I conti con il passatoI caduti della Grande Guerra e la memoria degli italiani

Nel suo ultimo romanzo, “Il segreto del tenente Giardina” (Rizzoli), Giovanni Grasso racconta la storia di due giovani alla ricerca di storie familiari risalenti al primo conflitto mondiale

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All’uscita del cimitero, si era imbattuta nella grande lapide di epoca fascista, sormontata da aquile e angeli con espressione lugubre, che ricordava i caduti di Tivoli nella Grande Guerra. Un senso di malessere l’aveva colta. Lei, la retorica, specie quella bellica, l’aveva sempre aborrita. Il nonno Aldo, peraltro, era stato un fiancheggiatore dei gruppi della Resistenza romana, e le aveva insegnato sempre a diffidare di dittatori e dittature, che usano la morte, il sacrificio e il senso del dovere come pretesti per conculcare le libertà e i diritti altrui. D’altro canto, le sembrava doveroso sopportare il disagio di fronte a quella lista infinita di morti, alcuni appena ventenni, per la Patria. Aveva cominciato a scorrere i nomi dei caduti, alla ricerca di quello del bisnonno. Se, come raccontava sempre la nonna, era caduto da eroe il suo nome doveva pur stare inciso lì da qualche parte. Aveva letto e riletto più volte i nomi, ma nulla: quello del bisnonno non c’era. Lì per lì aveva scosso la testa, supponendo un errore, una svista, dovuti all’incuria e all’inefficienza di qualche burocrate. Ma poi questa circostanza l’aveva messa in allarme e aveva cominciato a temere che il raggiungimento della verità auspicata da nonna Nietta non sarebbe stato così facile.

Era agitata e pensierosa. Uscì dalla vasca fumante, indossò il morbido accappatoio di spugna bianca e si fasciò i capelli con un asciugamano. La sua attenzione fu attratta dalla vecchia scatola di latta che sembrava guardarla, con aria di sfida, dal centro del letto.

«Eh, nonnina cara, che bello scherzo che mi hai tirato» disse fra sé e sé, mentre tirava via il coperchio.

Rovesciò il contenuto sul letto. Cominciò a esaminarlo. C’erano le copie, quelle più antiche in carta carbone e quelle successive fotostatiche, delle numerose lettere dattiloscritte che i nonni avevano mandato a più riprese al ministero della Difesa, allo Stato Maggiore dell’Esercito, all’ufficio storico delle forze armate, a Onorcaduti, la direzione del Ministero che si occupa dei monumenti e dei cimiteri di guerra. Da uno di essi ricavò, appuntandoli a matita su un quadernetto, i dati anagrafici del bisnonno: nome, cognome, data e luogo di nascita, nonché le informazioni militari: immatricolazione, assegnazione, data di morte. Quest’ultima, in effetti, era di appena una settimana posteriore alla nascita di nonna Antonietta.

Nella scatola c’erano anche delle cartoline del bisnonno alla moglie Assuntina, scritte con calligrafia accurata e in ottimo italiano. Luce aveva sempre saputo che il bisnonno era analfabeta e dedusse che a scrivere quelle lettere, così tenere e schiette nei contenuti, fosse stato qualche compagno d’arme del bisnonno. Si perse per qualche minuto nella lettura delle cartoline senza riuscire a trattenere la commozione. […]

Osservò la foto del bisnonno e della bisnonna, con in braccio un fagottino, che doveva proprio essere Nietta. La capovolse e la data scritta a matita sul retro non le lasciò dubbi in proposito, coincideva con la data di nascita della sua adorata nonnina.

L’ultimo documento che esaminò era contenuto in una busta, ingiallita dal tempo, indirizzata a sua bisnonna Assuntina, all’indirizzo di Tivoli. L’aprì. Dentro vi era un foglio di carta velina, dove vi era scritto, con calligrafia elegante:

Gentile Signora Assunta,

con enorme dolore personale, sono a comunicarle la scomparsa in battaglia di suo marito. Era tra i miei migliori uomini, ha combattuto sempre con coraggio e fierezza e posso dirle che ieri è morto da eroe. Mi parlava sempre di lei e della vostra figlioletta appena nata con amore e nostalgia. Raramente ho incontrato persone così buone e così oneste. Lei e sua figlia Antonietta porterete per sempre questo enorme dolore dovuto alla sua perdita. Ma verrà un giorno in cui sarete fiere di lui e del suo sacrificio per la Patria. Finita la guerra, se Dio vorrà, potremo incontrarci e parlare di Lui. Vi porgo a nome di tutta la compagnia e mio personale i sensi del mio più sentito cordoglio.

F.to Tenente Gaetano Giardina,

11 agosto 1916

© 2023 Rizzoli

Da “Il segreto del tenente Giardina” (Rizzoli), di Giovanni Grasso, pp. 224, euro 19

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