Silvio Berlusconi ha dato forfait al congresso del Partito popolare europeo. La motivazione ufficiale? Problemi tecnici al suo aereo personale. Poi c’è un’altra spiegazione. Non ci soffermeremo sul fatto che, la sera prima della partenza per Rotterdam, il Cavaliere ha tirato fino alle due di notte per festeggiare la sua nuova squadra di calcio, il Monza, fresca di promozione in serie A e che riporta l’ex premier sulla scena calcistica come ai bei tempi del Milan, anche se in sedicesimi. Come del resto è ridotta Forza Italia, rispetto ai fasti delle percentuali a due cifre. Già la dice lunga il fatto in sé: fare le ore piccole, alla sua età, sapendo che l’indomani avrebbe dovuto parlare al primo appuntamento post–Merkel del più grande partito europeo che non ha un suo esponente alla guida di un importante Paese del Vecchio Continente. Per non parlare del contesto in cui tutto ciò avviene.
E infatti è questo contesto, la guerra in Ucraina e l’invasione russa voluta dall’amico Putin, che rendono ancora più curiosa l’assenza di Berlusconi e aprono a una lettura politica. Le sue posizioni non collimano con quelle che sono state ribadite dal nuovo presidente tedesco del Ppe, Manfred Weber, e dalla presidente della Commissione Ue Ursula Von der Leyen, espressione di questa famiglia politica europea.
Berlusconi si sarebbe trovato colomba tra falchi anti–russi che ripetono un concetto chiaro: Mosca non deve vincere la guerra. Tutti gli aiuti possibili, anche in armamenti, all’Ucraina. Il contrario di quello che Berlusconi ha consigliato pochi giorni fa a Zelensky, cioè di accettare le richieste di Putin, per fermare il conflitto.
Weber ha perfino attaccato il Cancelliere del suo Paese Olaf Scholz per la linea debole: «In Germania il cancelliere socialista non manifesta volontà, nessuna determinazione, nessuna leadership. Perché? A causa di Gerhard Schroeder e delle forti reti filorusse che a lui fanno capo». Non è finita: «Non si mantiene la pace pregando gli autocrati, ma parlando con una forte voce europea. L’appeasement è un errore».
Pensate all’imbarazzo di Berlusconi, che dell’autocrate del Cremlino era un fan e non si ha motivo di credere che non lo sia ancora – ma adesso non lo può dire. Sarebbe stato imbarazzato anche per il suo migliore alleato, Matteo Salvini, per le parole contundenti di Weber contro i populisti che vogliono indebolire e dividere l’Europa. Marine Le Pen in testa, che «ha preso allegramente i soldi sporchi di Putin: vergogna!». Una carica a testa d’ariete, come quella della Von der Leyen: «Dobbiamo fare tutto il possibile per assicurarci che Putin fallisca e che la libertà prevalga. Voglio che il messaggio sia chiaro: Putin e gli oligarchi russi che lo sostengono dovranno contribuire alla ricostruzione dell’Ucraina dopo averla aggredita».
Ecco, Berlusconi ha fatto proprio bene a festeggiare con il Monza e a cavarsela registrando un bel video nel suo studio di Arcore, quello della famosa discesa in campo nel 1994. Ha fatto bene a non parlare in presenza perché qualche fischio se lo sarebbe preso, magari dai polacchi.
Nel video, il Cavaliere ha parlato di invasione ingiusta, ha evitato di ribadire che gli ucraini dovrebbero calarsi le braghe (meno male) ma poi ha derubricato la guerra. Intanto ha criticato alcuni Paesi europei, senza dire quali (lo diciamo noi: la Francia e la Germania), di aver fatto fallire la «spirito di Pratica di Mare» quando lui fece stringere le mani a Putin e George W. Bush.
Ma, attenzione, per l’ex premier oggi il pericolo non è Mosca, il problema non è tanto il gran casino che è stato scatenato in Ucraina. È la Cina il vero moloch totalitario che sta divorando il mondo. Questo è il vero nemico degli Stati Uniti. Washington, per Berlusconi, ha altri interessi, altre priorità. Il suo problema è nel Pacifico, mentre l’Europa gioca alla guerra per difendere la piccola Ucraina, senza un suo esercito e senza una politica estera comune.
Ora, è chiaro che la Cina è il problema numero uno perché gioca a un livello che sta cambiando gli equilibri economici mondiali: basti pensare che i Paesi arabi hanno accettato di farsi pagare il petrolio non solo in dollari ma anche yen. Ma la Russia c’è l’abbiamo in armi in Europa e la sua eventuale vittoria in Ucraina potrebbe legittimare l’aggressione cinese di Taiwan. Tutto si tiene.
Sì, Berlusconi ha fatto bene a non andare a Rotterdam. Fa bene a tenersi stretto Salvini che colleziona gaffe su gaffe. L’ultima quella dell’altra sera. In un tweet ha condiviso lo screenshot di un articolo del Corriere della Sera dal titolo «Mosca: Partita dal porto di Mariupol la prima nave merci». Commentando con entusiasmo che «le armi più potenti sono dialogo e diplomazia». Peccato che quella nave piena di acciaio, tra l’altro di proprietà italiana, da Mariupol è stata portata a Rostov sul Don. Era acciaio prodotto dagli ucraini.