Scriveva in “Nuova Enciclopedia” Alberto Savinio (voce “Questi”): «Quale fiducia avere nei pensieri e nei ragionamenti di uno scrittore che fa degli errori di grammatica?». Carlo Cottarelli non è uno scrittore, e non è un libro quello in cui ha annotato quanto segue: «Possa la maggioranza ricordare che chi la oppone non lo fa per danneggiare l’Italia».
Ma se pure non è scritto di scrittore, né ha oltraggiato le pagine di un libro, quel mucchio viziato di parole è imperdonabilmente offensivo.
Un simile strafalcione, infatti, non rappresenta il casuale estruso di una costipazione ingestibile: è invece il segno esemplare di un pensiero male organizzato, e dell’incapacità di organizzare il pensiero secondo un protocollo di comune decenza. Non è un risultato aberrante: è l’escrescenza percepibile di una malformazione sragionante. È la denuncia di una visione storta del mondo.
Che quella gemma fosse incastonata nel post di un profilo social anziché posta a maculare uno sproloquio sussiegoso importa abbastanza poco, e anzi la correntezza della chiacchiera telematica rende anche più grave la manifestazione di inettitudine e immeritevolezza per cui si segnala il comportamento pubblico di un rappresentante istituzionale.
Il bifolco che fonda sull’uno vale uno la propria legittimazione parlamentare ha almeno questa specie di scusante, l’idea scriteriata secondo cui è cosa passabile e persino buona che a scrivere le leggi sia officiato un analfabeta: ma se è il fighettone dei numeri, degli alti studi internazionali, dei multipli incarichi ufficiali, e per giunta incadregato in assemblea legislativa, allora no, allora non ci sono santi e chi lo ascolta, chi lo legge (e lo paga) ha il sacrosanto diritto di incavolarsi e di vergognarsi: specie se quell’eloquio da due meno alle elementari piomba come un sasso nello stagno retorico della competenza finalmente, della serietà una buona volta, della capacità prima di tutto, della cultura signori miei.
Insomma, nel mio Stato uno così probabilmente non vota, ma sicuramente non è eleggibile e, se eletto per sbaglio, gira i tacchi ovvero il trolley e torna a casa. Non si capisce infatti per quale motivo mai un ragazzino dovrebbe essere rispedito a settembre quando scrive come il senatore Cottarelli, se questi rimane al suo posto quando scrive come il ragazzino rimandato a settembre.