Dopo luglio col segno meno, anche agosto fa registrare un calo degli occupati. In base agli ultimi dati Istat, nel mese clou della stagione turistica si contavano 80mila occupati in meno. Soprattutto tra le donne e i giovani. E soprattutto tra i contratti a termine, che continuano a essere i più colpiti dalla crisi Covid, nonostante lo sblocco parziale dei licenziamenti dopo il 30 giugno.
Su 80mila occupati in meno, 64mila sono donne e solo 11mila gli uomini. La flessione dell’occupazione non si accompagna però a una crescita della disoccupazione, cioè di coloro che cercano un lavoro, che invece diminuiscono. Quanto piuttosto a una risalita degli inattivi, quelli che un lavoro non ce l’hanno e non lo cercano, che aumentano quasi interamente nella componente femminile. Tra le donne, gli inattivi crescono di 58mila unità su un totale di +64mila. E la lieve diminuzione del numero di persone in cerca di lavoro (-0,2%, pari a -4mila unità rispetto a luglio) si concentra solo tra gli uomini.
Le cifre possono essere in parte spiegate con le dinamiche di mercato tipiche di agosto, che potrebbero aver portato a rimandare la ricerca di un lavoro. Ma mostrano anche gli strascichi della cosiddetta she-cession legata al Covid, ovvero la recessione femminile provocata dalla pandemia.
Recessione che – tra cassa integrazione e blocco dei licenziamenti – continua a colpire i contratti a termine, a loro volta concentrati tra le donne e i più giovani.
Nonostante infatti da luglio il governo abbia avviato lo sblocco, seppur parziale, dei licenziamenti, a crollare non sono i contratti a tempo indeterminato, ma quelli a termine. Lo tsunami occupazionale che si temeva per il momento non si vede. Ma l’emorragia occupazionale continua a riversarsi sui contratti più precari, concentrati nel commercio e nei servizi, tra i settori più in sofferenza. Su 80mila occupati in meno, mancano all’appello 62mila rapporti a tempo determinato, a fronte di 13mila rapporti stabili e 4mila autonomi in meno.
Ad agosto gli occupati diminuiscono in tutte le classi d’età, ma soprattutto tra gli under 35 (-38mila). La fascia d’età in cui il tasso di occupazione cala maggiormente (-0,4%) è quella 25-34 anni, tra i quali cresce il tasso di inattività dello 0,4%. Soffrono anche i 35-49enni, tra i quali gli occupati diminuiscono di 29mila unità e che in un solo anno perdono 134mila posti di lavoro.
Under 35 e donne si confermano «le due fasce deboli del mercato del lavoro italiano che continuano a essere esposte all’instabilità della congiuntura. Politiche attive (vere) cercasi», scrive il direttore della Fondazione Adapt Francesco Seghezzi su Twitter.
Numeri positivi invece, nel confronto annuale, tra gli under 35, che fanno registrare un aumento dell’occupazione di 172mila unità. Così come tra gli over 50, dove si registrano 125mila posti di lavoro in più rispetto ad agosto 2020. Anche al netto della componente demografica, l’occupazione cresce di più tra i giovani fino a 34 anni con un +4,2%.
Il tasso di occupazione ad agosto scende al 58,1% (-0,2 punti). Ma il numero di occupati è superiore a quello dello stesso mese del 2020 dello 0,7% (+162mila unità). Confrontando il trimestre giugno-agosto 2021 con il precedente (marzo-maggio), il livello dell’occupazione è più elevato dell’1,1%, con un aumento di 241mila unità.
Rispetto ad agosto 2020, diminuisce sia il numero di persone in cerca di lavoro (-7,2%, pari a -180mila unità) sia quello degli inattivi tra i 15 e i 64 anni (-1,7%, pari a -230mila), che era aumentato di gran lunga all’inizio dell’emergenza sanitaria. E rispetto a gennaio 2021, si vede saldo positivo di oltre 430mila occupati, con i dipendenti cresciuti di 420mila unità, mentre al contrario gli autonomi sono ancora 131mila in meno.
Ma la strada per recuperare i livelli pre-pandemia (febbraio 2020) è ancora lunga: il numero di occupati è inferiore di oltre 390mila unità, il tasso di occupazione e quello di disoccupazione sono più bassi di 0,6 e 0,4 punti, mentre il tasso di inattività è superiore di 1 punto.