«Giada, ma non hai paura che facendo questo tipo di comicità spaventi gli uomini? Beh, è esattamente questo il punto. Non sono mica come una di queste femministe radical chic che “Oh mio dio, mi ha invitato a fare l’aperitivo, poi siamo andati a cena e mi ha invitato a salire a casa sua. Abitava al terzo piano, senza ascensore. E non aveva neanche un mobile di Cassina. Io pensavo mi facesse ascoltare gli album di Battisti, quelli che non ci sono su Spotify, e invece no: voleva fare sesso. Ti rendi conto?”». L’ironia di Giada Biaggi, giovane scrittrice recentemente sbarcata nell’affascinante universo della stand-up comedy, è così: irriverente, senza fronzoli, sfacciata e – tra le righe – ricca di riferimenti culturali non semplici da trovare in questo campo.
Con l’autrice milanese, all’interno del nuovo club di Lynk & Co in corso Venezia 6 a Milano, si è chiusa in bellezza la quarta edizione di Linkiesta Festival: una due giorni densa di appuntamenti, dibattiti e idee per approcciarsi a una realtà in costante evoluzione. La stessa realtà che, in modo ironico e provocatorio, ha provato a dipingere Giada Biaggi con il suo spettacolo di stand-up comedy di sabato 26 novembre.
L’autrice meneghina, da poco in libreria con “Il bikini di Sylvia Plath” (potete leggere un estratto qui), ha parlato di femminismo nell’era di Instagram e TikTok, delle ipocrisie che spesso dominano i rapporti umani e di una Milano moderna, un po’ “tirata” e variopinta, colma di spunti comici ideali per chi – per lavoro o per sana goliardia – vuole far ridere le persone.
«Mi dispiace tantissimo se sono così cinica, ma in questa città ci han provato in tutti i modi a distruggere il romanticismo: vino in lattina, lampadine led nei ristoranti al posto delle candele… non so se sono a un primo appuntamento o a una veglia funebre. E poi questi ragazzi non hanno più la macchina. Io sono femminista ma vorrei un uomo con la macchina: non ho la patente. O fanno car sharing o ti portano casa in monopattino, poi arrivi da loro e scopri che hanno lo smalto sulle unghie. Color tortora, tengono a specificare», ha detto Biaggi nella prima parte dello spettacolo.
Non è mancato il riferimento (sempre divertente) alle spunte blu di Whatsapp: «Posso sopportare tutto. Ma non il visualizzato e non risposto. Per questo io credo che Dante Alighieri, oggi, avrebbe avuto TikTok: questo è il titolo di un corso dello IULM che prima era il titolo di un corso dello IED. Anzi, Dante avrebbe direttamente inventato un girone infernale per chi visualizza e non risponde».
Tra una risata e l’altra, gli ospiti della serata hanno sorseggiato, incuriositi e stupiti, dei cocktail “ultra-low alcol”. Grandi classici della mixology reinterpretati e preparati con l’Atopia Spiced Citrus (uno dei distillati di Atopia), bevanda con lo 0,5 per cento di gradazione alcolica e realizzata con ingredienti naturali: agrumi e spezie distillate con ginepro, arancia, limone, coriandolo e radice di angelica. E per finire, un tocco di fiori d’arancio e assenzio. Gli infusi vengono sapientemente distillati in un pot still di rame con botaniche naturali e la gradazione alcolica così bassa non gli permette quindi essere definito un gin, quanto uno spirit; per avere un’idea, un Atopia & Tonic contiene 75 volte meno alcol di un Gin & Tonic classico!
Il risultato è una bevanda aromatica, speziata e rinfrescante, concepita per rendere l’esperienza del “bere moderato” più arricchente e gustosa. Nell’immaginario collettivo, “low alcol” è un termine spesso associato alla noia, a una serata spenta e ai sapori dolciastri delle bibite gassate. Niente di più sbagliato. Al bancone della sede milanese di Lynk & Co si potevano ordinare tre drink. L’Atopia Spritz, preparato con Atopia Spidec Citrus, Monin sciroppo orange Spritz e Festivo Niasca Portofino. L’Atopia Zero Negroni, con Atopia Spiced Citrus, Monin Bitter e Everleaf Forest. E, infine, l’Atopia & Tonic, con Atopia Spiced Citrus e un’intrigante acqua tonica al lampone e rabarbaro.
Chi sceglie di non bere alcolici non è detto che debba scendere a compromessi: Atopia ci crede e crea i suoi distillati con tecniche artigianali e gli strumenti di una volta. L’Atopia Spiced Citrus, va specificato, è solo una delle tre bevande messe in commercio dal brand inglese. Per chi ama il piccante dello zenzero c’è l’Atopia Rhubarb & Ginger, contraddistinto anche da note di rabarbaro. L’Atopia Hedgerow Berries è invece pensato per chi insegue sapori più dolci: frutti di bosco, rosa canina e spezie, per un aperitivo avvolgente. Cheers!