Tra luci e ombreL’incomprensibile stella di Hollywood e il romanzo che racconta la sua anima

Oltre l’immagine della diva, Marilyn è una foto traballante di dolore, sempre pronta a compiacere gli spettatori ma mai sé stessa. Anthony Summers la racconta nella biografia pubblicata da La Nave di Teseo, da cui è nato anche un documentario su Netflix

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«Il mio ingresso a scuola, con le labbra dipinte e le sopracciglia ritoccate, suscitò i mormorii di tutti. Perché mi considerassero tanto attraente non ne ho la minima idea. Non desideravo essere baciata e non sognavo di essere sedotta da un duca né da un divo del cinema. La verità è che, nonostante il mio rossetto, il mio rimmel e le mie curve precoci, ero insensibile come un fossile. Ma pareva che alla gente facessi tutt’altra impressione». Così diceva Marilyn Monroe nel 1954, ripensando alla sua adolescenza; quanto meno, questi sono i ricordi riportati dallo scrittore Ben Hecht, al quale quell’anno la nuova star di successo, allora ventottenne, raccontò la storia della sua vita.

Hecht contava di redarre, come autore anonimo, l’autobiografia della giovane Marilyn, commissionata da un noto editore di New York. Questo è un documento importante, poiché in nessun’altra intervista Marilyn rese mai una confessione tanto ampia. Ma è anche un documento controverso.

Dopo una lunga serie di conversazioni con Hecht, Marilyn gli chiese di leggerle ad alta voce tutto il manoscritto: centosessanta pagine. Poi, secondo quanto raccontato dalla vedova di Hecht, si mise a ridere e a piangere e si disse elettrizzata. Non avrei mai immaginato che si potesse scrivere su di lei una storia così bella e Benny aveva colto precisamente ogni fase della sua vita.

Marilyn diede anche una mano a correggere il manoscritto, ma poi i rapporti si raffreddarono. Joe DiMaggio, allora suo marito, si oppose alla pubblicazione e Marilyn mandò a monte il progetto. Quando il testo comparve ugualmente sul British Empire News, Marilyn minacciò di intentare una causa per travisamento delle sue dichiarazioni.

Se lo scrittore non fu preciso, anche Marilyn selezionò accuratamente le proprie verità. Mentre erano in corso le interviste, Hecht disse al suo editore che a volte aveva la netta sensazione che Marilyn stesse inventando. “Quando dico che mente,” spiegò, “intendo che non dice la verità. Non credo che cerchi di ingannarmi, ma piuttosto che si abbandoni alle fantasie.” Egli dovette imparare a interpretare “il curioso linguaggio corporeo di Marilyn, per capire quando stava inoltrandosi in un racconto inventato e quando invece era sincera”.

Molte di queste dichiarazioni di Marilyn riguardanti la sua infanzia sono qui riportate così come si trovano nel manoscritto di Hecht. Dove possibile, esse sono state confermate o smentite da testimoni imparziali. Dobbiamo considerare le cose che ci racconta con accorto scetticismo, e questo non è uno svantaggio.

Marilyn, figura su cui si è fantasticato in tutto il mondo, ha costruito la propria immagine, pubblica e privata, in base a una miscela di fatti e di fantasie autogratificanti, esercitando all’eccesso una comune facoltà umana. La fantasia era un tratto specifico di questa creatura, e la difficoltà della sfida sta nello scoprire la donna che vi si nascondeva dietro.

Le cose che Marilyn raccontò a Ben Hecht erano tristi e difficili da digerire negli anni cinquanta. Quelle che non raccontò avrebbero potuto mettere fine alla sua carriera d’attrice. Ma a quel tempo erano fatti che riguardavano lei soltanto.

A quindici anni Marilyn era ancora “Norma Jeane” (o Norma Jean, quando le andava di scriverlo così), il nome che le aveva dato sua madre alla nascita. Fu all’inizio di quell’anno, il 1942, che la sua tutrice, una donna di mezza età di nome Grace McKee, decise d’un tratto di assolvere il proprio incarico sospin- gendola nel mondo degli adulti.

I futuri trionfi e le future disgrazie di Norma Jeane sarebbero tutti dipesi da Marilyn. Il primo matrimonio, però, le fu combinato da Grace McKee, che aveva deciso di trasferirsi a Est con il suo nuovo marito. Poiché i due non volevano portare con loro la ragazza, la soluzione era trovarle un marito.

 

 

 

 

 

 

 

 

da “Dea: le vite segrete di Marilyn Monroe”, Anthony Summers, La nave di Teseo, 640 pagine, 21 euro

 

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