Calabria in fiammeLa preoccupante escalation di attentati incendiari a Fuscaldo

Lo scorso dicembre, nella cittadina tirrenica in provincia di Cosenza, uno scuolabus è stato trovato carbonizzato. Si tratta del quarto “incidente” del genere nell’arco di due mesi. Le forze dell’ordine stanno indagando, in un territorio sempre più inquinato dalle infiltrazioni della criminalità organizzata

Fuscaldo

Uno scuolabus e un camioncino in fiamme, gomme squarciate per un mezzo destinato al servizio di raccolta dei rifiuti, parabrezza e vetri laterali sfondati per altri due scuolabus. Una serie di eventi uniti dal fatto di essere tutti avvenuti a Fuscaldo nel 2022, cittadina della provincia di Cosenza in Calabria, tagliata a metà dalla Statale 18. Avvenimenti che, a oggi, non hanno ancora responsabili e movente. Fatta eccezione per l’incendio del camioncino (parcheggiato nel cortile dell’Istituto comprensivo di Fuscaldo), avvenuto poco dopo quello dello scuolabus, a metà dicembre.

Secondo i primi accertamenti effettuati dai Vigili del Fuoco di Paola, intervenuti sul posto, le fiamme si sarebbero «accidentalmente» propagate dal cassone del mezzo, in cui erano depositati degli aghi di pino. Ma il capitano dei Carabinieri di Paola, Marco Pedullà, contattato da Linkiesta, afferma che il lavoro di indagine sui ogni evento è tutt’ora in corso.

Stessa storia per il Giardino dei giusti inaugurato dal procuratore capo della direzione distrettuale antimafia di Catanzaro, Nicola Gratteri. Gli alberelli, circa trenta, che erano stati piantati nel febbraio 2020 sono stati tagliati lo scorso aprile. Anche in questo caso, gli investigatori stanno cercando i responsabili.

È presto per assegnare una matrice a tali eventi, anche perché gli interessi e i soggetti coinvolti sono molti e di diverse estrazioni. Cresce però la preoccupazione tra chi conosce la storia della costa tirrenica e legge in questa violenza urbana dei chiari messaggi intimidatori. «Conosciamo la pericolosità della criminalità locale: abbiamo avuto quattro di questi “incidenti” in due mesi. Ma colpire lo scuolabus è troppo, significa che la sicurezza dei bambini potrebbe essere a rischio», aggiunge Francesca Perrotta, esponente locale di Italia Viva.

Le fiamme, che hanno dilaniato lo scuolabus, sono divampate nei pressi dell’abitazione del titolare della ditta privata che garantisce il servizio di trasporto. Il rogo si è consumato tra le abitazioni, appiccato con la totale non curanza delle gravi conseguenze che avrebbe potuto avere. La carcassa fumante dello scuolabus è stato successivamente rimossa, mentre il sindaco Giacomo Middea ha stigmatizzato l’accaduto, esprimendo apprensione per la situazione. «Ancora non sappiamo se l’incendio sia di natura dolosa, ma dubito si tratti di autocombustione. Seguirò passo dopo passo la vicenda, anche se questo conferma l’urgenza di avere più forze dell’ordine dispiegate nella zona di Fuscaldo», afferma il primo cittadino.

Al di là delle cause non ancora accertate, la zona tirrenica della Calabria è storicamente un territorio caldo, con una passato spesso inquinato da episodi malavitosi molto simili a quelli appena raccontati. E la matrice, certificata dalle indagini, è una sola: quella ’ndranghetista. “Tela del Ragno“, il maxi processo alle cosche di ’ndrangheta del Tirreno cosentino, conclusosi nel 2021, ha svelato infatti la presenza di alcune consorterie operanti nella zona di Fuscaldo nei primi anni 2000. Fenomeni isolati, secondo la Dda, che tuttavia non esentano la cittadina dalle influenze delle famiglie più forti. Su tutte, secondo le indiscrezioni rilasciate a Linkiesta da un collaboratore di giustizia dissociatosi dall’organizzazione criminale calabrese, le ’ndrine Martello-Scofano-Ditto e Serpa (tra loro contrapposte) risulterebbero tutt’ora le reggenti sul territorio.

«La zona è instabile da molti anni, e inoltre, negli ultimi mesi, è aumentato il fermento perché il boss Franco Muto è stato ufficialmente incarcerato», dice il pentito, che per sicurezza è tutelato dall’anonimato. Muto è l’anziano e indiscusso capo dell’omonima cosca di Cetraro, che a metà settembre 2022 ha varcato le soglie del carcere di Cosenza. I carabinieri, infatti, hanno dato esecuzione alla sentenza definitiva emessa dalla Corte di Cassazione nell’ambito dell’inchiesta “Frontiera”.

Uno scenario che certamente condiziona la prospettiva di analisi degli attacchi avvenuti nella cittadina. A dire se tali gesti siano collegati ad attività criminali, ora saranno gli inquirenti. Impegnati a valutare tutte le piste, in quanto il destinatario delle intimidazioni potrebbe essere sia il Comune di Fuscaldo (ente istituzionale di riferimento), sia la società vincitrice del bando per il servizio di trasporto scolastico e proprietaria dei mezzi, la Duo service srl.

L’azienda cosentina si è aggiudicata l’appalto battendo, con una proposta economicamente più conveniente, la concorrente Centopercento servizi srl e la Acampora Group srls (esclusa dalla gara previa analisi della documentazione prodotta). Le prime due sono società consolidate, che da anni si contendono i vari servizi scolastici dei comuni limitrofi a colpi di ricorsi amministrativi e scontri giuridici.

Quanto alla pista malavitosa. «Ci sono i figli delle famiglie di ’Ndrangheta che frequentano le scuole del territorio, comprese quelle di Fuscaldo. Questo fattore non deve essere sottovalutato», svela il pentito. Tante le incognite. Troppo poco, invece, il tempo. Soprattutto quando di mezzo c’è la sicurezza dei bambini.

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