RITRATTO DELLA MIA BAMBINA
Umberto Saba
La mia bambina con la palla in mano,
con gli occhi grandi colore del cielo
e dell’estiva vesticciola: «Babbo
– mi disse – voglio uscire oggi con te».
Ed io pensavo: Di tante parvenze
che s’ammirano al mondo, io ben so quali
posso la mia bambina assomigliare.
Certo alla schiuma, alla marina schiuma
che sull’onde biancheggia, a quella scia
ch’esce azzurra dai tetti e il vento sperde;
anche alle nubi, insensibili nubi
che si fanno e disfanno in chiaro cielo;
e ad altre cose leggere e vaganti.
(da Cose leggere e vaganti, 1920)
La schiuma biancheggia; la scia di fumo è azzurra; le nubi sono alte nel cielo chiaro. Le cose più belle, fragili e impalpabili ci riportano all’essenza delle realtà naturali che ci circondano. Con un tratto di meraviglia, che pareva smarrito, altre cose leggere e vaganti diviene senza alcun artifizio il manifesto poetico di Linkiesta Eccetera.
Come la lirica d’ispirazione familiare di Umberto Saba descrive la delicata e innocente bellezza che si riscontra negli accadimenti semplici e mutevoli, così le pagine che scorrono lievi tra le dita del lettore tracciano un percorso parallelo tra materia e spirito e benché siano in apparenza inessenziali, certe parvenze “leggere e vaganti” sono ciò che di più prezioso abbiamo. Necessario, paradossalmente, proprio perché impermanente, come la nostra fanciullezza. Come le parole sussurrate dalla piccola Linuccia di Saba.