Su e giù, senza grandi scatti in avanti. Il mercato del lavoro italiano sembra galleggiare, rispecchiando il grande periodo di incertezza internazionale, tra l’inflazione alle stelle e la crisi legata alla guerra russa in Ucraina. Così a settembre 2022, dopo due mesi di cali, l’occupazione è tornata a crescere grazie alla spinta estiva, registrando – secondo gli ultimi dati di Istat – 46mila occupati in più rispetto al mese precedente.
Il tasso di occupazione sale al 60,2 per cento (+0,2 punti). Con l’occupazione che aumenta soprattutto per gli uomini (+34mila), che recuperano quasi tre volte più delle donne (dodicimila in più). E a crescere, a settembre, sono solo i contratti a tempo indeterminato (+82mila). Quanto peso abbia la cassa integrazione su questi numeri, però, non si sa.
L’Istat, con le nuove modalità di conteggio, considera infatti non occupati i lavoratori in cassa se l’assenza dal lavoro supera i tre mesi. Nell’aumento dei contratti stabili, che il mese precedente erano in effetti calati di quasi centomila unità, potrebbe quindi essere compreso il conteggio di chi è rientrato dalla cassa integrazione.
Continuano a calare invece i contratti a termine (ventimila in meno) e tornano a registrare il segno meno anche gli autonomi (sedicimila in meno), che nel mese precedente erano stati gli unici ad aumentare.
Se si guarda alla tendenza annuale, il numero di occupati a settembre 2022 supera quello di settembre 2021 dell’1,4 per cento, pari a 316mila unità in più, di cui 205mila a tempo indeterminato, solo 29mila a termine e 83mila autonomi.
Quanto alle classi d’età, i giovanissimi (15-24 anni) perdono diecimila occupati in un mese. Mentre la crescita maggiore si registra tra i 25 e i 34 anni (+78mila), e a seguire tra i 35-49enni (+18mila). Gli over 50 invece scendono di quarantamila unità in un mese. Il tasso di disoccupazione totale rimane al 7,9 per cento, quello giovanile sale al 23,7 per cento (+1,6 punti). Ma al netto della componente demografica, sono ancora i giovani under 35 a guidare la ripresa dell’occupazione (+6%), con 274mila occupati in più in un anno.
L’incertezza economica è evidente però se si confronta il terzo trimestre con quello precedente, registrando una diminuzione del numero di occupati di ventiduemila unità. Il calo dell’occupazione registrato nel confronto trimestrale si associa alla diminuzione delle persone in cerca di lavoro (-48mila) e alla crescita degli inattivi (+40mila unità).
A settembre, sono cresciuti pure pure i disoccupati che cercano un lavoro e sono diminuiti invece gli inattivi. Sintomo di un mercato prova a riprendersi e a galleggiare, con il Pil che cresce a sorpresa dello 0,5 per cento nel terzo trimestre, grazie in particolare all’effetto propulsivo di un turismo estivo che ha registrato numeri da tutto esaurito. Ma con l’inflazione che ha toccato la soglia dell’11,9 per cento, proprio i consumi interni, insieme alla produzione manifatturiera, sono le voci più a rischio. Con effetti a cascata anche sul lavoro.