Della mancanza di personale disposto a lavorare nel settore della ristorazione abbiamo parlato spesso, ospitando anche riflessioni e punti di vista di chi, a vario titolo lavora, in questo ambito. La questione, esplosa un anno fa in piena pandemia, continua a essere di stretta attualità e in questi giorni ad animare il dibattito è intervenuta Ubri, Unione Brand della Ristorazione Italiana, associazione che rappresenta 1500 locali per un totale di 20 mila addetti. In estrema sintesi Ubri chiede al Governo di rivedere la legge 178 emanata nel 2020, in particolare l’articolo 1 cc 161-168 relativo agli sgravi contributivi destinati alle imprese che assumono personale, estendendo il beneficio a tutta Italia e superando la distinzione tra Mezzogiorno e Nord.
«La mancanza di lavoratori nel nostro comparto si è ormai cronicizzata – dichiara il presidente di Ubri, Vincenzo Ferrieri – e l’immediata soluzione che proponiamo al Governo in vista di una stagione che si annuncia promettente (prima dell’altrettanto cronicizzata incognita-autunno) è quella che va a risolvere il problema centrale dell’assenza di personale: l’impossibilità di correggere al rialzo le retribuzioni, a causa di un costo del lavoro troppo alto. La legge esiste già, prevede fino al 2029 una scalabilità dal 30% al 10% dei costi di contribuzione e ci permetterebbe di reinvestire quei risparmi in maggiore riconoscimento per i lavoratori che nel nostro settore sono principalmente giovani; ma è una legge destinata solo al Mezzogiorno. La nostra ristorazione ha un impatto decisivo sul comparto turismo che rappresenta il 13% del Pil, riteniamo desueta la visione che divide le imprese italiane tra nord e sud, in particolare nel nostro caso dove nelle città settentrionali giungono molti giovani da tutta Italia per vivere con maggiori opportunità e stimoli la loro crescita; chiediamo pertanto di essere ascoltati da questo Governo per discutere assieme proattivamente e non solo con giuste rivendicazioni, il modo per ridisegnare in forma contemporanea le regole del nostro settore».
Molte le idee concrete dei nuovi imprenditori della ristorazione, oltre all’immediata estensione a tutta Italia della Legge 178/2020: tra queste, il taglio del cuneo fiscale e la riduzione delle tasse con l’obiettivo di poter aumentare gli stipendi degli operatori del settore ma anche una maggiore flessibilità nell’applicare il contratto nazionale, per ottenere un bilanciamento tra lavoro e vita privata e rispondere, nel modo più equilibrato possibile, alle necessità di ogni lavoratore, tutelandone i diritti e creando finalmente un modello di lavoro che soddisfi sia il singolo sia l’azienda.