Scelta pragmaticaLa dichiarazione di Greta Thunberg sul nucleare è la sliding door dei Fridays for future

L’attivista svedese si è inserita (a sorpresa) nel dibattito tedesco sull’energia atomica, dimostrando in modo chiaro e netto che la sua organizzazione sta maturando una coscienza più realistica e meno ideologica

LaPresse

In un’intervista rilasciata al canale tv tedesco ARD, Greta Thunberg si è inserita nel feroce dibattito sul nucleare in Germania. Alla domanda sull’opportunità di utilizzare l’energia nucleare per far fronte alla crisi climatica, la fondatrice del movimento Fridays for future ha detto: «Dipende. Se sono già attive, credo che sarebbe un errore chiuderle e passare al carbone […] Personalmente credo che sia davvero una cattiva idea concentrarsi sul carbone quando c’è già [l’energia nucleare]». La dichiarazione ha un certo peso anche perché il dibattito tedesco su questo tema, ad oggi, è piuttosto convulso. Stiamo parlando dello Stato europeo più colpito dalla crisi energetica provocata dallo stop del gas russo.

D’altronde l’atomo è tradizionalmente una componente importante del mix di generazione elettrica tedesco. Prima del 2011, in Germania erano presenti diciassette reattori nucleari, da cui il Paese ricavava circa un quarto della propria energia elettrica. Ma, all’indomani dell’incidente di Fukushima, l’allora cancelliera Angela Merkel aveva stabilito un programma di uscita dal nucleare, che avrebbe dovuto concludersi alla fine di quest’anno con la dismissione delle ultime tre centrali ancora operative.

Il problema è che la crisi del gas e l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia hanno improvvisamente riaperto la questione, con una crescente porzione dell’opinione pubblica tedesca a favore del mantenimento del nucleare, per evitare di dipendere ancora di più dal gas o dal carbone. A inizio settembre il governo tedesco, sostenuto da una coalizione tra Socialdemocratici (SPD), Verdi e il Partito Liberaldemocratico (FDP), aveva annunciato che – contrariamente al piano stabilito da Merkel – avrebbe tenuto aperte due delle ultime tre centrali nucleari rimaste attive per garantire una riserva d’emergenza durante l’inverno. Contemporaneamente, il governo tedesco aveva anche approvato norme di emergenza per riaprire alcune centrali elettriche a carbone che erano state dismesse. 

Finora il ministro dell’Ambiente, il verde Robert Habeck, si era fatto interprete della frangia più rigorista per quanto riguarda la transizione energetica, acconsentendo a mantenere come riserva solamente due centrali fino ad aprile 2023, data in cui si prevede la fine della situazione emergenziale. A questa posizione si oppone la richiesta del ministro delle Finanze, il liberale Christian Lindner, di sospendere il piano d’uscita dal nucleare e anzi riattivare due dei tre impianti spenti l’anno scorso. In questo contesto così teso si inseriscono le parole di Greta Thunberg. Adesso l’intervento dell’attivista svedese obbliga ancora di più i Verdi a giustificare una posizione incompatibile con l’attuale crisi del gas, e che andrebbe indebolire la condizione di un Paese che per giunta sta entrando in recessione.

Il merito di Greta e del suo movimento è senza dubbio aver costretto l’opinione pubblica a mettere al centro del dibattito i temi del riscaldamento globale. Lo scopo del movimento Fridays for future non è mai stato quello di proporre soluzioni: dovrebbe occuparsene la politica. Per questo, finora, non era mai stata espressa una posizione forte sul nucleare. Ma adesso le cose cominciano a maturare. La posizione di Thunberg e dei suoi è più matura di quello che poteva sembrare a molti: è pragmatica e per niente ideologica. A sorpresa (o forse no), i figli possono rivelarsi più saggi dei padri.

In ogni caso, questa posizione non è stata un fulmine a ciel sereno come titolano alcuni giornali. Il gruppo ecologista è più coeso e strutturato di quello che si potrebbe pensare, infatti già il 5 maggio 2022 Fridays for future Italia aveva reso nota la sua posizione sul nucleare (da fissione), frutto di un lungo lavoro interno di approfondimento e riflessione a cura del Gruppo scienza nazionale. Dimostrazione del fatto che dietro gli attivisti ambientali non c’è una qualche eminenza grigia, come ipotizzano dietrologi professionisti, ma una comunità scientifica di esperti in diverse discipline che dialogano fra loro senza i paraocchi ideologici.

Infatti, in questa loro posizione riportano un concetto chiave: «La questione energetica è complessa. […] Siamo troppo spesso abituati a semplificazioni veloci e spiegazioni facili, un po’ per qualsiasi argomento, tuttavia il tema energetico non può essere trattato semplificando, ma pazientando, capendo, discutendo. […] perché non esiste un’unica soluzione alla crisi climatica ed ecologica». Propongono dunque una narrativa diversa dal semplice pro/contro nucleare, riportano invece un insieme di fatti e spiegazioni e infine le loro conclusioni che valgono «in un determinato momento storico e in un determinato contesto territoriale». L’obiettivo è rendere il dibattito sul nucleare meno polarizzato, meno aggressivo, meno violento. 

Pragmatismo però non vuol dire incoerenza. Quando in Europa fu votata la ridefinizione della tassonomia energetica, includendo gas e nucleare, sul voto era intervenuta anche Greta Thunberg, citando però solo il caso del gas, che secondo lei avrebbe ritardato «la transizione realmente durevole e rafforza la dipendenza dagli idrocarburi russi». Fridays for future dice infatti: «Anche se ci sembra ovvio, è importante ribadire che le centrali nucleari già in funzione dovrebbero essere lasciate accese fino a quando è tecnicamente possibile e sicuro farlo, perché rappresentano una fonte che sta già producendo grandi quantità di energia a bassissime emissioni. Lo spegnimento anticipato di reattori aumenta le emissioni soprattutto quando essi vengono sostituiti con i combustibili fossili, ma anche quando sono sostituiti dalle rinnovabili».

Per quanto riguarda la costruzione di nuove centrali, invece, hanno una posizione differente, specie per quanto riguarda il caso italiano. La costruzione di uno o più reattori in Italia, secondo loro, è molto complessa e difficilmente può contribuire agli obiettivi molto stringenti del 2030. Il movimento diventa adulto, si responsabilizza. Le grida di protesta si trasformano in ragionamenti che fanno i conti con la realtà dei fatti. Questa è una trasformazione necessaria per portare il più presto possibile i ragazzi ispirati da Greta a formare una nuova classe dirigente più responsabile nei confronti del pianeta.

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