Oltre le curvePerfino questa campagna elettorale merita di più del circo Barnum di Cartabianca

La trasmissione arriva con una settimana d’anticipo, scalza il bravo Zanchini e propone la ormai nota sfilata di volgarità e guru pittoreschi come Orsini e Travaglio. Mentre il povero Calenda, nella veste di ospite, ha dovuto sorbirsi i sorrisetti di Luisella Costamagna

di Gabor Barbely, da Unsplash

È tornata lei, sono tornati loro, a scodellare nel mesto piatto di questa non bella campagna elettorale tutto il trash più indigesto della recente e meno recente storia del servizio pubblico. È tornata dal mare («Sta dicendo che sono ingrassata?», ha chiesto alla sua “spalla” che aveva apprezzato “le curve”), e si è riportata appresso gli altri abbronzati mâitres à penser del programma, i soliti arruffapopoli e pittoreschi studiosi. Di tutto proprio c’è bisogno in queste settimane tranne che di talk fatti in questo modo.

Sì, Bianca Berlinguer è tornata, e con una settimana d’anticipo (come avrebbe potuto ovviare la povera democrazia italiana?), facendo sloggiare un giornalista garbato e colto come Giorgio Zanchini, perché lei, Berlinguer, in Rai conta ancora eccome. La gente avrebbe bisogno di un po’ di livello, di sentire gente seria, esperti veri, giornalisti bravi. Zanchini ci stava lavorando. E invece “Cartabianca” è entrata nelle case degli italiani (peraltro battuta negli ascolti da un trash ancora peggiore, quello di Mario Giordano: ma almeno quello non lo paghiamo noi che finanziamo il servizio pubblico) ricominciando dal piatto più cattivo del suo menù, un Mauro Corona se possibile ancora più volgare di prima (Berlinguer: «Corona, lei indossa mai le infradito?» Corona: «Non mi provochi, guardi che per me i piedi sono una cosa intima, una zona erogena. Io li ho anche bellini, vuole venire a vederli?»), con lei a prestarsi a questo penoso gioco “seduttivo” di quello là.

E se n’è andata così una mezzoretta, con in più quel tipo che fischia come gli uccelli, un numero che nemmeno nell’ultimo circo equestre della Terra, e poi è arrivato – un grande ritorno – Marco Travaglio a spiegare che uno dei peggiori della storia è Mario Draghi; quindi è toccato al povero Carlo Calenda sorbirsi i sorrisetti e gli “eh” di Luisella Costamagna che, persa la conduzione di “Agorà”, forse ha trovato questo nuovo impiego, chissà.

Quindi è tornato “l’esperto di politica internazionale”, quell’Alessandro Orsini da cui ci eravamo disintossicati per un paio di mesi ma ahimè l’estate sta finendo e lui ha ripreso da dove aveva lasciato – dopo aver definito Salvini una colomba – sostenendo che gli ucraini (non Putin) stanno distruggendo l’Ucraina: «L’esercito ucraino sta devastando strade, ponti e palazzi per contrattaccare». Evidentemente costui non ha mai letto, tra le altre cose, un romanzo famoso come “Per chi suona la campana” di Ernest Hemingway, che è interamente basato sull’obiettivo di far saltare un ponte.

Hemingway impiega 500 pagine per descrivere un’azione che dura sì e no tre giorni e tre notti, raccontati facendo ricorso al vissuto dei protagonisti, soprattutto dell’intellettuale antifranchista Robert Jordan che ha appunto quell’obiettivo strategico. La guerra è questa. Non saperlo è ignoranza, far finta di non saperlo è vigliaccheria. Il risultato è sconfortante, nemmeno una campagna elettorale così stramba merita una trasmissione così.

La Rai sa far meglio, ha degli ottimi giornalisti, delle buone redazioni: s’impegni un po’ di più, ché non è il momento delle curve di Bianca e dei piedi di Corona.

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