«Elle coche toutes les cases». La sintesi ricorrente dei media francesi sul motivo che ha spinto Emmanuel Macron a scegliere Élisabeth Borne come prima ministra del suo nuovo mandato è probabilmente questa: spunta tutte le caselle richieste dal presidente. Borne, 61 anni, è una figura molto importante in macronia: ministra delle Infrastrutture tra il 2017 e il 2019, poi un breve passaggio all’Ecologia prima di approdare al Lavoro.
La prima casella è quella della lealtà: mai una parola fuori posto o una polemica contro la politica del governo. Borne è inoltre diligente, seria, competente in molteplici campi: una tecnocrate che conosce a memoria la macchina dello Stato, avendo lavorato nell’amministrazione, nei gabinetti ministeriali ed essendo stata prefetta.
Si tratta della seconda casella, accompagnata da una terza: la sua sensibilità di sinistra, particolarmente utile al presidente per riequilibrare la sua offerta politica di fronte a un avversario, Jean-Luc Mélenchon, che è stato capace di riunire tutta la galassia della gauche in un’alleanza che promette di essere piuttosto competitiva alle elezioni legislative del 12 e 19 giugno.
«Oggi conosciamo il nome del mio predecessore», ha detto il leader della France insoumise, ribadendo ancora una volta la sua intenzione di conquistare la maggioranza in Parlamento. Borne dovrà immediatamente affrontare questo dossier, perché con la nomina di ieri diventa la principale responsabile della campagna elettorale in corso, e non soltanto di quella che sta conducendo la maggioranza presidenziale: la prima ministra è essa stessa candidata (per la prima volta nella sua carriera), nel collegio del Calvados, in Normandia.
La quarta casella, particolarmente rilevante e tra i principali motivi della nomina, è il genere: Borne è la seconda donna a rivestire la funzione dopo Édith Cresson, prima ministra di François Mitterrand tra il 1991 e il 1992, un tratto molto apprezzato dall’elettorato che, al 74% secondo l’istituto Ifop, desiderava una donna all’Hotel de Matignon. Di certo la sua nuova inquilina non è un’agitatrice di folle né una personalità abituata alle campagne elettorali, ma questa capacità non rientrava nelle caselle indicate dal presidente Macron: se Borne sarà eletta all’Assemblea nazionale e i macronisti otterranno la maggioranza per governare, il suo ruolo elettorale terminerà rapidamente.
La prima ministra, e siamo alla quinta casella, è riconosciuta per la personalità forte, la preparazione tecnica e la capacità di portare a termine le riforme che le sono state affidate durante la precedente legislatura, in particolare quella delle ferrovie e quella della disoccupazione, senza generare degli enormi movimenti di piazza.
La scelta di Macron appare dunque in evidente continuità con quella già presa nel 2020 con Castex, che ha svolto il suo ruolo con efficacia e determinazione, ma nasconde anche un messaggio politico: il presidente intende riformare profondamente il Paese più che gestire l’esistente.
Borne, in questo senso, è il profilo ideale. Resta da capire se riuscirà anche ad affrontare i momenti più politici che il suo ruolo le riserva: le domande a stretto giro all’Assemblea nazionale sulla politica generale del governo non sono comparabili ai question time dei ministri, dove è molto più semplice preparare in anticipo i dossier. Per non parlare delle interviste televisive, per forza di cose meno tecniche rispetto a quelle che ha dovuto affrontare da ministra, e del rapporto con gli elettori: come il presidente, il primo ministro è continuamente sotto lo scrutinio dell’opinione pubblica attraverso i barometri mensili di popolarità pubblicati dai diversi istituti. Infine, non sarà semplice per lei gestire le personalità più in vista dell’area presidenziale, che si sentiranno sempre meno in debito nei confronti di un presidente che non potrà ricandidarsi.
Disegnando i tratti del futuro o della futura prima ministra, nel suo discorso di Marsiglia, in campagna elettorale, Emmanuel Macron aveva anticipato la nomina di una personalità «attaccata alla questione sociale, produttiva e ambientale». Questo punto, che costituisce la sesta casella, sarà rilevante nei prossimi anni, non soltanto per le prevedibili critiche dell’opposizione, ma anche per la necessità di pilotare la grande «pianificazione ecologica» promessa dal presidente.
Infine, settima e ultima casella, Elisabeth Borne possiede un profilo pubblico ideale: come il suo predecessore Jean Castex non c’è il rischio che la prima ministra faccia ombra al presidente o lavori per ritagliarsi uno spazio in vista delle successione nel 2027, argomento su cui Macron è piuttosto sensibile, come dimostra la sua attenzione ossessiva a tutte le candidature per le elezioni legislative, approvate in prima persona dopo lunghe riunioni con i pesi massimi della maggioranza all’Eliseo.