I mesi della gravidanzaLe regole per diventare mamma in modo sereno

La maternità non è una cosa innata, ma un percorso che si impara ogni giorno. Eva Riccobono racconta la sua esperienza in “Mammitudine” (Rizzoli), un diario pensato per condividere emozioni, dubbi e gioie. E far sì che chi lo legge non si senta sola

immagine di Matteo Ceccarini

La gravidanza non è una passeggiata e alla fine si arriva sempre impreparate alla nascita di un figlio: tutte le donne, che lo ammettano o no, quando si trovano da sole per la prima volta con il loro bambino pensano: “E mo’ che faccio? Come gestisco questa situazione?”. Fortunatamente però si hanno otto mesi circa di preavviso per prepararsi, studiare, ascoltare pareri e decidere di ignorarli. Mesi in cui il corpo cambia e comincia a farci capire cosa vuol dire prendersi cura al 100% di qualcun altro.

In entrambe le mie gravidanze il primo trimestre è stato quello più difficile da punto di vista fisico, a tratti addirittura invalidante. Fin dall’inizio la gravidanza ti mette di fronte a una grande verità: devi farti aiutare, non puoi fare tutto da sola o, meglio, potresti, ma non è saggio. Hai bisogno di qualcuno che ti stia accanto, ti aiuti quando non riesci a combinare nulla e non ti faccia sentire sola.

Dal quarto mese invece è cominciato un cambiamento fisico e dello spirito che ho vissuto come bellissimo. La pelle è diventata luminosa e liscia come non lo era mai stata, l’umore è migliorato, il corpo è cambiato, diventando più femminile e allargandosi nei punti giusti, seguendo un’ideale di fertilità e grazia naturali. Tra questi cambiamenti – se, come me, Madre Natura ti ha provvisto di una seconda scarsa – quello più visibile e apprezzabile nei primi mesi (soprattutto dai compagni…) è il seno, che diventa più voluminoso e sodo.

In questi mesi è importante prendersi cura del proprio corpo, sentirlo cambiare e dedicarcisi con attenzione. Non che prima fosse bene maltrattarlo e ignorarlo, ma durante la gravidanza è al servizio di una creatura che sta per nascere ed è bandito qualsiasi egoismo.

Fino a cinque mesi di gestazione tuo figlio non ti darà nessun cenno di vita. È normale, non impazzire cercando segni di movimento a tre mesi e facendo toccare a tutti la pancia: se senti qualcosa – devo essere onesta – è solo aria nell’intestino. Nonostante questo, il tuo bambino è lì e devi prepararti ad accoglierlo, offrendogli una casa ospitale. Non perché ci siano grandi rischi, ma per entrare fin da subito in sintonia con lui, stando attenta alle sue necessità.

Prima regola: seguire i consigli del medico, senza inventarsi problemi quando non ci sono (ti vedo che pulisci le verdure con l’Amuchina anche se non serve o che bandisci il cioccolato senza alcuna ragione). Non cercare sintomi, diete o consigli su Internet. Fidati del tuo ginecologo e delle reazioni del tuo corpo.

Seconda regola: ricordati che tutto quello che fa bene alla mamma fa bene al bambino. Prenditi cura di te stessa, mangia sano, fatti fare dei massaggi, compra le creme e i prodotti che preferisci, concediti qualche coccola e guardati con amore. Sei una gran figa, perché stai creando la vita!Concediti il tempo e le attenzioni necessarie per farlo al meglio.

Terza regola: non prenderla sottogamba e non aver paura di cambiare. Entra in contatto con te stessa, ascolta il tuo corpo e il bambino che lo abita. E goditi questo stato di grazia un po’ magico.

Quarta regola: fidati di te stessa, del tuo istinto e non farti trascinare verso cose che non senti adatte. Tuo marito insiste che non succede nulla se fai questo o quell’altro? La tua migliore amica ti chiede se non sei preoccupata a mangiare quello o a fare quell’altro? Ignorali, fuori dalle certezze mediche l’unico oracolo sei tu.

A mio avviso, queste regole sono preziose, possono sembrare scontate ma non lo sono affatto, serve impegno, dedizione e coraggio e ogni giorno si impara qualcosa di nuovo. Io ci ho messo un po’ a capire che questo era il modo giusto, per me, di vivere la gravidanza, ma poi mi ci sono sentita a mio agio ed è stato un percorso bellissimo.

~ A me è andata così

Una notte ho fatto un sogno che racconta bene come mi sentivo durante la mia prima gravidanza: un misto di paura, gioia, serenità e a volte anche frustrazione che proviamo tutte e che è assolutamente normale.
Il sogno inizia con una sensazione spiacevole, che spesso mi accompagnava, quella della frustrazione. Come già ho raccontato, i lavori che avevo ottenuto dopo il Festival di Venezia erano sfumati e a tratti mi sentivo bloccata, limitata dalla gravidanza. Nel sogno compare una mia amica attrice, che comincia a raccontarmi di tutti i suoi lavori, di tutte le esperienze entusiasmanti e avventurose che sta vivendo. Io all’inizio la guardo con invidia, poi dopo poco mi sento pervadere da una beatitudine strana, una calma quasi magica, che mi viene da dentro, dalla pancia. A quel punto, lei mi chiede, vedendo la mia espressione serena: «E tu, tu cosa stai facendo?». «Io sto creando». Le rispondo con un sorriso, ma lei non capisce, allora mi tocco la pancia e lei mi guarda con meraviglia, ammirata.

Ti ho raccontato questo sogno, fin troppo didascalico, perché quello è poi diventato il mio motto per i mesi successivi, quando mi prendeva lo sconforto o mi sentivo criticata per le mie scelte: “Io stavo creando”. Questo non vuol dire che mi sentissi superiore agli altri perché ero incinta e stavo per diventare mamma, ma nemmeno inferiore. Diventare genitori è una scelta, come tutte le scelte porta a delle rinunce, ma non per questo dobbiamo sentirci frustrate. Anzi, dobbiamo essere orgogliose dei sacrifici che facciamo, per un atto così importante.

da “Mammitudine. Non sono nata mamma, lo sono diventata”, di Eva Riccobono, Rizzoli, 2021, pagine 144, euro 19,90

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