Quando uscì Una nuova speranza molti addetti ai lavori erano convinti che si trattasse di un bidone. Per tutta la durata della produzione «alla Fox sul progetto regnava l’apatia», e molti dirigenti erano «totalmente sfiduciati riguardo al film o al regista». Incredibile ma vero: la loro unica speranza era «che la cosa finisse». Un dettaglio eloquente è che quando le risorse cominciarono a scarseggiare, Lucas dovette attingere ai guadagni che aveva ricavato da American Graffiti (un altro successo del tutto inaspettato). Senza quell’infusione di liquidità personale il progetto avrebbe seriamente rischiato di crollare. Il pessimismo generale non nasceva solo dal carattere insolito di tutto il progetto (Droidi?! La Forza?! Un vecchio di nome Obi-Wan?! Impersonato da Alec Guinness?! Spade laser?). E anche quando il board della Fox vide finalmente un primo montaggio, «niente applausi, nemmeno un sorriso. […] Eravamo davvero depressi».
Ancora nelle ultime fasi, lo stesso Lucas «pensava che il film non avrebbe avuto successo». Tutti alla Fox la vedevano così: «Il consiglio d’amministrazione non ci credeva neanche un po’». La conferma è che a Natale uscì un solo trailer, che fu riproposto soltanto una volta, a Pasqua.
Incredibilmente, la Fox sembrava convinta che il film non valesse (in senso letterale) la pellicola su cui era stampato: fece tirare meno di cento copie, il che creò grandi problemi quando il film iniziò a richiamare folle. Uno dei più ottimisti, Lucas, immaginando che ai giovani potesse piacere, previde 16 milioni d’incassi, che era più o meno la media dei film Disney; secondo lui le possibilità di superare significativamente questa soglia erano «una su un fantastiliardo».
Persino dopo il travolgente successo, Lucas continuò a ripetere: «Mi immaginavo solo di andare in pari, il resto ancora non me lo so spiegare». Marcia Lucas, all’epoca sua moglie e stretta collaboratrice, aveva previsto che facesse meglio New York, New York di Martin Scorsese (al cui montaggio aveva partecipato). Persino le sale cinematografiche, il cui mestiere è sapere cosa piace alla gente, rimasero caute. La Fox confidava in 10 milioni di anticipi, ma ne ottenne molto meno: un misero milione e mezzo. Per loro il film più promettente di quell’estate era L’altra faccia di mezzanotte, e le sale erano state avvertite che se lo volevano avrebbero dovuto prendere anche il film di Lucas.
Eppure l’operazione di marketing rischiò di naufragare. Se non lo fece, è anche merito del lavoro instancabile di Charley Lippincott. Amico di Lucas e convinto fautore del progetto, Lippincott promosse aggressivamente il film per riuscire a piazzarlo in quelle trentadue sale: non erano molte, ma tra esse c’era il grande e prestigioso Coronet di San Francisco, che al momento del lancio si sarebbe rivelato molto importante. Subito dopo l’uscita di Una nuova speranza Lucas e la moglie andarono in vacanza alle Hawaii. La scelta di quella meta non era dettata solo dal desiderio di riposo: dopo le prime recensioni temevano di «aver fatto un flop», e nelle remote Hawaii sarebbero potuti «sfuggire a quello che per Lucas sarebbe stato sicuramente un disastro».
Parecchi anni dopo, lo stesso Lucas ha raccontato che neanche i suoi amici «ci credevano minimamente. Non ci credeva nemmeno il consiglio [della Fox]. […] Non piaceva a nessuno». Gli attori la pensavano allo stesso modo. Come spiega Anthony Daniels (sì, proprio lui, C-3PO…), «Sul set tutti si aspettavano un fiasco totale»; e Harrison Ford fece l’esempio di «quel tizio enorme vestito da cane. Ridicolo». Anche David Prowse, che impersonava Darth Vader (la cui voce, com’è noto, era di James Earl Jones), ha raccontato che «la maggior parte di noi era convinta che si stesse girando un mucchio di spazzatura». Mark Hamill ha ricordato «che pensava a quanto fosse difficile rimanere seri recitando quella roba. Alec Guinness seduto vicino a uno wookiee: c’è qualcosa che non va»40. Lo avrebbe confermato, a distanza di anni, anche Carrie Fisher: «Non si pensava che il film andasse così bene»
Da “Il mondo secondo Star Wars” di Cass Robert Sunstein, Egea, pagina 192, 12, 99 euro