Dionisiaco. Non viene in mente altra definizione che spieghi il fenomeno Silvio Berlusconi. Spiace scomodare Nietzsche, ma solo lo spirito dionisiaco che innerva il Cavaliere lo definisce e aiuta a capire l’eterno spiazzamento della sinistra a fronte della sua ingombrante presenza sulla scena politica.
Dionisiaca la Discesa in Campo. Dionisiaco il suo rapporto con l’universo femminile. Dionisiaco il trionfo non solo delle elezioni del 1994, ma soprattutto nel referendum di pochi mesi dopo.
Nessuno lo ricorda, ma allora l’arma scelta dalla sinistra post comunista di Occhetto, D’Alema e Veltroni per disarmare, impoverendolo, il Cavaliere Nero, fu un incredibile, pazzesco, referendum per impedire la pubblicità, gli spot televisivi all’insegna dello slogan: “Non si interrompe un’emozione!”. Ennesima dimostrazione della incapacità radicata nella gauche di comprendere i momenti basilari della modernità.
Ma c’è dell’altro. Berlusconi è stato ed è dionisiaco, ma anche e sempre più autodistruttivo. E i due estremi si tengono, ovviamente.
È sotto gli occhi di tutti che da più di un decennio Berlusconi si fa del male da solo. Il triste esito della “operazione scoiattolo” per scalare il Quirinale è infatti solo l’ultimo episodio di una lunga serie di azioni autolesioniste iniziate nel lontano 2008.
Allora – questo è un nostro scoop, attenzione – un alto e algido esponente della sinistra, si premurò di allertare i più stretti sodali del Cavaliere sulle prime, inquietanti, risultanze della segretissima inchiesta che la Procura di Milano aveva avviato sulle serate folli di Arcore e sulle qualità morali delle signorine invitate. Avviso irrituale, questo il punto, motivato dal fatto che questo esponente della sinistra intendeva preservare Berlusconi perché cosciente che solo con un accordo con lui si sarebbero potute avviare indispensabili riforme costituzionali.
Prontamente avvertito, Berlusconi alzò le spalle, ignorò l’allarme e continuò imperterrito ad affidare a tipini come Lele Mora, Gianpi Tarantini e Emilio Fede, la mise en scéne dei suoi divertimenti serali e notturni. Masochismo puro. Ma l’auto fustigazione non è stata mai assente dai riti bacchici. Defenestrato dal governo, espulso dal Senato e condannato per frode fiscale, il Nostro espiò assistendo vecchietti grazie ai servizi sociali.
Di nuovo sull’onda grazie al Patto del Nazareno con Matteo Renzi, Berlusconi perse dopo poco la battaglia per il Quirinale, anche per colpa sua (fece un patto con D’Alema alle spalle di Renzi e poi lo comunicò a Renzi stesso), e si rassegnò a una sterile opposizione perdendo buona parte dei suoi deputati con la scissione del “senza quid” Angelino Alfano. Si vendicò da par suo facendo perdere a Matteo Renzi col suo no determinante il referendum sulla riforma costituzionale.
Sembrava la svolta, l’uscita di scena. La vendita del Milan ai cinesi nel 2017 consolidò la certezza che il Nostro aveva deciso di cessare di cercare consenso. Sospiro di sollievo a sinistra e declino inarrestabile, quasi voluto, dei voti a Forza Italia.
Macché. Il folletto dionisiaco fece capolino nel 2018 nell’indimenticabile scenetta di un Berlusconi appoggiato al banco di fronte ai giornalisti, che, all’uscita dalle consultazioni al Quirinale, con le dita enumerò una per una le condizioni del centrodestra per la formazione del governo che Matteo Salvini enunciava al microfono. Un capolavoro mediatico, l’ennesimo.
Poi, l’eclissi. Altri sospiri di sollievo in una sinistra che ha addirittura iniziato a nutrire una calda nostalgia nei suoi confronti. La maggioranza Ursula ha dato l’illusione al Pd, di poter suffragare il proprio misero 20% nei suffragi con un nuovo accrocco tipo Unione, da Forza Italia a Di Maio.
Pronta a riscrivere sempre a suo comodo la storia, nel suo eterno modulo alla 1984 di Orwell, nella narrazione progressista Berlusconi è da due anni contrapposto al selvaggio Salvini come uomo e leader retto e giusto.
Di nuovo, solo apparenza.
Il daimon dionisiaco ha nuovamente attanagliato mente, cuore e corpo del Nostro, quando ha intravisto lo spiraglio per una altra impossibile impresa, pari a tante altrettanto impossibili, ma vinte e stravinte: conquistare il Quirinale.
Terrore, non ingiustificato, a sinistra, ma esito scontato.
Il corteo del sabba dionisiaco verso il Quirinale non prende forma.
Resta infine un sentimento di compassione verso una senescenza sempre più distaccata dalla realtà impietosa.
Dioniso tutto può fare, ma non invecchiare.