FELICITÀ A MOMENTI E FUTURO INCERTO
Nel 2022, i lavoratori americani hanno raggiunto i tassi più alti di soddisfazione sul lavoro dal 1987. Quelli che hanno dichiarato di essere felici del proprio lavoro sono il 62,3%, più di tre punti sopra il 2021, oltre cinque punti più del 2020. Secondo il Wall Street Journal, il record si deve a due fenomeni post pandemia: la qualità del lavoro è migliorata con l’aumento dei salari e della flessibilità e i lavoratori hanno cambiato lavoro più facilmente dimettendosi da aziende che non erano in linea con le proprie esigenze e passando a posizioni più adatte ai loro desiderata.
Tutto ok? Mentre il dibattito americano sul mercato del lavoro era denso di preoccupazioni tra Great Resignation e quiet quitting, i risultati del sondaggio condotto dal Conference Board mostrano che una buona percentuale dei dipendenti si sente felice dove si trova. I più felici sono quelli che hanno cambiato lavoro e che lavorano in una dimensione ibrida, un po’ a distanza un po’ in presenza.
Non proprio Il sondaggio americano è stato condotto in realtà a novembre. Da allora, in realtà, sappiamo che molte aziende americane hanno licenziato migliaia di dipendenti. E anche che molti manager hanno imposto il rientro in ufficio e l’addio al lavoro da remoto. Tra le preoccupazioni economiche con i prezzi alle stelle e le paure per la sicurezza del proprio posto, queste percentuali di soddisfazione sul posto di lavoro già ora potrebbero in realtà essere più basse. È quello che è successo dopo la recessione del 2007-2009, quando la soddisfazione sul lavoro precipitò al 42,6 per cento. E i timori di una recessione certo ora non aiutano.
I pentiti Questo è quello che accade negli Stati Uniti. Ora andiamo all’Italia, dove pure si è registrato un aumento delle dimissioni, anche se non è stato “Great” come quello americano. Secondo una ricerca del Politecnico di Milano, nell’ultimo anno quasi la metà dei lavoratori italiani ha cambiato lavoro (46 per cento) o sta facendo colloqui (55 per cento) – percentuale che sale al 77 per cento tra gli under 27 – ma il 41 per cento si è già pentito e vorrebbe tornare indietro. È quello che negli Stati Uniti chiamano “Great Regret”, che coinvolgerebbe fino all’80% di quelli che hanno cambiato lavoro. Ma se negli States tocca soprattutto la Gen Z, in Italia i pentiti sono invece gli uomini e le persone con più di 50 anni.
- Hai voluto la bicicletta? Le motivazioni principali sono legate alla difficoltà di ricollocarsi dopo aver abbandonato il lavoro senza un’altra offerta al momento delle dimissioni e una rivalutazione, in positivo, del vecchio lavoro una volta usciti.
Lavorare m’affatica Oltre all’aspetto economico che è diventato centrale ovviamente con i prezzi che crescono – come viene fuori anche dalla ricerca Employer Brand di Randstad –le principali motivazioni per cui si cambia lavoro sono una migliore conciliazione con la vita privata, maggiori possibilità di crescita professionale e anche i benefit non materiali come le buone relazioni con i colleghi o con i capi. Insomma, in fondo si desidera essere felici al lavoro.
Spoiler D’altronde, oggi solo il 7 per cento (circa 1,3 milioni) dei lavoratori italiani dichiara di essere «felice». E solo l’11 per cento sta bene su tutte e tre le dimensioni del benessere lavorativo: psicologica, relazionale e fisica. Il 42 per cento dei lavoratori ha avuto almeno un’assenza nell’ultimo anno per malessere psicologico o relazionale.
- Una via di mezzo no? Non è un caso che in Italia si contino 2,3 milioni di quiet quitter, quelli che si limitano a fare il minimo indispensabile senza essere coinvolti emotivamente nelle attività lavorative, perché non si sentono valorizzati nel proprio talento e hanno deciso così di «spegnersi», utilizzando al minimo le proprie energie sul lavoro. All’estremo opposto, ci sono circa 1,1 milioni di job creeper, che non riescono a smettere di lavorare, anche nei momenti in cui si dovrebbero dedicare alla vita privata.
NON È RECESSIONE (FORSE)
Cauto ottimismo È quello che guida le previsioni economiche di primavera pubblicate oggi 15 maggio dalla Commissione europea. Bruxelles ha aumentato le stime di crescita, rispetto a febbraio. Ma sul fronte della tenuta dei conti pubblici, la Commissione continua a essere molto prudente sulle prospettive italiane.
«Proiettiamo per l’Italia la crescita più alta tra le maggiori economie europee», ha detto il commissario all’Economia Paolo Gentiloni. «L’Italia ha avuto una crescita negli ultimi tre anni pari al 12 per cento, molto significativa, che certamente era successiva a una crisi del -9 per cento durante la pandemia».
Per l’Italia la previsione è di una crescita dell’1,2 per cento e dell’1,1 per cento, in leggero aumento rispetto alle stime pubblicate in inverno. Preoccupa però ancora il debito italiano: sarà del 140,4 per cento del Pil nel 2023 e del 140,3 per cento del Pil nel 2024.
Bruxelles specifica che la sua stima sul debito per il 2024 non tiene in conto le promesse del governo Meloni di ridurre le imposte, per ora non sufficientemente dettagliate. Si prevede inoltre un aumento dell’assorbimento del Pnrr. In Italia l’inflazione è attesa quest’anno al 6,11 per cento e nel 2024 al 2,9 per cento. Nel frattempo, la Commissione europea ha pubblicato linee-guida che i governi dovranno seguire nel presentare la legge di bilancio del 2024, in attesa delle nuove regole del Patto di stabilità.
Pagelle Venerdì 19 maggio, intanto, arriva il rating di Moody’s. La scorsa settimana Fitch ha lasciato invariato il rating sovrano dell’Italia a BBB, due livelli sopra la categoria «junk». L’outlook è stabile. Domani in Italia viene anche pubblicato il dato sull’inflazione finale di aprile.
Agenda europea Oggi si riunisce l’Eurogruppo, domani l’Ecofin. L’Italia sarà osservata speciale per la mancata approvazione della riforma del Mes: Roma sarebbe disposta alla ratifica in cambio di una maggiore flessibilità sul Patto di stabilità.
RIECCO IL DECRETO LAVORO
L’esame del decreto lavoro per la conversione in legge è partito dalla Commissione lavoro del Senato. La relatrice è Paola Mancini di Fratelli d’Italia.
- Calendario audizioni Domani si terrà l’audizione dei sindacati, dei rappresentanti del terzo settore e delle associazioni di categoria. Mercoledì attesi, tra gli altri, Coldiretti, i rappresentanti degli professionisti e dei consulenti del lavoro. Giovedì sarà il turno di Inps, Inail, Anpal e Inapp.
Considerazioni a freddo Lucia Valente su Lavoce.info scrive che con il decreto lavoro l’agenzia delle politiche attive Anpal sarebbe ormai ai titoli di coda, essendo stata ridimensionata solo a un ruolo consultivo. Un «inutile doppione», dice. Si ridimensiona anche il ruolo del programma Gol e dei centri per l’impiego, mentre si rafforza la cooperazione pubblico-privato. Secondo un sondaggio di Ipsos, il decreto piace a un italiano su due. Divide la scelta di vararlo il primo maggio.
Allegati Il disegno di legge messo a punto per accompagnare il decreto contiene novità anche in materia di ammortizzatori sociali: nel caso di contratti fino a sei mesi, il lavoratore in cassa integrazione non perderà tutto l’assegno ma solo per le giornate effettivamente lavorate. Un modo per favorire il reimpiego, ma anche l’emersione dei lavoretti in nero.
Prossime tappe Al secondo appuntamento della mobilitazione dei sindacati a Milano, il segretario della Cgil Maurizio Landini, contestato dagli studenti in tenda, ha detto che è giusto rifiutare lavori sottopagati. Prossimo appuntamento: 20 maggio a Napoli.
DIAMO I NUMERI
The crisis is on the table Dopo la richiesta del Sole 24 Ore per l’accesso ai dati sulle crisi aziendali aperte al Mimit (ex Mise), ora conosciamo i numeri e i nomi delle aziende coinvolte. In tutto sono quasi 42mila i lavoratori coinvolti nei 34 tavoli di crisi ancora attivi, senza considerare i 23 relativi a crisi in fase di monitoraggio, ritenuti cioè in progressiva risoluzione. La siderurgia domina la scena con 15mila lavoratori in bilico (12mila solo per l’ex Ilva), ma hanno un’incidenza significativa anche gli elettrodomestici con i 4mila addetti di Whirlpool, l’automotive (3mila), l’elettronica (2.900), i call center (2.100) e l’aerospazio (1.600).
E aspettiamo Dovrebbe essere firmata nelle prossime ore l’intesa definitiva tra Ita e Lufthansa. Nonostante il 12 maggio sia scaduta la proroga concessa dal Tesoro, si stanno mettendo a punto gli ultimi dettagli. Pesano le cause degli ex dipendenti Alitalia che chiedono di essere assunti dalla compagnia pubblica italiana e i dubbi del governo sul ruolo di Fiumicino.
Mi si nota di più se… Meloni vorrebbe uscire dall’accordo sulla Via della Seta, ma non sa ancora come. Il rinnovo dell’accordo firmato nel marzo 2019 dal governo gialloverde di Giuseppe Conte è automatico dopo cinque anni a meno che una delle due parti non comunichi all’altra il suo strappo tre mesi prima, cioè entro fine anno. Secondo Bloomberg, il governo italiano avrebbe rassicurato gli Usa sull’uscita dal patto con la Cina.
Caro affitti Dopo le manifestazioni degli studenti in tenda, il governo ha sbloccato i 660 milioni del Pnrr per gli alloggi universitari con un emendamento che stabilisce «l’immediata operatività» delle misure. L’obiettivo è realizzare 52.500 posti letto in Italia. In realtà di immediato non c’è niente. Ci vorranno almeno tre anni.
- Il problema del Pnrr italiano sono anche e soprattutto gli 80mila mini-appalti che valgono meno di 70mila euro.
COSE DI LAVORO
Porte aperte In base al decreto Cutro, i lavoratori extracomunitari formati nei Paesi di origine hanno un canale privilegiato di ingresso, non condizionato ai tempi di emanazione del decreto flussi. La modifica è stata fortemente voluta da Confindustria.
Pinkwashing La Goldman Sachs ha accettato di pagare un risarcimento di 215 milioni di dollari per mettere fine a un’azione legale in cui la banca è accusata di sottopagare sistematicamente le donne. L’istituto ha firmato l’accordo con i legali di circa 2.800 lavoratrici, evitando così il processo che però avrebbe rappresentato un’occasione unica per osservare da vicino le discriminazioni di genere nella finanza americana. Negli Stati Uniti, le sei banche più grandi sono sempre state guidate da uomini e da tempo le donne denunciano trattamenti scorretti e carriere bloccate.
Servono lavoratrici L’India ha superato la Cina come Paese più popoloso del mondo, ma uno dei principali ostacoli per godere dei potenziali benefici di questo primato è l’insufficiente rappresentanza delle donne nella forza lavoro indiana.
Tempo sprecato Due giorni di lavoro alla settimana persi tra riunioni, call ed email. Tanto costa ai lavoratori, secondo una recente analisi di Microsoft, il flusso di comunicazione con colleghi e superiori, che risucchia ore a milioni di lavoratori ogni giorno.
Che mi metto? Sono crollati i confini tra lavoro e vita privata. E così non distinguiamo più neanche gli outfit destinati a dentro e fuori l’ufficio. Dopo la pandemia, un aspetto a cui non possiamo più rinunciare è il comfort. «Ci siamo abituati a non indossare una scarpa a punta stretta o un pezzo di sartoria che ti taglia in vita quando siamo seduti», dice la personal stylist Henry Wilfrid al Financial Times.
Per oggi è tutto.
Buona settimana,
Lidia Baratta
Save the date Il 21 e 22 maggio ritorna il Festival di Gastronomika. Parleremo anche del lavoro nel mondo della ristorazione e del perché non si trovano cuochi e camerieri. Vi aspettiamo! Qui per iscriversi.
INFO DI SERVIZIO: La prossima settimana Forzalavoro sarà inviata martedì 23 maggio.
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