La nuova frontieraTra orologi spaziali e città incastonate nella roccia: come sarà la vita su Marte

Dal cronografo di Omega che segna l’ora “marziana” a Nüwa City, il progetto delle cinque metropoli autosufficienti. Che sia presto o tardi, l’uomo sbarcherà sul pianeta rosso. Conviene, allora, prepararsi a dovere

Ph. NASA

Quando sbarcheremo su Marte? Elon Musk ha puntato inizialmente al 2026 per poi far slittare l’obiettivo di tre anni, al 2029. La Nasa, più prudente ma ugualmente ambiziosa, guarda al 2039 o al 2040. Il “toto date” della prima missione dell’uomo sul pianeta rosso appassiona addetti ai lavori e non, anche se gli ostacoli a un traguardo del genere appaiono spesso insormontabili: servono tecnologie «autoriparanti, capacità logistiche che al momento non abbiamo, motori da reinventare per portare ad un’accelerazione che ci permetta di viaggiare verso Marte in tempistiche molto ridotte rispetto ai sei mesi che ci vogliono adesso, e soltanto quando i pianeti sono allineati in un certo modo», ha spiegato Luca Parmitano, astronauta dell’Agenzia spaziale europea (Esa) e primo italiano ad effettuare un’attività extraveicolare (ricorderete la sua passeggiata spaziale), a Euronews

La missione spaziale Mars 2020, contraddistinta dal lancio del rover Perseverance sulla superficie di Marte, conferma però che l’uomo sta lavorando incessantemente (e concretamente) per riuscire a varcare la soglia del pianeta del sistema solare più simile alla Terra. E il traguardo sembra uscito dalla sfera delle utopie. Molte aziende, quindi, stanno investendo e si stanno portando avanti nell’ottica di equipaggiare al meglio gli astronauti che scriveranno una nuova e indelebile pagina di storia. Un esempio riguarda la collaborazione tra l’Agenzia spaziale europea e Omega (i creatori del primo orologio indossato sulla Luna, lo Speedmaster), che assieme hanno lanciato lo Speedmaster X-33 Marstimer, presentato come il «nuovo orologio spaziale di Omega che tiene traccia del tempo sul Pianeta Rosso». 

Il cronografo da 45 millimetri – con cassa in titanio grado 2 – è alimentato dal calibro Omega 5622, un movimento al quarzo termo-compensato ad alta precisione che ha l’obiettivo di tenere sotto controllo diverse funzioni digitali e analogiche. Lo Speedmaster X-33 Marstimer è stato sviluppato su licenza di brevetto dell’Esa ed è in grado di tener traccia dell’ora e di tutti i fusi orari: sia quelli “terrestri”, sia quelli di Marte. Insomma, un accessorio sviluppato apposta per gli scienziati specializzati nel campo della ricerca spaziale. Su Marte, un giorno è più lungo di trentanove minuti rispetto alla Terra: un margine considerato dello Speedmaster X-33 Marstimer, che include una funzione Mtc che indica sempre la data e l’ora esatta al primo meridiano del Pianeta Rosso. Non manca, inoltre, la bussola solare per scovare il nord sia sulla Terra, sia su Marte. 

Courtesy of OMEGA

Il riscaldamento in vista della “life on Mars” non si limita però a cronografi spaziali. Nel 2015, ad esempio, la Nasa – che sta lavorando anche a tecnologie per produrre cibo per gli astronauti che andranno su Marte – ha lanciato il progetto 3D-printed habitat challenge per premiare i moduli abitativi hi-tech che consentiranno all’uomo di vivere sul pianeta rosso. Parliamo di un futuro lontanissimo, ma prima o poi succederà. Non si tratta semplicemente di creare al computer un modello 3D, ma di considerare una serie di indicatori quali i materiali adatti, lo spessore delle pareti, le temperature (su Marte vanno dai -120°C ai -14°C), la pressurizzazione. A vincere il primo premio sono stati SpaceFactory – un cilindro abitativo sviluppato su più piani – e Zopherus – una sonda mobile che stampa abitazioni modulari molto simili ai glamping in voga sul nostro pianeta. 

Oltre ai singoli moduli abitativi, stanno arrivando anche i progetti di vere e proprie città su Marte. Quello che sta facendo più rumore è stato elaborato dagli architetti dello studio ABIBOO ed è stato battezzato “Nüwa City”. Nüwa, stando alla mitologia cinese, è la divinità femminile che creò l’intera umanità: questo la dice lunga sull’ambizione di un’idea che è stata ufficialmente presentata anche a Elon Musk, alla Nasa e a Virgin Galactic.

 

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Nüwa City consiste in cinque città indipendenti (ognuna potrebbe ospitare tra le duecentomila e le duecentocinquantamila persone), ecosostenibili e autosufficienti dal punto di vista energetico, da costruire su una superficie totale di oltre seicento milioni di metri quadrati. Gli esperti vorrebbero installare il complesso di abitazioni sul terreno scosceso di Tempe Mensa, la struttura geologica di Marte con le caratteristiche morfologiche più simili alla Terra (e con il miglior accesso alle risorse idriche). I rendering mostrano una futuristica città verticale incastonata nella roccia, posizione strategica per ripararsi dalle eccessive radiazioni solari e dai meteoriti. 

Da ABIBOO fanno sapere che Nüwa City avrà spazi dedicati all’allevamento del bestiame, alla produzione di energia solare e di generi alimentari. Inoltre, ci saranno sistemi artificiali per convertire l’anidride carbonica in ossigeno. E, ovviamente, un aeroporto spaziale per i collegamenti con la Terra (voli che, come potete immaginare, avranno costi inizialmente proibitivi). Siete liberi di essere scettici o ottimisti, ma gli architetti hanno annunciato che i lavori dovrebbero iniziare nel 2054 e terminare dopo circa cinquant’anni. Chi vivrà, vedrà. 

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