Sì, sappiamo tutti che il Terzo Polo in Lombardia c’è da mesi, sappiamo bene che lo straordinario lavoro di Italia Viva e Azione in terra lombarda ha già prodotto, in poche settimane di campagna elettorale, un grande risultato, oltre il 10% con picchi clamorosi nel capoluogo e in Provincia, ma in generale ovunque nel nostro territorio. È altrettanto vero che il Terzo Polo in Lombardia e a livello nazionale è nato come unione di due culture liberaldemocratiche, riformiste, strutturatesi da quasi tre anni, con alcune limitate incursioni dall’esterno.
Ciò che sta succedendo ora è invece di natura differente. Un polo che per definizione nasce terzo, ha l’obiettivo (a mio parere l’obbligo, anche per conformità con quanto si racconta agli elettori), di porsi come aggregatore di tutte le personalità, entità, culture politiche, sociali ed etiche che non si riconoscono nel bipolarismo destra/sinistra che tanto caratterizza il dibattito maggioritario, in uno Stato storicamente proporzionale. Se Letizia Moratti, e prima di lei Gabriele Albertini, avessero rotto con la destra-centro per motivazioni, benché valide, riguardanti la gestione della pandemia o del mercato delle mascherine durante i primi lockdown, saremmo stati di fronte a una scelta giustificabile, ma che più aveva a che fare col riposizionamento, con il potere, piuttosto che con il poter fare qualcosa. Insomma col potere come sostantivo e non come verbo.
Letizia Moratti ha rotto con la destra-centro per motivazioni ideologiche. Perché quando il Presidente del Senato dice che non sa se parteciperà o meno al 25 aprile, lei conferma che è una festa di libertà e che parteciperà con orgoglio (peraltro ci provò già anni fa, ma fu respinta proprio da quella sinistra che reputa tale festa di parte, e non vanto dell’Italia intera). Ha rotto con la destra-centro perché strizza l’occhio ai no-vax, perché strizza l’occhio a Putin rendendosi equidistante tra Ucraina e Russia.
Letizia Moratti ha rotto con la destra-centro perché non è rappresentata politicamente e culturalmente da quello schieramento. Da civica indipendente, mai iscritta a partiti di centrodestra, Letizia Moratti ha sposato una cultura liberaldemocratica, riformista, terza. Inoltre, ha guidato un assessorato decisivo in un periodo critico, con grandi meriti, qualità e determinazione. Il suo ottimo lavoro in Regione Lombardia è stato sotto gli occhi di tutti. E non è un caso che molti, anche all’interno del Partito Democratico, la vedano come possibile candidata di una coalizione Terzo Polo/Pd.
Insomma, il Terzo Polo in Lombardia esiste da mesi, ma con questa scelta forte, dirompente, coerente, nasce culturalmente attraverso gli ideali che Italia Viva e Azione portano avanti da anni.
Il Terzo Polo sta lì, nell’area che ha scelto di occupare da tempo. Se qualcuno rompe con la destra-centro per seguire il percorso formatore del partito liberaldemocratico italiano, è una buona cosa, oltre che coerente. Se qualcuno romperà con la sinistra-centro per seguire il percorso formatore del partito liberaldemocratico italiano, sarà altrettanto una buona cosa. Anche in quel caso il Terzo Polo lì starà, come baluardo del centro riformista italiano.