IBM ha creato un impero hardware e software tra il 1930 e il 1980, con straordinaria testardaggine e abilità. L’azienda è stata il vero pioniere nell’invenzione dell’informatica aziendale. Questo mezzo secolo le ha permesso di affermare un’egemonia quasi totale nel mercato della tecnologia che è durato per diversi decenni. Questo le ha poi dato l’opportunità di diversificare la propria offerta nel campo dei servizi di consulenza nel corso dei successivi trent’anni. Si tratta di cicli relativamente lunghi coerenti con l’innovazione del secolo scorso, quella della terza rivoluzione industriale nell’automazione dei processi.
Microsoft ha inventato un modello di business che l’ha resa di fatto egemonica alla fine dei primi vent’anni della sua esistenza. La multinazionale ha poi galleggiato in relativa mediocrità per due decenni, e ci sono voluti quasi dieci anni per diventare di nuovo un gigante sotto ogni punto di vista. Prima grazie alla qualità dei prodotti, poi alla qualità della sua governance, alla sua influenza globale, alla sua credibilità e, infine, alla qualità delle sue operazioni. Osserviamo un ciclo di vent’anni tra la metà degli anni Settanta e la metà degli anni Novanta e poi, più recentemente, un ciclo di circa dieci anni per recuperare e riconquistare l’eccellenza. Teniamo a mente queste tempistiche.
Con diversi cicli di supremazie e di marginalizzazione, Apple ha impiegato anche lei trent’anni per trovare il suo modello ottimale e i prodotti che hanno definitivamente lanciato il suo business per renderla, oggi, l’azienda più apprezzata e più valorizzata in borsa al mondo.
Ci sono voluti vent’anni ad Amazon, dalla sua fondazione nel 1994 al 2015, per diventare la prima società di distribuzione per capitalizzazione al mondo, davanti a Walmart. Un ciclo ventennale. Più tardi, ci è voluto meno di un decennio per stabilire Amazon Web Services come il vincitore assoluto nella corsa al cloud hyperscale. Oggi, Amazon continua a correre in testa al plotone degli hyperscaler. Facebook, creata nel 2004, è riuscita ad avere un miliardo di utenti in poco più di otto anni. Questo gli ha permesso di essere davanti a tutti, acquisire i suoi potenziali concorrenti e mantenere un’egemonia assoluta sui social network di prima generazione con, a oggi, oltre 2,8 miliardi di utenti in tutto il mondo.
Google è stata lanciata nel 1998 con un primo investimento di 100.000 dollari, poi un secondo di un milione nel 1999. La società americana si è quotata nel 2005, quindi dopo soli sette anni dalla fondazione, con una valutazione iniziale di 23 miliardi di dollari, affermandosi come primo strumento di search (ricerca) al mondo. In sedici anni, ha poi moltiplicato questa valutazione per otto, grazie a una potentissima strategia di crescita organica e di acquisizioni esterne.
Salesforce, creata nel 1999, ha impiegato meno di dieci anni per diventare la numero uno nel mondo degli strumenti digitali di relazione con i clienti. Per finire la carrellata, TikTok ha sorpreso utilizzatori, mercati e competitor e si è affermata come social network di seconda generazione in soli tre anni, obbligando gli incumbent a rivedere rapidamente la loro offerta per cercare di stare al passo.
Che cosa capire e dedurre da questi esempi? Nel mondo della tecnologia, abbiamo osservato che ci voleva mezzo secolo per diventare egemonici nel XX secolo, che all’inizio del XXI ci volevano solo venti o trent’anni e che ora ce ne vogliono circa dieci, o meno. Dieci anni per creare un gigante, un numero uno al mondo, nell’attuale fase di business delle piattaforme. L’innovazione accelera e i cicli si riducono.
Osserviamo anche che queste stesse società sono oggi per la maggior parte nella top 10 delle maggiori capitalizzazioni sul mercato azionario. Con una valutazione per le prime cinque (Apple, Microsoft, Amazon, Google, Facebook) che è in media di quasi due trilioni di dollari (per la precisione 1700 miliardi al momento della pubblicazione). Dove le prime cinque in Italia, rispettivamente Enel, Stellantis, Intesa Sanpaolo, Eni e Ferrari, in media valgono poco più di 50 miliardi; e le top 5 del CAC40 in Francia, LVMH, Total, Sanofi, L’Oréal e AXA hanno, in media, una capitalizzazione intorno ai 100 miliardi.
La storia recente dimostra che la densità tecnologica sta aumentando drasticamente in ogni settore. Ogni azienda, nel contesto di questa quarta rivoluzione industriale, è costretta a trasformarsi in un’azienda tecnologica per diventare una piattaforma, incrociando strumenti acquisiti da produttori esterni con software sviluppati in proprio.
In ogni settore, il futuro sarà quindi una corsa tecnologica, e non più solo una gara competitiva basata sul miglioramento incrementale di processi tradizionali come è stato in passato.
Da “Lo slancio decisivo” di Carlo Purassanta (Egea), 216 pagine, 18,91 euro