Una situazione pandemica critica, un lockdown completo, proteste di massa per l’obbligo vaccinale e ora anche una crisi di governo: sono giorni turbolenti in Austria, dove l’ex Cancelliere Sebastian Kurz ha annunciato il ritiro dalla politica e quello attuale, Alexander Schallenberg, si è dimesso subito dopo. Il futuro politico del Paese è affidato a Karl Nehammer, che dal ministero dell’Interno passa alla Cancelleria. «Un compito difficile, che non vedo l’ora di svolgere», sono state le sue prime parole.
Secondo molte analisi sulla stampa nazionale, il Partito popolare austriaco (Övp) avrebbe dovuto anticipare il taglio netto con la leadership di Kurz, la cui immagine è stata irrimediabilmente compromessa dall’indagine per appropriazione indebita, corruzione e traffico di influenza che lo ha spinto a rassegnare le dimissioni da Cancelliere lo scorso ottobre.
Concorda con questa lettura Thomas Seifert, vice-direttore alla Wiener Zeitung, il più antico quotidiano d’Austria e probabilmente del mondo. «Immaginate di portare a un matrimonio l’ospite perfetto, elegante nei modi e vestito in modo impeccabile, che affascina tutti i presenti. A metà della cerimonia però, comincia a infastidire la sposa…», racconta a Linkiesta, per spiegare l’imbarazzo del Partito popolare nei confronti dello scandalo che ha coinvolto Kurz, considerato per anni l’enfant prodige della politica europea. «Ha avuto un successo straordinario, trascinando il partito anche nelle votazioni locali. Ma in Austria gli elettori sono più severi dei giudici: se anche risultasse innocente, ritengo impossibile che torni in politica».
Secondo Seifert, l’indagine penale non è comunque l’unica ragione del declino politico dell’ex Cancelliere, che ha portato con sé anche un’Övp in netto calo nei sondaggi. «Senza il Covid19 avrebbe potuto governare l’Austria con il pilota automatico: siamo un Paese piccolo e ricco, non ci sono grosse tensioni sociali e l’unica grande città, Vienna, è organizzata in modo efficiente». Ma la gestione della pandemia ha incrinato la fiducia pubblica in Kurz: in molti hanno cominciato a dubitare delle sue reali capacità amministrative a partire dall’affare dell’acquisto del vaccino russo Sputnik, spiega Seifert. «La retorica da mago continuava, ma dal cilindro non uscivano più conigli».
Ora però Kurz è il passato: «Tabula rasa» sintetizza Kurier, per descrivere il terremoto nel centrodestra austriaco, da cui sono stati allontanati gli esponenti coinvolti, anche marginalmente, nello scandalo giudiziario. L’analisi dell’altro giornale viennese si sofferma sulle ragioni profonde del grande rimpasto in atto nei quadri dirigenziali dell’Övp: il partito non avrebbe mai gradito del tutto la guida ad interim di Schallenberg, una figura dal profilo basso, scelta da Kurz a ottobre proprio per garantirsi un possibile ritorno sulla scena dopo aver superato le vicende giudiziarie. Non è un caso se Schattenkanzler, «Cancelliere ombra» è stata votata come la parola dell’anno nel 2021: per molti austriaci Kurz ha tenuto saldamente in mano le redini del governo e del suo partito anche dopo le dimissioni.
«Il Partito popolare austriaco tornerà a essere ciò che è sempre stato: un giocattolo nelle mani dei governatori regionali», scrive invece in un editoriale Die Presse. Il principale quotidiano liberale del Paese, fondato dopo i moti viennesi del 1848, pronostica una Große Koalition all’orizzonte, con una vena di rimpianto per il progetto politico di Kurz, che «era valido per il Paese, ma è crollato come un castello di carte».
Le prospettive del nuovo governo
«Quanto “azzurro” sarà il nuovo governo?», si chiede l’editorialista politico Thomas Hofer sulle pagine di Der Standard, il principale quotidiano progressista del Paese. Il riferimento è al colore con cui è identificato il Partito popolare austriaco, che dopo il secondo avvicendamento alla guida in pochi mesi potrebbero cedere spazio ai Verdi nella coalizione che sorregge l’esecutivo.
«Gli austriaci ne hanno abbastanza di questi cambiamenti continui e vogliono stabilità: soprattutto i meno giovani sono abituati a legislature tranquille e governi molto forti», spiega ancora Thomas Seifert. E nel nuovo panorama politico l’ancora di sicurezza sono i Verdi, che per ragioni diverse a quelle dei popolari non hanno convenienza ad andare al voto prima del termine previsto, nel 2024. «Nonostante le posizioni molto differenti sul tema dell’immigrazione, il loro leader Werner Kogler, che è anche l’attuale vice-Cancelliere, ha fatto capire che l’intesa sarà più facile con Nehammer che con Kurz».
Proprio il nuovo capo del governo viene descritto come un «soldato del partito» dalla Kleine Zeitung, il giornale di riferimento di Stiria, Carinzia e Tirolo orientale: la leadership forte di Kurz, del resto, non ha mai permesso che emergessero profili diversi, secondo la lettura del quotidiano locale. Salzburger Nachrichten, organo di stampa della regione di Salisburgo, sottolinea intanto nel suo punto politico il grande coraggio mostrato da Nehammer nell’accettare l’incarico in un momento così difficile, alla guida del governo «più fragile di sempre».
Gli incastri del nuovo esecutivo sono uno degli aspetti principali per i giornali: nella nuova squadra di Nehammer, l’ex Cancelliere Schallenberg torna agli Esteri, Magnus Brunner (competente ma poco apprezzato dai Verdi, secondo il ritratto di Der Standard) passa da sottosegretario alle Infrastrutture a ministro delle Finanze, mentre Gerhard Karner prende al ministero dell’Interno il posto lasciato dal nuovo Cancelliere.
Sulla stampa austriaca ci sono anche diversi profili di Claudia Plakolm, la nuova segretaria di Stato austriaca: una 26enne rampante a capo della giovanile del Partito Popolare. Figlia di un sindaco dell’Alta Austria, è entrata in Parlamento a soli 22 anni e la rapidità della sua scalata politica ricorda proprio la traiettoria di Sebastian Kurz, il più giovane ministro degli Esteri e capo di governo della storia d’Austria. Chissà che la prossima guida del Paese non sia una Cancelliera.