Nel mondo esiste un patrimonio da valorizzare: l’esperienza di milioni di agricoltori che con tenacia proseguono la tradizione millenaria dei loro avi. Dalla terra alla terra, con l’obiettivo di affermare il ruolo dell’agricoltura familiare e diffondere la cultura dei Farmer’s Market in tutto il mondo.
Con questo spirito è nata la prima Coalizione Mondiale dei Farmers Markets, che parte dall’Italia e taglia i confini del pianeta attraverso la cultura di un cibo contadino, locale e di qualità.
Un cibo che diventa strumento sociale e di dialogo oltre che mezzo potente di comunicazione per la lotta allo spreco, il rispetto dell’ambiente, la difesa della biodiversità e tanti altri temi di interesse universale.
Un nuovo modello agroalimentare
Oggi il modello globalizzato per la distribuzione degli alimenti determina che prima di raggiungere i suoi consumatori finali, il cibo percorra grandi distanze. I dati mostrano che tra il 1990/1991 e il 2017 il valore del commercio alimentare globale è aumentato da 315 miliardi di dollari a circa 1,5 trilioni di dollari (OMC, 2018). A livello globale, la quota del cibo prodotto per i mercati internazionali rappresenta circa il 20-25% e i paesi a basso e medio reddito rappresentano quasi un terzo di questo commercio alimentare (Dati FAO, 2018).
Un nuovo modello però sta prendendo piede. Un modello che realizza un ponte ideale tra tradizione e modernità e che crea la possibilità per gli agricoltori di vendere direttamente al consumatore finale i prodotti della terra. È un modello che fa leva sulla prossimità e che si lega fortemente al territorio di appartenenza.
La coalizione dei Farmers Markets
Ci sono dei Paesi all’avanguardia, dove le associazioni degli agricoltori hanno iniziato un dialogo che ha portato in questi mesi alla nascita della Coalizione Mondiale di Farmers Markets.
Tra i promotori della coalizione, insieme all’Italia ci sono già Usa, Norvegia, Australia, Danimarca, Giappone, Georgia, Canada, Cile, Australia, Uganda, Brasile, Ghana, Sudafrica, Georgia, Inghilterra, Colombia, Bolivia, Irlanda, Slovenia. Altri hanno già dichiarato il loro interesse ad aderire, a sottolineare l’importanza di un movimento in rapida crescita. Supportata dalla FAO, si candida come progetto di food coalition, la coalizione sarà uno strumento per la diffusione del fenomeno dei farmers markets nel mondo con particolare interesse ai paesi in via di sviluppo, accompagnando i governi verso l’emanazione di norme lungimiranti e le associazioni locali degli agricoltori nello sviluppo di procedure e buone pratiche da replicare nella costituzione di reti come quella di Campagna Amica in Italia, della Farmers Market Coalition negli USA o in Canada. Ciò si traduce in assistenza tecnica, legale, nella comunicazione, nella documentazione generale, nella formazione di managers di farmers market e di agricoltori.
Il modello Campagna Amica
L’Italia è un Paese all’avanguardia grazie alla rete dei mercati di Campagna Amica che oggi conta più di mille mercati di vendita diretta dei quali 50 coperti nei principali centri urbani. Mercati che generano un fatturato di circa 4 miliardi l’anno e che sempre più sono diventati loghi non solo di spesa consapevole, ma anche si aggregazione, scambio e socializzazione tra cittadini. Campagna Amica è la principale rete di vendita diretta sotto lo stesso marchio che ospita più di 10.000 aziende molte delle quali familiari. Questi imprenditori, custodi di biodiversità, spesso attenti al sociale, ospitando in azienda soggetti fragili, pronti all’accoglienza negli agriturismi e a insegnare ai bambini nelle fattorie didattiche, sono l’anima dell’agricoltura italiana. Tutto questo è frutto della normativa italiana in vigore dal 2001 che premia la multifunzionalità dell’agricoltura.