel periodo del neo proibizionismo, si invoca addirittura il motto nazionale per difendere chi non può trasgredire

Foto di cottonbro da Pexels

Gli estratti dei video che mostrano una cena clandestina sono stati trasmessi pochi giorni fa sul canale televisivo M6: da allora, sui social network si pretendono i nomi dei partecipanti, con un hashtag creato per l’occasione  #OnVeutLesNoms, e l’opinione pubblica grida allo scandalo.

Ma come fa notare in un editoriale infuocato il magazine dedicato al cibo e alla ristorazione francese Atabula, non si può certo dire che sia la prima volta che succede.

La differenza, secondo la testata, è una sola: «C’è un clamore come se dal primo giorno della chiusura amministrativa dei tavoli in Francia, mai-mai ci fosse stato il minimo pasto clandestino. Qui abbiamo immagini, nomi, un indirizzo, persino un menu. In breve, abbiamo le prove. L’indagine è già in corso; le sanzioni non si faranno attendere. Resta da capire perché tutti stiano alzando i toni così tanto dopo la trasmissione di questo servizio. Certo, queste potrebbero essere le prime immagini filmate di un cosiddetto pasto “nascosto”, ma la cosa è nota fin dall’alba dei tempi Covidiani. In questo caso, la fotocamera mostra e fa una dimostrazione, ma rivela poco o nulla. Il vero scandalo sta accadendo altrove. Ciò che è in gioco qui è la realtà dell’uguaglianza francese, della giustizia per tutti e, in questo caso, un trattamento equo».

Il pasto illegale si è svolto in una villa parigina tutta stucchi e colonne dorate, grandi dipinti e bellissimi arazzi blu Napoleone alle pareti, per una clientela chic, con un menu in stile Ancien Régime e prezzi degni di un tre stelle. Per accedervi bisognava dichiarare una parola d’ordine e, una volta dentro, libertà assoluta. Nessuna mascherina, baci e abbracci consentiti.

«Tutto questo ha un nome: privilegio», chiosano su Atabula. E proseguono: «Come tutti sanno, la Francia odia i privilegi. Da qui passò la rivoluzione, la notte del 4 agosto 1789. Il lusso e l’esclusività di questo pasto al Palais Vivienne rievocano i giorni dei privilegi aristocratici, quando la gente soffriva. Soprattutto, ciò che ha dato fuoco alle polveri qui era che, in questa nuova nobiltà repubblicana, ci sarebbero stati dei ministri. Le stesse persone che privano i francesi della loro vita normale trarrebbero beneficio da queste occasioni mondane macchiandosi di un crimine di lesa-democrazia».

Dall’inizio della crisi pandemica e dalla chiusura dei ristoranti, i pasti illegali sono stati abbondanti, basta essere mediamente informati per avere rapidamente qualche indirizzo. In alcune città della Francia, dove i ristoratori sanno di poter contare sui loro clienti abituali, la ristorazione continua attraverso una porta sul retro. Tant’è che in tanti denunciano i loro colleghi alle autorità locali.

Qui non c’è privilegio di classe, sostiene Atabula, ma una sorta di resistenza cittadina che è più o meno tabù, sia essa economica o politica. Immaginiamo lo stesso servizio che mostra, nella stanza sul retro di un caffè di un piccolo paesino, uomini e donne che condividono un pasto “semplice”: chissà se ci sarebbe stato tutto questo caos mediatico, le smentite della sfera politica e l’attivazione della macchina giudiziaria? Probabilmente no. Tuttavia, la pandemia colpisce nelle campagne come nelle città.

Il magazine, che non è mai leggero nelle sue prese di posizione, ne fa una questione autenticamente politica: «Ciò che sconvolge di questa inchiesta di M6 non è il pasto clandestino in quanto tale, ma è l’incarnazione filmata di un’opposizione esacerbata tra i privilegiati e gli altri, tra l’impunità fantasticata (o meno) dei ricchi e il senso di colpa sofferto dai poveri. Nel 2021 il ristorante sarà politico, o non sarà».

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