Il presidente della Repubblica «si elegge con il massimo del consenso. Con la sinistra siamo al governo insieme, parliamone e confrontiamoci. È una cosa positiva per tutti, noi faremo la nostra parte, tutti devono parlare con tutti visto che la prima carica dello Stato rappresenta tutti». Dopo le aperture a un accordo trasversale emerse ad Atreju, Antonio Tajani, coordinatore nazionale di Forza Italia, in un’intervista al Corriere conferma l’ipotesi di un confronto preventivo fra i leader dei partiti per arrivare a un’elezione del prossimo capo dello Stato più condivisa possibile.
Ma, come ammesso anche da Matteo Renzi ad Atreju, il centrodestra questa volta può essere determinante. «I numeri lo dicono, abbiamo tanti parlamentari come anche tanti rappresentanti delle Regioni», afferma Tajani. «E c’è anche un gran numero di parlamentari che non sono iscritti a un partito, ed è la prima volta che un numero così importante di deputati e senatori, chiamiamoli indipendenti, si manifesta nell’elezione del presidente della Repubblica».
E d’accordo con Matteo Salvini, anche Tajani dice che «un presidente di area del centrodestra sarebbe perfetto, ma anche perché ogni presidente si spoglia un attimo dopo l’elezione dell’abito di appartenenza e diventa garante della Repubblica, non ha più la maglia di una squadra ma quella della Nazionale, diventa al di sopra delle parti».
Il coordinatore di Forza Italia pensa, ovviamente, a Silvio Berlusconi: «Ha meriti e record che in pochi possono vantare. È obiettivamente un capitano di industria, un grande uomo di sport che ha vinto tutto, è l’uomo che ha governato più a lungo il nostro Paese, che è stato più votato, l’uomo che ha messo intorno a un tavolo Bush e Putin, l’uomo che più a lungo ha presieduto il Consiglio europeo. E a sinistra non vedo un candidato vero».
Nonostante sia una figura divisiva, secondo Tajani Berlusconi «anche in questi ultimi anni, ha dimostrato di tenere in primo luogo all’interesse nazionale. È quello che ha voluto più di altri Mario Draghi, e in ogni occasione possibile ha messo gli interessi del Paese davanti a quelli del suo partito. Pertini, Saragat, Napolitano, tutti erano di parte, tranne forse Ciampi, Einaudi, prima di diventare figure di garanzia. E non sottovalutiamo il fatto che Berlusconi resta l’ultimo presidente del Consiglio eletto, che ha vinto le elezioni come candidato premier».
Draghi, invece, dovrebbe restare a Palazzo Chigi, spiega. «Per garantire l’unità nazionale in questa fase, non abbiamo ancora sconfitto il Covid, come dicono tutti, dal Financial Times a tanti ambienti internazionali. Sarebbe un eccellente presidente della Repubblica, ma è giusto che continui a guidare l’esecutivo. Sia per le riforme che per il Recovery, che resta un piano molto complesso, e io sono preoccupato perché ancora la macchina dello Stato non è pronta. L’accoppiata Berlusconi-Draghi a livello nazionale e internazionale sarebbe certamente positiva per il Paese».
Ma Tajani dice no a una figura indipendente come Marta Cartabia: «Io credo che il presidente della Repubblica debba essere anche un politico di spessore, che ha preso voti, che ha governato, non ci si può sempre rivolgere ai tecnici, se mettiamo solo tecnici la politica continua ad abdicare al proprio ruolo».