Forze del beneI gesti semplici degli eroi (quelli veri)

In una società a corto di buoni esempi, diventa importante chi riesce a prendersi cura degli altri, in modo spassionato ma consapevole. È il senso del testo malinconico di Mattia Torre, dalla raccolta pubblicata da Mondadori

di Esteban Lopez, da Unsplash

All’inizio era il papà l’eroe, qualsiasi cosa facesse; bastava un parcheggio fatto bene e questo già confermava il suo status, bastava che riparasse un tavolino, o spesso anche solo che finisse un enorme piatto di pasta. La mamma, che invece si faceva in quattro veramente, era comunque un’eroina per essere stata scelta dal papà-eroe.

Poi sono arrivati i supereroi. Combattevano contro non meglio precisate forze del male che venivano ostinatamente a distruggere città e a fare casino con l’ordine costituito. I supereroi davano pugni, lanciavano razzi, vincevano, e la cosa finiva lì.

Scendendo un bel po’ nella scala dell’eroismo, c’erano poi gli eroi di quartiere, quello che quando si andava a giocare a pallone faceva una tripletta e la sera offriva la pizza a tutti e tutti brindavano a lui, poi è arrivata la crisi economica e l’eroe è diventato il titolare della pizzeria, che teneva aperta un’attività, diceva lui, “in un paese impossibile” e “contro tutto e tutti” e tutti brindavano pure a lui.

Seguendo questo ragionamento piano piano sono diventati eroi tutti i cittadini – per cui molti brindisi – per il fatto di resistere a forze invisibili e sempre più minacciose: la burocrazia, l’ingiustizia e la corruzione, la cattiva politica. Era tutto vero, ma questo sentimento di resistenza è finito per diventare una gigantesca lamentela collettiva, fatta di borbottii, imprecazioni a mezza voce, e poco altro. E questo non sempre comunicava un senso di eroismo.

C’erano gli eroi di giornata, che avevano compiuto un atto eroico, si era parlato tantissimo di loro per giorni, e poi lentamente erano stati messi in secondo piano e infine dimenticati, e allora dopo un po’ avevano provato loro a ricordare a tutti di quell’incredibile impresa, ma era già stata consumata e la gente al riguardo iniziava a essere pure scortese: c’hai rotto ’r cazzo con la storia del discount.

Gli eroi in realtà sono invisibili e silenziosi… l’imprenditore che mantiene la calma con Equitalia… e sempre in tema di Equitalia, l’incolpevole sportellista che assorbe rabbia e odio ogni giorno… Il bambino che prende aria, stringe i denti ed entra in classe il primo giorno di prima elementare… E l’insegnante sottopagata, brava, che continua a dare il massimo, e ci mette l’anima, giorno dopo giorno…

Perché gli eroi oggi sono soprattutto quelli che si prendono cura degli altri… in una società dove tendenzialmente degli altri non frega più a nessuno.

Un uomo da Tripoli guarda il Mediterraneo, ha accanto la sua famiglia. Guarda il mare senza espressione, cercando di dare fondo a tutte le sue risorse ed essere forte. Seguendo il suo sguardo, a molti chilometri di distanza e di paura, donne e uomini guardano il mare, in attesa di soccorrerli e occuparsi di loro.

E allora oggi vogliamo chiudere il pezzo con delle parole semplicissime che vengono dall’apostolo Matteo.

… sono le opere di misericordia richieste da Gesù per trovare il perdono (ed entrare nel suo regno):

Dar da mangiare agli affamati / Dar da bere agli assetati/Vestire gli ignudi/Alloggiare i pellegrini/Visitare gli infermi / Visitare i carcerati / Seppellire i morti…

… dal Vangelo secondo Matteo, 25.

Queste erano le opere richieste da Gesù, corrispondono alla fine del programma e della mia carriera artistica, ma ci piaceva chiudere così.

da “A questo poi ci pensiamo”, di Mattia Torre, Mondadori, 2021, pagine 180, euro 17

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