Sobrietà alimentareMeno bar e ristoranti, gli italiani tornano a cucinare in casa come nel lockdown

Secondo il Rapporto Coop 2022, non si rinuncia alla qualità nel cibo, piuttosto si ritardano i pagamenti delle bollette. Si spende meno in bio e senza eccessi. Il presidente di Coop Italia: «Non chiediamo aiuti di Stato, ma di mettere un tetto ai rialzi dell’energia, oltre alla riduzione dell’Iva». Intanto si studiano orari di apertura dei supermercati ridotti per risparmiare sulle utenze

Pandemia, crisi climatica, guerra, inflazione. E ora anche l’incognita delle elezioni politiche autunnali. Stando al Rapporto Coop 2022, otto italiani su dieci si presenteranno all’appuntamento con le urne il 25 settembre, anche se con molti dubbi sulla reale efficacia del proprio voto rispetto alle incognite del prossimo futuro. È «l’enigma d’autunno» che aleggia sul Paese, come lo chiamano da Coop. Mentre i budget familiari fanno i conti con gli scontrini che si ingrossano e i portafogli che si assottigliano e i consumi si adeguano a una nuova «sobrietà alimentare». Non si rinuncia alla qualità nel cibo, piuttosto si ritardano i pagamenti delle bollette sempre più salate. Ma si riducono gli acquisti bio, si evitano gli eccessi nel carrello della spesa e si torna a cucinare in casa, proprio come nel lockdown.

Con l’inflazione destinata a crescere ancora, gli italiani restano in uno stato di allerta. E se l’80% tirerà fuori la tessera elettorale tra poche settimane, è anche vero che oltre il il 60% degli intervistati ritiene per niente o poco utile il proprio voto alle prossime elezioni per la risoluzione delle sfide che il Paese ha davanti. Le priorità per i cittadini restano riduzione delle tasse (35%), aumento dei salari (32%), sanità (28%), lotta al cambiamento climatico (27%), lavoro (25%) e carovita (23%).

Nel lungo periodo, la prima preoccupazione degli italiani è l’emergenza ambientale, tra siccità e aumento delle temperature. Ma nel breve periodo a tenerli in allerta sono i prezzi crescenti, a partire da quelli delle bollette di luce e gas, ma anche quelli alimentari.

In Italia, il carrello alimentare registra ad oggi un +10%, più alto della Francia (+7,2%) ma ancora più basso della Germania (+13,7%). Eppure, tutti gli indicatori dicono che «questa percentuale è destinata ad aumentare», come ha ammesso Marco Pedroni, presidente di Coop Italia e dell’Associazione nazionale cooperative di consumatori.

Il carovita fa sentire il suo peso in maniera diversa nelle province italiane, passando dal +9,7% di Bolzano e Palermo al +6,2% di Lodi. E anche in maniera diversa sui prodotti alimentari: dall’olio di semi che segna un +40,9% al burro aumentato del 32,2%.

Ma in tanti hanno già cominciato ad adeguare le abitudini di consumo alla nuova inflazione impazzita. L’85% delle famiglie italiane ha già messo in campo la propria spending review, barcamenandosi tra diverse strategie di risparmio. La riduzione degli sprechi (57%) e la rinuncia ad alcuni prodotti nel carrello della spesa (52%) sono le strategie più diffuse. Ma in tanti hanno anche rinviato spese programmate o cominciato ad acquistare prodotti di qualità minore. In cima alle rinunce, ci sono bar e ristoranti, ma anche abbigliamento, calzature, cinema, teatri e mostre. Circa un terzo ha anche rinviato le vacanze estive a tempi migliori. Lo stesso vale per il rinnovo dei mobili di casa.

Il 57% dichiara già oggi la difficoltà di pagare l’affitto e il 26% pensa di sospendere o rinviare il pagamento. E se restringiamo il campo a luce e gas, un italiano su tre entro Natale potrebbe non coprire più le spese per le utenze. Il 20% ha già rinunciato ai lavori di manutenzione della casa e il 18% ha fatto sacrifici sul fronte dei servizi energetici. Con una crescita, in questa fascia di popolazione più in difficoltà, di sentimenti quali l’irritazione (dal 18 al 24%) e la rabbia (dall’11 al 13%). Tutti sentimenti che potrebbero farsi sentire presto nelle scelte elettorali.

Perché con l’inflazione che galoppa, nel 2022 in media le famiglie italiane hanno perso 2.300 euro, circa 1.100 euro a testa. E più si è soli, più pesa il carovita. Per un single, la perdita media del potere d’acquisto arriva fino 1.700 euro.

La classe media risulta sempre più in difficoltà. Mentre una parte del Paese rimane indietro – il Rapporto Coop conta 24 milioni di italiani che nel 2022 hanno sperimentato una situazione di disagio (6 milioni in più rispetto a un anno fa) e 18 milioni sono coloro che vivono e vivranno in maniera duratura situazioni di povertà alimentare, sanitaria, energetica o educativa, pari a 5,8 milioni in più dal 2021.

Così davanti alle bollette anche a tre zeri, cresce il dilemma: pagare o no? Da qui a fine anno, secondo il rapporto Coop, la percentuale di chi farà fatica a saldare i conti delle utenze potrebbe raddoppiare dal 15 al 32%. Tante famiglie dovranno decidere cosa pagare e cosa no.

Al momento la spesa alimentare resta irrinunciabile per 25 milioni e mezzo di italiani, anche a scapito di ritardare il saldo delle bollette. Ma non sarà la stessa spesa del 2021. Il 14% proverà comunque a risparmiare, riducendo la quantità di quello che compra al supermercato ma non la qualità. In ogni caso, nove italiani su dieci cambieranno le abitudini alimentari per via del carovita.

Sono quelli che il rapporto Coop chiama «equilibristi del cibo»: faranno più attenzione a offerte e promozioni, andranno meno al ristorante e più al discount e soprattutto rinunceranno ai prodotti di alta gamma, a quelli delle marche leader e anche ai cibi pronti, etnici e senza glutine, che di solito sono a che i più costosi. E si torna a cucinare, tra pizze e pane fatti in casa, rinnovando alcune abitudini già sperimentate durante i lockdown.

Ma quella che in tanti hanno definito ormai una «tempesta perfetta» si farà sentire anche nei supermercati della grande distribuzione. Per i quali il 2022 potrebbe essere l’anno peggiore. I discount, con i low cost e i margini bassi, sono stati i primi ad alzare i prezzi. Poi sono arrivati tutti gli altri, riducendo le promozioni sui volantini e riversando seppur in minima parta il peso dell’inflazione sui consumatori. Ad oggi, i prezzi dei beni alimentari venduti venduti nelle grandi catene sono cresciuti del 15% rispetto allo scorso anno. E altri aumenti arriveranno, tra il caro energia che incombe sui punti vendita e i magazzini e l’aumento dei prezzi delle materie prime. Basti pensare che il costo energetico sul bilancio della grande distribuzione è passato dall’1,5% al 5% negli ultimi due anni.

«Il governo che verrà dovrà impegnarsi nel sostegno al reddito della parte meno forte del Paese», spiega Pedroni. «Le imprese della distribuzione commerciale registrano costi dei prodotti e dell’energia in fortissima crescita e finora hanno contenuto gli aumenti dei prezzi al consumo delle famiglie. Ma i bilanci e con essi la stabilità delle imprese possono andare in crisi. Non chiediamo aiuti di Stato, ma di mettere un tetto ai rialzi dell’energia, di modo che possiamo così anche contenere l’aumento dei prezzi al consumo». Servirà poi, aggiunge Pedroni, «anche un intervento fiscale, portando l’Iva al 5% sui prodotti alimentari».

Intanto, però, anche i supermercati si stanno attrezzando per un piano di risparmi energetici. Tra le ipotesi, spiega Pedroni, «stiamo pensando di ridurre temporaneamente gli orari dei negozi. E poi di efficientare l’illuminazione dei punti vendita e ridurre i banchi frigo». Ma senza rinunciare alle aperture di domenica. «Per i supermercati non sarebbe un problema, per i consumatori sì».

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