Nel suo libro pubblicato nel 2019, “For the Record”, l’ex primo ministro britannico David Cameron ricorda la sua grande soddisfazione per l’introduzione nel Regno Unito del matrimonio tra persone dello stesso sesso (2014). Il premier conservatore non nasconde che quella è stata una delle battaglie più combattute nel suo governo e nel suo partito, in cui ha rischiato di perdere pezzi importanti. «Uno venne anche in ospedale, prima di un mio intervento chirurgico, e strappò la tessera. Ma non ho assolutamente rimpianti, è una delle cose di cui sono più orgoglioso». In quel periodo si era formato il gruppo “Freedom to Marry”: tra i firmatari c’erano l’allora sindaco di Londra Boris Johnson, il ministro dell’Educazione Michael Gove e il ministro cattolico dei Trasporti Patrick McLoughlin. Erano il partito dei Tories, gli stessi che avevano creato il gruppo europeo dei Conservatori, quello in cui oggi sono iscritti gli eurodeputati di Giorgia Meloni e che è guidato dai polacchi.
La destra non è tutta uguale. La destra in Europa ha tante sfumature sui diritti delle coppie omosessuali che vogliono crescere i loro figli in una famiglia omogenitoriale. Un’altra cosa è la maternità surrogata, volgarmente chiamata utero in affitto dalla destra italiana per paragonarlo a un reato infame come la pedofilia. Fino ad arrivare al vicepresidente della Camera Fabio Rampelli, che usa espressioni reazionarie e medievali per dire che i gay «spacciano» come loro figli bambini che in realtà non lo sono. Senza sapere che nella quasi totalità dei casi il padre o la madre sono effettivamente coinvolti nella procreazione assistita o nella gestazione della gravidanza. Vicenda umana che accade a tanti genitori «normali» che non spacciano. In quelle parole trasuda odio, idiosincrasia culturale e personale, distanza dal vero problema, che non è se sia giusta o meno la maternità surrogata e pagata da chi può permetterselo (anche una parte del mondo femminista e progressista è contrario). Il punto è un altro: il riconoscimento dei diritti di quelle bambine e di quei bambini a prescindere dal modo in cui sono venuti al mondo.
Ma questa è la destra italiana, bellezza, quella che ha la maggioranza in Parlamento, che ha respinto il certificato europeo di filiazione, facendone una bandiera fino a proporre di fare della maternità surrogata un reato universale. Si compatta l’elettorato, si cerca di far dimenticare le cose che il centrodestra non sa fare, si prova a nascondere il ricordo del naufragio a pochi metri dalla spiaggia di Cutro.
È una destra che ha messo la museruola ai laici e ai liberali, se mai ce ne fossero stati e ce ne siano dentro Forza Italia. Con qualche accenno di autonomia intellettuale espresso dal solito bastian contrario Giorgio Mulè. E il lampo “sovversivo” di Francesca Pascale alla manifestazione di sabato a Milano: l’ex fidanzata di Silvio Berlusconi, ora della cantante Paola Turci, dice che voterà per il partito di Elly Schlein, dopo aver vissuto dieci anni nella regia di Arcore e aver inventato «meno male che Silvio c’è».
È la destra, quella italiana a trazione leghista e Fratelli d’Italia, che ha un’origine culturale diversa rispetto a quella di molti Paesi europei.
Diversa da quella scandinava, inglese, francese e perfino spagnola. La prima legge sulle unioni civili venne approvata ventitré anni fa in Catalogna, all’epoca guidata da un partito non solo di destra ma perfino democristiano. Dopo fu la volta di Madrid, governata dai Popolari. Oggi la gran parte delle comunità autonome in Spagna hanno leggi sulle coppie omosessuali. Anche l’ex premier José María Aznar aveva proposto una legge nazionale sulle unioni civili. Non andò a buon fine, anche per la mobilitazione della Chiesa spagnola, ma i tempi erano maturi nell’opinione pubblica, che votava a destra. Fu il socialista José Luis Rodríguez Zapatero che forzò la mano alla Spagna cattolica: il 30 giugno 2005 il parlamento spagnolo approvò il matrimonio omosessuale con i voti, oltre che dei socialisti e dei partiti di sinistra che sostenevano il governo, dei deputati del gruppo misto, degli indipendentisti baschi, dei nazionalisti conservatori della Catalogna e persino di una parte dei Popolari. Nel settembre del 2016 l’ex sindaco della città di Vitoria, Javier Maroto del Partido Popular, si è sposato con il suo compagno. Il presidente Mariano Rajoy e importanti componenti del governo sono andati alle sue nozze.
La destra italiana, in particolare Fratelli d’Italia, è ancora legata al passato, alle destre più radicali. Alle destre polacche, ungheresi e dell’est, contribuendo a quella cortina di ferro sui diritti civili. Meloni vuole ribaltare l’asse di potere a Bruxelles con l’alleanza tra i suoi Conservatori e i Popolari, che oggi hanno due donne di punta come Ursula von der Leyen e Roberta Metsola. La presidente maltese del Parlamento europeo, nel suo discorso di insediamento, ha assicurato che la comunità Lgbtiq può contare sulla «casa» comune europea, così come tutti coloro che sono «discriminati a causa della loro religione, colore della pelle o identità di genere».
La von der Leyen è stata in prima fila a sostegno della proposta della Commissione europea per armonizzare le norme di diritto internazionale sulla genitorialità. Per la Popolare tedesca, delfina di Angela Merkel, i genitori dello stesso sesso e i loro figli dovrebbero essere riconosciuti come una famiglia in tutti gli Stati membri dell’Unione. «Siamo orgogliosi delle nuove norme che presentiamo sul riconoscimento della genitorialità nell’Ue. Vogliamo aiutare tutte le famiglie e i bambini in situazioni transfrontaliere. Perché se sei genitore in un Paese, sei genitore in ogni Paese», ha scritto su Twitter.
È l’Europa della destra moderna che Vladimir Putin odia tanto e considera moralmente decadente. Lo spread tra l’Italia e il resto d’Europa non è, evidentemente, solo quella del rendimento dei titoli di Stato.