Morire per Kyjiv, oppure noLa ridicola spaccatura nell’opinione pubblica sulla guerra all’Ucraina spaventa anche Giorgia

La premier sa che politicamente il problema non sono le posizioni degli alleati Berlusconi e Salvini, ma l’afflato filoputiniano che c’è tra gli elettori del centrodestra e nel suo stesso partito

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Nessuno poteva immaginare che Giorgia Meloni tornasse a Roma accolta dalle fanfare e dagli applausi per la sua visita a Kyjiv. Nessuno poteva pensare che bastasse dire che l’Italia e le nostre aziende si sono assicurate il ruolo di protagonista nella ricostruzione dell’Ucraina. Nessuno può gioire per il fatto che questa maledetta e sanguinosa guerra scatenata da Putin duri a lungo, non si veda un piano di pace degno di questo nome, a prescindere da chi – gli ucraini – deve accettarlo. Nessuno può rimanere tranquillo quando dall’altra parte c’è una potenza nucleare in mano a un macellaio.

Bene, nessuno, con tutti gli eccetera del mondo, ma quello che è veramente assurdo è il teatrino politico mediatico che si è scatenato. Ora, che piaccia o no Meloni, e su come la pensi Linkiesta non ci sono dubbi, è la grancassa che batte nella nostra piccola Italia a essere un fastidioso rumore di fondo di fronte a quello che c’è in ballo ed è successo in queste ore tra Varsavia e Kyjiv con la visita del presidente Joe Biden e le parole bugiarde del padrone del Cremlino.

Sembra che il vero problema sia Volodymyr Zelensky e il fatto che lui abbia invitato i nostri “pacifisti” putiniani, come Silvio Berlusconi, a venire in Ucraina a vedere come sono ridotte le città bombardate. E quanto sia facile parlare quando nessun carro armato ti ha sventrato la casa e ucciso i tuoi cari. Certo, anche il Cavaliere bambino era sfollato durante la guerra, quindi sa di cosa si stia parlando. Per fortuna che a difenderlo c’è la portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, che blatera di «un ennesimo attacco di rabbia impotente di Zelensky contro Berlusconi perché questi ha ricordato al regime di Kyjiv del Donbas».

Ma lasciamo perdere Berlusconi, che non stringerebbe la mano a «questo signore», Zelensky, che il suo amico Vladimir voleva sgozzare e mettere al suo posto delle «persone perbene». Lasciamo perdere pure la Lega: ieri il capogruppo Massimiliano Romeo ha ricordato che non è il caso di continuare con il linguaggio guerrafondaio, che bisogna dare una chance alla pace e non farla dipendere da Zelensky, della serie “caro Volodymyr, alza le mani e consegnati”. Come se quello che è accaduto e sta accadendo non contasse nulla.

Il vero problema per Meloni non è Berlusconi e nemmeno Matteo Salvini – che per il momento sta zitto ma tutti sanno che la pensa esattamente come il Cavaliere. Starete pensando, ma come non è questo il problema. Sono gli alleati. Il punto è invece la spaccatura nell’opinione pubblica italiana sul conflitto in Ucraina, con una tendenza negativa, contraria, anche tra gli elettori del centrodestra e dello stesso partito della premier.

Questo sì che è un problema per la premier: dire che gli interessi degli ucraini coincidono con i nostri, come ha fatto lei, passa per livelli complessi, non del tutto lineari rispetto alla vita quotidiana degli italiani. Passa per le parole «libera» e «democrazia» che Biden ha usato, se volete anche retoricamente, a Varsavia. Parole con cui apparentemente non si mangia ma che sono il presupposto per tenerci stretta la società e la vita che abbiamo, brutta o bella che sia, ma senza dubbio migliore di quella in cui vivono i russi o i cinesi. Se poi qualcuno vuole fare a cambio, si accomodi. Ci deve pure essere un motivo per cui milioni di persone dall’Asia e dall’Africa sono venuti e vogliono venire in Europa, compresi gli ucraini, così come è successo per i polacchi, per gli abitanti dei Paesi baltici e dell’ex dominio sovietico.

È questa la forca caudina che preoccupa Meloni. Non è un caso che appena scesa dal treno a Kyjiv abbia detto di essere lì «per aiutare gli italiani a capire». «Farò quel che posso per trasferire a ogni italiano l’importanza della nostra scelta. Non possiamo guardare dall’altra parte, anzi sarebbe stupido», ha precisato durante la conferenza stampa accanto a Zelensky. Il quale avrebbe preferito non rispondere alle domande dei giornalisti su Berlusconi. Ha ripetuto due volte «cosa volete che aggiunga dopo quello che ha detto Giorgia?». Ma i giornalisti devono pur fare il loro lavoro e hanno insistito. Il traduttore ha perso l’attimo e a tradurre in inglese l’ennesima domanda ci ha pensato la Meloni, con la postilla velenosa «faccio pure il presidente operaio», che è una delle auto definizioni che il Berlusconi premier dava di se stesso. A quel punto Zelensky non si è trattenuto, ma non credo abbia messo in imbarazzo la premier italiana. Ovvio che Meloni avrebbe preferito che tutto filasse liscio, era però l’occasione per mandare un messaggio ai suoi alleati.

C’è una linea rossa che non devono superare: il sostegno all’Ucraina era un punto centrale e dirimente del programma di governo “votato dagli italiani”. Va bene che Meloni ci mette il carico sovranista di identità e patriottismo come fanno i polacchi. Che deve accreditarsi con Washington dove si recherà ad aprile. Va bene pure che sulle questioni interne non stia brillando. E si trova con le mani legate per quanto riguarda l’invio di armi (dipendesse da lei manderebbe tutti gli aerei di combattimento che ci sono in Occidente). Ma sulla politica estera Berlusconi e Salvini non devono metterle i bastoni tra le ruote perché su questo è disposta ad aprire una crisi di governo.

Sa che questo pericolo non c’è perché gli alleati non hanno alternative e al governo stanno comodi, con tutte le nomine che ci sono da fare e i soldi da gestire con il Pnrr. Rimane il problema di quella parte di italiani, per svariati motivi, dai più nobili ai più prosaici, che non vogliono morire per Zelensky e gli ucraini. Convincerli non è facile, se poi ci si mette di mezzo pure Berlusconi e si fa credere che tutti i nostri mali vengono da «questo signore» che non ha preso un passaggio per fuggire e ha osato sfidare lo zar.

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