Il rito spezzatoL’invasione russa ha trasformato la Pasqua ortodossa in una Via Crucis di morte e dolore

La ricorrenza quest’anno cade il 24 aprile, ma un popolo sotto assedio è ancora fermo al 24 febbraio. Per tradizione si cucina un dolce tipico e si colorano le uova, che poi saranno benedette nella notte. Ora non c’è niente di tutto questo: solo fughe disperate e posti di blocco, nella speranza di una resurrezione

AP Photo/Alexei Alexandrov

Nella tradizione cristiana ortodossa, prevalente nei territori ucraini, il santo giorno di Pasqua quest’anno cade il 24 di aprile, ma in Ucraina il calendario segna ancora il 24 di febbraio.

Sono passati due mesi dall’inizio dell’aggressione su larga scala della Russia all’Ucraina. Due mesi che, giorno dopo giorno, sono stati tutti uguali, passati da sfollati dalle proprie case, con le notizie dal fronte e dai posti di occupazione russa sui parenti e sugli amici morti o dispersi, o rifugiati nelle città circondate senza la possibilità di evacuare o di condurre un’esistenza dignitosa.

La vita si spezza, il ciclo della natura si spezza, mentre la ragazza di diciassette anni Maria Vdovychenko nello scantinato a Mariupol’, dopo 12 giorni senza cibo e senza acqua, prega Dio di morire insieme con tutta la famiglia, e di morire di colpo, per non vedere gli altri soffrire e non poter fare niente. La famiglia di Maria si salva da Mariupol’ assediata grazie a una macchina semidistrutta, sotto le bombe, vanno oltre le città occupate nella regione di Donets’k, oltre le umiliazioni a ogni posto di blocco, oltre la mancanza di cibo che non veniva distribuito ai civili, ma venduto nei mercati con i prezzi altissimi in rubli, oltre i campi di “filtrazione”, dove li hanno spogliati alla ricerca di tatuaggi, hanno controllato i loro cellulari e chiesto cosa pensano del governo nazista ucraino, mentre tra di loro ridacchiavano sull’aver perso il conto di quanti civili hanno giustiziato.

Da Berdians’k a Zaporizzhia passano 27 posti di blocco per arrivare finalmente al territorio sotto il controllo ucraino. Ora si trovano a Leopoli, assistiti dai medici, il padre ha perso la vista per una manganellata alla testa in uno dei posti di blocco, la madre è rimasta immobile per lo stress, come concausa della polineuropatia, della quale soffre da 6 anni.

Sarà questa la Via Crucis? Nello scantinato, Maria pensava al senso cristiano della sofferenza e che questa dovrebbe servire a qualcosa, ma nelle sue parole, come nelle parole di tanti altri ucraini che hanno vissuto l’occupazione russa, prevale la stessa domanda: Perché?

Questa è la settimana santa ed è la settimana più importante nel calendario delle feste religiose ucraine. Le tradizioni pasquali, forse connesse anche all’importante avvio della semina, sono sopravvissute anche al periodo dell’ateismo sovietico. Mentre il valore della festa di Natale è stato sfumato dal simbolismo della notte di capodanno, il valore di Pasqua nelle tradizioni della famiglia è rimasto piuttosto solido.

Si inizia con il giovedì di purificazione, quando si fa un bagno nel fiume o ormai nella vasca in casa, si pulisce la casa, si indossa la biancheria nuova e si prepara il pan santo. Il pan santo pasquale ucraino, la “pasca”, non ha la forma di colomba, ha piuttosto la forma di un panettone e si prepara rigorosamente in casa. Se ne sfornano più di uno, per poi regalarlo ai parenti. Il venerdì della Passione si abbassa la musica e la tv in casa, si pensa alle sofferenze di Cristo, si rispetta il digiuno. Il sabato rosso, come il sangue di Cristo, si colorano le uova. Il metodo più diffuso è usare il guscio dorato della cipolla, facendone un infuso con l’acqua bollente e aceto. Oltre alle uova monocolore, si preparano le “pysanky”, le uova decorate con la tecnica di cera. Anche loro vengono regalate insieme al pan santo.

La domenica ci si sveglia presto, con il buio, alle tre di notte per andare in chiesa e far benedire il cestino pieno di pietanze: il pansanto, le uova colorate e decorate, la carne, perché prima c’era la quaresima e non la si poteva mangiare. I più devoti vanno in chiesa ancora la sera per seguire la messa di notte. Poi si torna a casa, si fa la colazione con le pietanze benedette. Prima si mangia la “pasca”, poi segue la battaglia delle uova: ognuno ne prende uno e cerca di rompere quello dell’avversario. Vince chi rimane con in mano l’uovo meno danneggiato. La settimana dopo di Pasqua inizia la settimana dei morti, quando gli ucraini ortodossi si recano ai cimiteri per la messa di commemorazione e per condividere con i loro morti il pan santo e le uova, che si lasciano alle tombe.

La vita si spezza, il ciclo della natura si spezza, mentre la Via Crucis passa per i posti di blocco russi, la parola battaglia, il colore rosso, la crocifissione assumono altri significati, quelli concreti, quelli condivisi da un popolo intero. L’arcivescovo ortodosso ucraino Epafanij I cerca di dare il conforto ai suoi fedeli con i simboli del trionfo della vita sulla morte, mentre nella realtà c’è in corso un attacco russo spietato verso il Donbas ucraino e mentre in Russia, altrettanto ortodossa, si sforna il pan santo con la Z ricoperta di glassa. E mentre si cerca una via di resurrezione in un’Ucraina che sembra il cimitero infinito di Irpin’, i sopravvissuti continuano a chiedere: perché?