Trentaquattro anni, atleta paralimpico della Nazionale italiana di atletica leggera, finalista nei 100 metri alle Paralimpiadi di Tokyo 2020. Alessandro Ossola ha “sposato” lo sport come metafora di vita dopo un incidente che, nel 2015, ha causato l’amputazione della sua gamba sinistra. Da quel momento, ha cominciato a correre dentro e fuori la pista. Fondando nel 2019 un’associazione, Bionic People, con l’obiettivo di modificare l’immaginario sulla disabilità. Fino a diventare ambassador del Gruppo Adecco in Italia per promuovere la diversità e l’inclusione nel mondo del lavoro.
Le sue giornate si dividono tra il lavoro, gli allenamenti e l’impegno in progetti di formazione nelle scuole e nelle aziende. Ma è lo sport, per Alessandro Ossola, la chiave di lettura della sua seconda vita. A 27 anni ha ricominciato tutto da zero, e non ha solo imparato nuovamente a camminare, ma anche a correre grazie all’aiuto di una protesi.
«Ero sportivo, ma focalizzato principalmente sul calcio», racconta. «Dopo l’incidente, lo sport mi ha aiutato a reagire. Sono passato dal golf allo snowboard, fino ad arrivare all’atletica. Avere obiettivi davanti a me mi dava la carica giusta per superare gli ostacoli». Il problema dice, «è che mi guardavo intorno e vedevo tanti occhi senza speranze. La voglia di reagire mi ha portato quindi a fondare un’associazione che cambiasse il modo in cui le persone guardano alla disabilità. Così è nata Bionic People». Partendo prima da scuole e università. «Abbiamo incontrato e formato oltre 30mila studenti», racconta. Finché, nel 2020, l’associazione è entrata nelle aziende, insegnando a dipendenti e manager ad abbracciare un approccio davvero inclusivo.
«Io sono stato fortunato», racconta Alessandro. «Dopo l’incidente sono rientrato rapidamente al lavoro. Nonostante l’enorme impatto fisico e mentale di quella esperienza, ho avuto la possibilità di essere reintegrato subito nell’azienda dove già lavoravo, che ha mostrato grande attenzione nei miei confronti, facendo sì che potessi reinserirmi nel migliore dei modi. Alcuni anni dopo, grazie al supporto di Fondazione Adecco, ho dato una svolta al mio percorso professionale, iniziando una nuova avventura presso l’azienda dove tuttora lavoro».
Ma non per tutte le persone con disabilità l’approccio al mondo del lavoro in Italia è così positivo. «Sono stati fatti passi avanti, certo, e indubbiamente, nel tempo, l’attenzione verso l’inclusione è aumentata», dice Alessandro. «Ma a volte la presenza di persone disabili in azienda è legata ancora solo agli obblighi di legge anziché alla comprensione di quanto davvero la diversità possa essere un valore aggiunto. È questo il passaggio che bisogna fare nel mondo del lavoro».
Un cambiamento che Ossola proverà a innescare anche grazie alla partnership siglata con il Gruppo Adecco. «È una collaborazione operativa», dice, «che ha l’obiettivo di formare e informare, mettere le persone al centro e creare valore attraverso la diversità». Nonostante ci sia tanta strada da fare, «sono ottimista», spiega. «Le nuove generazioni sono più aperte al dialogo e dimostrano maggior curiosità rispetto a quelle precedenti. È questo l’approccio giusto che serve».
Adecco Italia supporterà concretamente Alessandro Ossola anche nel percorso di qualificazione alle Paralimpiadi di Parigi. Perché «lo sportivo deve sostenere sfide simili a quelle che affronta ogni lavoratore», spiega l’atleta paralimpico. «Ci sono obiettivi che a volte sembrano impossibili da raggiungere e invece, con il giusto allenamento e la giusta formazione, si possono realizzare. Ma da soli non si va da nessuna parte: nel lavoro, come nello sport, è il team che conta».