C’è il prete cattolico a vaneggiare di guerra tra superpotenze mentre girano le immagini di una cesta piena di denti estirpati. C’è il sindacalista malvissuto a reclamare i diritti priori delle masse popolari italiane mentre l’aggressore in ritirata bombarda centrali elettriche e ospedali. C’è il comunista a organizzare le manifestazioni per la pace, una per ogni città liberata dalla resistenza ucraina, nessuna per quelle incenerite dai denazificatori. C’è il fascistello della politica onesta che richiama la patria del reddito di cittadinanza al dovere di arrestare l’escalation delle proteste contro gli stupratori.
C’è il moderato che in sodalizio con l’antifascista agita la Costituzione più bella del mondo, quella che ripudia l’intollerabile pretesa dei drogati e degli omosessuali di non farsi sostituire da un governo di gente perbene.
C’è la sintesi professionale ed editoriale del prete, del sindacalista, del comunista, del fascistello, del moderato, dell’antifascista, cioè a dire il geopolitologo gettonato fisso dall’informazione due punto Zeta, che enumera le colpe di chi non si arrende obbligando l’altro a difendersi con l’atomica.
E tutto questo circo, questo variegato profilo del Paese Canaglia, questo eminente campionario della peggio inverecondia nazionale, così sporco da affettare a propria giustificazione e promozione i bei sentimenti della canzunciella contro l’invasor, questo scempio civile, questo inemendabile schifo, reclama la fine della guerra che il vassallo dell’Occidente si intestardisce a continuare, incurante del nostro diritto acquisito di scaldarci pagando il giusto le forniture di bloody gas.