L’ultima canzoneIl culto del singolo e il lungo declino del rock

Sono tante le ragioni tirate in ballo per spiegare la crisi di uno dei generi più amati e rappresentativi del XX secolo. Una di queste, ricorda il Financial Times, è l’emergere del solista rispetto alla band. Ed è un fenomeno che va oltre i confini della musica

AP Photo/David Richard

Sono anni che si parla di morte del rock. Secondo un report Nielsen, già nel 2017 era stato sorpassato negli Stati Uniti da hip-hop e R&B. Su Spotify nel 2021, fa notare Janan Ganesh sul Financial Times, gli artisti più ascoltati sono solisti e, per la maggior parte senza chitarra. Il pubblico è sempre meno giovane e, a ben guardare, sembra difficile che la colonna sonora delle nuove generazioni sia la stessa dei loro genitori e, in certi casi, dei loro nonni. Il rock c’è ancora, ogni tanto si rialza, ma sembra condannato al declino – a meno che qualcosa, in futuro, non cambi.

Quando si guarda alle cause, la situazione si fa ancora più complicata. C’è chi punta il dito sulla mancanza di innovazione, sul fatto che le figure nuove siano ripetizione più o meno stanca delle vecchie (e che i Måneskin non siano i nuovi Rolling Stones – anche perché quelli vecchi sono ancora in forma). Altri mettono in luce le barriere economiche di ingresso: comprare una chitarra, una batteria, e tutti gli attrezzi per mettersi in garage a fare musica non è semplice e forse non è un caso che hip hop e trap siano basi musicali preregistrate e voce. Cioè poco più del minimo indispensabile.

Secondo il Financial Times, però, la questione è più ampia e abbraccia, se si può dire, l’intera modernità. Dal calcio alla politica e passando per lo star system, il dato è che prevale il singolo e non la squadra. Nello sport conta l’impresa dell’atleta: Cristiano Ronaldo, per capirsi, ha più follower di Manchester United, Juventus e Real Madrid messi insieme. Nella politica si impone, almeno a livello comunicativo, la figura del leader – che sia Donald Trump, o Matteo Salvini, o Emmanuel Macron – sull’insieme del partito. Nella musica, ecco i cantanti solisti, accompagnati da collaboratori occasionali che suonano con loro per una canzone o per un album. L’idea di band, insomma, non funziona più. E il rock di conseguenza.

A condannare il genere musicale che ha segnato la seconda metà del ’900 è lo spirito del tempo. Le mode passano, il gusto cambia, nuove cose arrivano che prendono il posto di quelle vecchie. Le cause possono essere molteplici, inestricabili e spesso mai abbastanza chiare. Quello che è chiaro è che, prima o poi, vale per ogni cosa: la storia della musica è un susseguirsi di stili nuovi che soppiantano quelli precedenti, o li riducono a una nicchia. Vale anche per la politica. E forse verrà un tempo in cui, come ora si sogna la rinascita del rock, forse si rimpiangeranno i partiti personali (si spera non i sovranismi).

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