Ci sono prove che la distruzione della diga di Nova Kakhovka, nella regione ucraina di Kherson, sia frutto di un sabotaggio compiuto dalla Russia. È arrivato a questa conclusione il “New York Times”, consultando ingegneri ed esperti di esplosivi e incrociando foto satellitari e le mappe tecniche dell’edificio. Nonostante siano «teoricamente possibili molteplici spiegazioni», ha scritto il quotidiano statunitense, le prove «indicano chiaramente che la diga è stata paralizzata da un’esplosione provocata dalla parte che la controlla: la Russia».
Le autorità ucraine hanno accusato sin dall’inizio i russi di aver fatto saltare la diga, mentre Mosca afferma che la causa è un bombardamento ucraino.
La struttura della diga era stata progettata per resistere a tutti i possibili attacchi dall’esterno, ma sarebbe stata sabotata dall’interno grazie alla conoscenza del progetto originale, risalente all’epoca sovietica. La diga era stata costruita nel 1950. Mosca «aveva ogni pagina dei disegni tecnici e sapeva dov’era». La diga, spiega il “New York Times”, «è stata costruita con un enorme blocco di cemento alla base» ed è attraversata da «un piccolo passaggio, raggiungibile dalla sala macchine». Proprio qui, secondo le prove, «è esplosa la carica che ha distrutto la diga».
Secondo ingegneri intervistati, sulla base dei rilevamenti sismici e satellitari di esplosioni nell’area, la causa di gran lunga più probabile del crollo è la detonazione di una carica esplosiva nella galleria di manutenzione che si trova all’interno della struttura di cemento sotto il livello dell’acqua che porta alla sala delle turbine. «Se l’obiettivo è distruggere la diga, serviva una grande esplosione», spiegano.
Il quotidiano riporta che alle 2:35 e alle 2:54 del 6 giugno i sensori sismici in Ucraina e Romania hanno rilevato delle grandi esplosioni. I testimoni che si trovavano nelle aree limitrofe, tra l’altro, hanno riferito di avere sentito delle grosse esplosioni. In più, poco prima che la diga cedesse, i satelliti dell’intelligence americana hanno catturato segnali di calore a infrarossi compatibili con quelli di un’esplosione.
Ihor Strilets, ingegnere ucraino che ha lavorato alla diga, concorda con l’ipotesi dell’esplosivo nella galleria. Secondo la sua analisi, l’esplosione ha distrutto parte delle fondamenta della struttura e la pressione dell’acqua ha aumentato la forza distruttiva.
La diga, nei mesi precedenti, è stata anche al centro di combattimenti tra i due fronti. Gli esperti però tendono a escludere che un attacco «esterno», o il deterioramento della struttura causato dagli scontri, possa essere stato la causa del crollo della struttura. Grazie al calo del livello dell’acqua causato dalla rottura dell’argine, è possibile inoltre ora vedere che nel segmento centrale della diga sono venute meno le fondamenta in cemento armato – spiega il “New York Times”.