Se non ora, quando?L’Italia chieda formalmente scusa agli ebrei per le leggi razziali

Giorgia Meloni ha scelto parole inequivocabili contro l’orrore dei rastrellamenti nazifascisti a Roma 85 anni fa. Adesso è arrivato il momento di chiudere definitivamente la pagina tragica della nostra storia cominciata un secolo fa

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Il 28 ottobre 2022 saranno cento anni dalla Marcia fascista su Roma e il 31 ottobre cento anni dalla nascita del governo Mussolini che è durato fino al 25 luglio 1943, per un totale di 7.572 giorni, ovvero per 20 anni, 8 mesi e 25 giorni di dittatura, di partito unico, di violenza politica, di olio di ricino, carcere e confino per i dissidenti, di colonialismo e di guerre.

Uno dei punti più osceni del ventennio cominciato esattamente un secolo fa è stata l’adozione delle leggi razziali del 1938 e culminate nel rastrellamento di 1259 persone il 16 ottobre 1943, ottantacinque anni fa ieri, al Portico d’Ottavia a Roma, 689 donne, 363 uomini, 203 bambine e bambini. 1023 di loro sono finite ad Auschwitz. Ne sono usciti vivi soltanto in 16.

Un altro migliaio di ebrei sono stati scovati dalla polizia italiana e deportati in Germania durante i nove mesi successivi. Le retate antisemite sono state organizzate dagli italiani, in combutta con i tedeschi, in tutte le principali comunità ebraiche del paese, con gli ebrei condotti alle stazioni ferroviarie di Bologna e Milano per essere deportati ad Auschwitz e in altri lager, dove sono morti quasi seimila nostri concittadini.

Nel 1943, i fascisti si sono messi in proprio e hanno istituito un campo di concentramento italiano, autarchico, sovranista, in provincia di Modena, dove sono stati rinchiusi 2445 ebrei italiani.

Giorgia Meloni ieri ha ricordato con parole inequivocabili la pagina buia della nostra storia scritta il 16 ottobre 1943 a Roma dai nazifascisti, auspicando che quell’orrore serva da monito affinché queste tragedie non accadano più e da memoria per continuare a combattere l’antisemitismo. Meloni, per intenderci, non è Salvini.

La dichiarazione alla stampa della premier in attesa dell’incarico accelera la necessità e l’urgenza di un passaggio formale dello Stato italiano a favore delle vittime delle leggi razziali.

La legislazione antisemita varata dal governo italiano nel 1938 vietava il matrimonio tra italiani ed ebrei. Negava ai cittadini di religione ebraica il diritto di lavorare nelle pubbliche amministrazioni, nelle banche, nelle assicurazioni e di essere proprietari di fabbricati e di terreni al di sopra di un certo valore. Impediva agli ebrei di svolgere la professione di notaio, di giornalista, di professore, di autore di libri scolastici e imponeva forti limitazioni a tutte le professioni intellettuali.

Come ha ricordato Liliana Segre al Senato, nel giorno dell’insediamento del nuovo Parlamento, la legislazione antisemita italiana vietava ai ragazzi ebrei di frequentare le scuole pubbliche.

Liliana Segre è stata applaudita da tutta l’aula quando ha raccontato di lei «bambina che, in un giorno come questo del 1938, sconsolata e smarrita fu costretta dalle leggi razziste a lasciar vuoto il suo banco della scuola elementare».

Questo ricordo della bambina scampata all’Olocausto e le parole di verità pronunciate ieri da Giorgia Meloni costituiscono un’occasione unica per chiudere definitivamente, proprio nell’anno del centenario della presa del potere fascista e del primo premier apertamente di destra della Repubblica, una pagina indegna della nostra storia.

Per questo, come già fece l’accademia italiana nel 2018, sarebbe un gesto di ulteriore serietà, di giustizia e di pacificazione se, d’accordo con il Presidente Mattarella, il prossimo premier Meloni, a nome di tutti i cittadini della Repubblica, chiedesse ufficialmente scusa agli ebrei per le ripugnanti leggi razziali adottate allora dallo Stato italiano.

Con le parole di ieri, Giorgia Meloni ha dimostrato che saprebbe e potrebbe farlo. Il discorso con cui in Parlamento chiederà la fiducia al suo governo sarebbe il momento giusto e l’occasione adatta. Se non allora, quando?

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