Tra cibo e motoriPiacere, Modena

Viaggio nella provincia italiana con il maggior numero di prodotti a denominazione di origine Dop e Igp, un ricco abbecedario goloso che parte dalla A di aceto balsamico e finisce alla Z di zampone

Angoli segreti, chiese medievali, portici. E poi, ancora, affreschi rococò, decori in stile liberty e palazzi neorinascimentali. Ma soprattutto soste golose e incontri ravvicinati con i profumi e sapori della migliore cucina padana. Ecco, in breve, Modena, destinazione ideale per foodies e amanti della buona tavola, che tra un peccato di gola e l’altro, possono scoprire l’allure della città. Monumenti e memorabilia, infatti, raccontano le trasformazioni di Mutina, antica città romana, prima in un ricco Comune medievale e poi nella capitale barocca del raffinato Ducato degli Estensi.

Dal Medio Evo all’Unesco il passo è breve
Il monumento più celebre e celebrato di Modena? Sicuramente il Duomo un esempio unico di arte romanica e per questo premiato con l’inserimento nella World Heritage List dell’Unesco. Uscito dalla fantasia e dalla matita di Lanfranco, un vero archistar dell’anno 1000, l’edificio è arricchito dalle sculture di Wiligelmo uno dei più celebri artisti del tempo che decorò la facciata e le Porte con bassorilievi e statue a soggetto sacro (la creazione, il diluvio universale, la vita di San Geminiano) e profano (mostri e animali fantastici, favole, la leggenda di re Artù e di Ginevra, il ciclo dei mesi). Non contenti i modenesi commissionarono ad altri scultori (conosciuti come “i maestri Campionesi”) ulteriori decorazioni, come l’insolito pulpito a pontile che attraversa tutta la navata principale del tempio e che racconta, con la vivacità di una “striscia” a fumetti, episodi dei Vangeli. A fianco del Duomo, poi, si staglia la mole della Ghirlandina, diventata nel corso dei secoli il logo di Modena. Dall’alto della torre, dopo aver salito i suoi 200 gradini, grazie alle visite guidate di Modena Tour, la città non ha segreti.

Arte, storia e motori
Per i curiosi di arte e di storia, poi, c’è il Palazzo dei Musei nel quale trovano sede la Galleria Estense (con opere di Velasquez, Veronese, Guido Reni, Guercino, Bernini), la Biblioteca (qui è custodita la famosissima Bibbia miniata di Borso d’Este), i Musei Civici e il Lapidario Romano che conserva statue, stele funerarie, un tratto della Via Emilia e iscrizioni della Mutina dei Cesari. L’edificio-simbolo del periodo Estense, invece, è il seicentesco Palazzo Ducale, oggi sede dell’Accademia Militare, alla cui realizzazione misero mano le griffe top dell’architettura barocca come Borromini, Bernini e Pietro da Cortona.

E la Modena del Terzo Millennio? È la petite capitale della Motor Valley, che vive e pulsa, come il motore di una fiammante auto da corsa e che dedica a bolidi, motori rombanti e carrozzerie degne di un museo una strepitosa Motor Valley Fest , kermesse a cielo aperto che celebra la terra dei motori con mostre, esibizioni, esposizioni, nel distretto automotive più dinamico al mondo, con la più alta concentrazione di case automobilistiche e motociclistiche, autodromi, musei e collezionisti. Ma è anche quella che vive e si riconosce nel Museo Enzo Ferrari, un museo molto particolare dedicato al grande creatore del mito del “Cavallino Rampante” e alle creature uscite dalle officine di Maranello: in una struttura ipertecnologica (ricorda il cofano di un’auto da corsa) sono ospitate le protagoniste delle grandi sfide sui circuiti di mezzo mondo, esposte come se fossero opere d’arte e sostituite un paio di volte all’anno per dare vita a mostre a tema.

Non solo Motor Valley
Da scorrere e da imparare, in città, c’è anche un abbecedario goloso che permette di scoprire brani di storia e di cultura di questa terra. A tavola, naturalmente quella di Modena, dicono a Piacere Modena, è la provincia italiana più ricca di prodotti a denominazione di origine Dop e Igp e allora si parte dalla A di aceto balsamico passando per la C di ciliegia (quella di Vignola, ovviamente), per la L di Lambrusco e approdare alla Z di zampone.

Lo shopping goloso a Modena, allora, si fa con la full immersion nella struttura liberty del Mercato Albinelli: decine di negozietti e di bancarelle, elaborate composizioni di frutta e ortaggi, trionfi di salumi, formaggi e carni, paste fresche e pane. Dici Modena e pensi subito al suo Aceto. L’Aceto più speciale del mondo (e per lui l’iniziale maiuscola non è sprecata), dalla preparazione lenta e laboriosa, dalla storia lunghissima, dalla schiera di fan supertitolati (di “lui” si sono innamorati imperatori, duchi e papi). Ma cos’è quest’Aceto dal blasone così importante e come si produce? L’Aceto Balsamico Tradizionale di Modena si ottiene per mezzo della fermentazione di mosto cotto.

Ma il segreto del Balsamico Tradizionale sta nell’invecchiamento che si protrae per un lungo periodo di tempo, in ogni caso mai inferiore a 12 anni: il mosto si affina in botticelle di legno disposte in batteria, le essenze usate sono rovere, castagno, gelso, ciliegio, frassino e ginepro, ognuna delle quali cede un particolare aroma all’aceto e lo rende unico. È inutile aspettarsi da una bottiglietta di Aceto Balsamico Tradizionale di Modena delle performance di un aceto normale: il suo sapore è dolce e agro insieme, il profumo fragrante, la densità simile a quella di uno sciroppo. Accanto al Balsamico Tradizionale, in provincia, si prepara anche il Balsamico IGP, fratello easy del Tradizionale che si ottiene da mosti d’uva fermentati, con aggiunta di aceto invecchiato e aceto di vino, e affinato in legno. Per scoprire tutti i segreti dei due fratelli, poi, non c’è che l’imbarazzo della scelta: si può cominciare dalla Acetaia Comunale che, nel sottotetto del Palazzo Comunale, ospita tre batterie, due più piccole, da sei botticelle ciascuna, e una da dieci botticelle intitolata alla Torre Ghirlandina. Un Balsamico Tour, però, prevede anche qualche digressione verso l’hinterland. A Rubbiara di Nonantola (una manciata di minuti dalla storica Abbazia), per esempio, si trova la centenaria Acetaia Pedroni dove si produce sia il prezioso Balsamico Tradizionale (racchiuso nelle boccettine griffate Giugiaro) sia l’IGP.

Accanto all’Acetaia non poteva mancare un’osteria, di quelle tipiche della Bassa Pianura. Ed ecco l’Osteria di Rubbiara, osteria di una volta con i tavoli dal look d’antan, sale e salette, un portico per la bella stagione e un menu che recita le più belle pagine della poesia gastronomica modenese: gnocco fritto con crudo di Modena, tortelli al burro fuso e balsamico, pollo al lambrusco, frittata all’aceto balsamico, gelato di crema, benedetto da poche gocce di balsamico. E sempre fuori città una sosta d’obbligo è alla Azienda Biologica Hombre: fattoria a filiera corta che si allarga su quasi 300 ettari e dove vengono allevate frisone, pezzate, bianche modenesi. È dal loro latte che ogni giorno viene ricavato il re dei formaggi, il Parmigiano Reggiano, che si acquista nello spaccio aziendale nelle sue varietà di tenero (fresco di marchiatura), stagionato (un classico, di oltre 20 mesi di invecchiamento), stravecchio (quasi tre anni di stagionatura). Ma in azienda sono presenti le due anime della città: se quella della Food Valley è rappresentata dal caseificio, l’altra, quella della Motor Valley, ha come testimonial la Collezione Umberto Panini, una delle più belle e complete collezioni dedicate alle auto storiche della Maserati ma accanto ai bolidi del Tridente, trovano spazio anche altre vetture legate a prestigiosi marchi (Mercedes, Cadillac, Balilla) e moto, sessanta esemplari di vari costruttori come Ducati, Gilera, Guzzi, o Harley Davidson.

 

 

 

 

 

 

 

 

X