Contrario ai tamponi gratis e convinto che la linea del governo sul Green Pass sia quella giusta, il ministro della Cultura Dario Franceschini, intervenuto ieri al Salone del Libro, dove è stato intervistato dal direttore della Stampa Massimo Giannini, apre alla possibilità di un dialogo su eventuali modifiche al certificato verde soltanto «con chi vuole discutere».
«Quando potremo toglierci la mascherina o quando non ci sarà più bisogno del Green Pass si deciderà in base all’andamento della pandemia. Quello che stiamo verificando è che ha funzionato. Sembrava difficile, rischioso, ma ha funzionato quindi Green Pass e mascherina sono le condizioni per tornare alla normalità», dice il ministro.
Mentre monta la protesta di intere categorie, dai portuali di Trieste e di Genova alla filiera dell’autotrasporto, c’è il pericolo che l’Italia rimanga paralizzata nella giornata in cui entrano in vigore le nuove norme sull’estensione del Green Pass a tutti i lavoratori. «C’è una parte di opinione pubblica largamente minoritaria che vive di paure, si fa condizionare dalle notizie che circolano sul web assolutamente prive di fondamento», ammette Franceschini. «Fatico a capire questa reazione perché in Italia ci sono più di dieci vaccini obbligatori. Li facciamo ai nostri figli, nessuno ha mai protestato. Magari sono anche vaccini per malattie meno rischiose rispetto al Covid, quindi ci troviamo di fronte a comportamenti un po’ irrazionali. Detto questo, un conto è quando si parla di un sentimento di una parte dell’opinione pubblica e un conto è quando viene strumentalizzato politicamente mescolando cose che non c’entrano nulla. Che cosa c’entrano sul sì o il no al vaccino con la destra e la sinistra? È veramente una forzatura. C’è chi vuole cavalcare e strumentalizzare le paure come è capitato spesso. Questo è orripilante».
Ma «la linea tracciata non si cambia, sta producendo i risultati», ribadisce il ministro come già ha fatto il presidente del Consiglio Mario Draghi. «L’introduzione del primo Green Pass ha fatto aumentare i vaccini. Dal 15 ottobre se aumenteranno i luoghi in cui il certificato sarà necessario, aumenteranno ancora di più le persone che vinceranno la paura e si vaccineranno. È la strada giusta, non vedo il motivo di cambiarla».
E se le proteste paralizzeranno l’Italia? «Credo che ci sia una grande enfatizzazione preventiva di questi meccanismi», risponde. «In fondo anche i fatti terribili di Roma riguardavano alcune centinaia di persone, non i grandi numeri dell’opinione pubblica. Vedremo e affronteremo con buonsenso, ridiscutendo con quelli che accettano di discutere, spiegando i problemi e non strumentalizzandoli ai fini del consenso».
E a chi, come Beppe Grillo, chiede il tampone gratis per chi non vuole vaccinarsi, risponde: «La mia opinione – che non rappresenta né quella del governo nella sua interezza né quella del partito perché non ho il titolo per farlo – è che il tampone gratuito sia un disincentivo a vaccinarsi e che quindi sia giusta la strada che abbiamo deciso».
Sulle proteste violente di sabato scorso, spiega che «i manifestanti sono stati strumentalizzati da alcune centinaia di persone. Poi di sicuro il sentimento contro i vaccini è più vasto nel Paese ma non c’entra con le adesioni a Forza Nuova. Certo, nel nostro Paese il rischio di un ritorno del fascismo, in forme diverse, c’è sempre stato, quindi è bene vigilare e mai sottovalutare».
Ma Franceschini sembra guardare con ottimismo al percorso della destra italiana verso «una destra europea e normale». Certo, dice, «ci vuole un percorso ancora lungo da compiere ma vedo delle tracce che vanno in quella direzione. Penso anche che l’esperienza del governo Draghi abbia messo in moto dei meccanismi di riflessione in particolare nella Lega».