Lo scossone del caro energiaDopo il boom, nel 2022 calano i contratti a termine tra giovani e donne

Nel primo mese dell’anno, secondo i dati Istat, l’occupazione resta stabile ma diminuiscono i posti di lavoro femminili e tra gli under 50. Segno meno per la prima volta dopo mesi per i rapporti a termine, che finora hanno trainato la ripresa post Covid. Il tasso di occupati supera i livelli pre-pandemia, ma mancano all’appello 207mila lavoratori: è l’effetto dell’invecchiamento della popolazione sul mercato

(Unsplash)

Il mercato del lavoro italiano si irrigidisce e reagisce alle difficoltà legate all’inflazione e al caro energia, che ha portato molte imprese a ridurre i ritmi di produzione. Dopo una ripresa post Covid trainata dal boom dei contratti a termine, a gennaio 2022 sono proprio questi che calano: secondo gli ultimi dati Istat, nel primo mese dell’anno se ne contano 32mila in meno. È la prima contrazione dopo mesi di crescita dei rapporti a tempo determinato. Mentre i contratti stabili salgono di 24mila unità. E gli autonomi non registrano nessuna variazione.

Non è un caso che a pagarne le conseguenze siano soprattutto donne e giovani, dove si concentrano i contratti a tempo determinato. Nel primo mese del 2022, l’occupazione complessiva resta stabile (-7mila unità), ma tra le donne si contano 77mila occupate in meno in un solo mese, con un aumento delle disoccupate (+4mila) e – cosa più preoccupante – un rimbalzo di 74mila inattive in più, ovvero quelle che un lavoro non ce l’hanno e non lo cercano. L’occupazione cresce invece tra gli uomini di 69mila unità, con 55mila disoccupati in meno.

Segno meno all’inizio dell’anno anche nella fascia 25-34 anni, quella di ingresso nel mercato del lavoro, dove si contano 48mila occupati in meno e 63mila inattivi in più. Anche tra i 35-49enni si perdono 49mila posti di lavoro, mentre gli inattivi salgono di 24mila unità. Crescono, di pochissimo (+5mila), i giovani occupati fino a 24 anni. Ma il rimbalzo si registra soprattutto tra gli over 50, con 85mila occupati in più.

Ma va considerato anche l’effetto dell’invecchiamento della popolazione in età da lavoro. Al netto della componente demografica, infatti, gli occupati crescono del 9,3% tra gli under 35 e del 2,9% tra i 35-49enni. Mentre tra gli over 50 si registra un aumento del 3,2%. E infatti, nonostante il tasso di occupazione sia stabile al 59,2%, a livelli anche di poco superiori a quelli di febbraio 2020 (prima della pandemia), mancano all’appello ben 207mila occupati.

E questo nonostante nel trimestre il livello di occupazione sia più elevato dello 0,5% rispetto a quello precedente, corrispondente a 120mila occupati in più. Con il numero di occupati a gennaio 2022 superiore del 3,3% (+729mila unità) rispetto a quello di gennaio 2021.

Se si osserva il mercato degli ultimi 12 mesi, si evidenzia che i contratti a tempo indeterminato stanno crescendo più di quelli a termine: +402mila contro +312mila. Se questo numero va letto come sintomo di una ripresa delle assunzioni, va anche considerato il nuovo metodo di calcolo dell’Istat che considera non occupati i cassintegrati oltre i tre mesi. L’uscita dalla cassa integrazione potrebbe aver contribuito quindi alle cifre totali.

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