ForzalavoroGli effetti dei tassi di interesse sull’occupazione, i tecnici del Pnrr a Roma e i nomadi digitali pentiti

Nella newsletter di questa settimana: le conseguenze negative della politica monetaria restrittiva sugli occupati a basso reddito e la crescita a sorpresa dei salari, le modifiche al Piano nazionale di ripresa e resilienza e gli emendamenti al decreto lavoro. Ma anche il futuro dell’Ilva meloniana, il grosso problema dei rinnovi contrattuali agganciati all’indice Ipca e il boom degli estetisti. Ascolta il podcast!

(La Presse)

GLI EFFETTI DELLA POLITICA MONETARIA SUI LAVORATORI
Si parla molto degli effetti degli aumenti dei tassi di interesse sui mutui e sui prestiti, ma non delle conseguenze della politica monetaria delle banche centrali sul mercato del lavoro. È il caso di chiederselo, allora, nella settimana in cui sia la Federal Reserve sia la Bce si riuniscono per decidere sulla prossima stretta.

Eureka Ci viene in soccorso uno studio molto interessante condotto da un’economista italiana, Ester Faia, insieme ad altri colleghi, che è stato presentato al Festival Internazionale dell’economia di Torino (qui il video) e raccontato anche da Lavoce.info.

Cosa c’entra Quello che viene fuori, studiando il mercato del lavoro americano, è che l’effetto della politica monetaria è praticamente nullo sulle persone più ricche e fortissimo sulle persone più povere. E queste conseguenze si manifestano proprio attraverso il mercato del lavoro. Se siamo in una fase di politica monetaria espansiva, c’è un effetto positivo sui poveri. Se la politica è restrittiva, c’è un effetto molto negativo sui redditi più bassi.

Come? In una situazione di restrizione monetaria, le persone più ricche continuano a restare nel mercato del lavoro. I lavoratori scarsamente qualificati e con salari bassi hanno invece più probabilità di essere licenziati. Escono così dal mercato e ne rimangono a lungo al di fuori. Cresce così il malessere sociale e psicologico. E anche quelli che restano nel mercato non sono spinti a cercare lavori migliori.

  • Con una politica monetaria restrittiva, si rischia quindi di lasciare indietro specifici gruppi di persone, dalle minoranze etniche alle donne. Così aumentano le disuguaglianze.

Effetto recessione Succede in ogni crisi. I lavoratori a più basso reddito perdono il lavoro e molti di loro, scoraggiati, non tornano a cercarlo attivamente. È successo con la crisi finanziaria del 2009. Lo stesso fenomeno si registra dopo la pandemia, con l’aumento dei licenziamenti prima e la Great Resignation poi, che per Faia è qualcosa che va al di là delle semplici dimissioni e che suggerisce anche rassegnazione.

Chi ci guadagna Ma, in questo contesto, c’è un effetto sorprendente sui salari. Dato che molte delle persone a basso reddito escono dal mercato del lavoro e non vi rientrano, quelli che rimangono impiegati sono i migliori e la loro scarsità fa aumentare i salari, dunque la disuguaglianza scende. La sorpresa è proprio questa: nelle recessioni i salari dei gruppi meno qualificati salgono. Paradossalmente, questo riduce la disuguaglianza per quello che viene chiamato “effetto di selezione”. Un effetto in parte perverso, perché molti lavoratori restano fuori dal mercato del lavoro.

Ma c’è un ma… L’aumento dei salari innesca la spirale prezzi-salari, quindi anche se cresciuti i salari più bassi perdono potere d’acquisto.

Non esistono soluzioni semplici Siamo davanti a fenomeni complessi che vanno governati quindi non solo con le politiche del lavoro. Sta diventando infatti sempre più comune includere nel mandato delle banche centrali l’obiettivo di redistribuzione e di una crescita proporzionata per tutti, incluse le minoranze.

 

 ➡️ ASCOLTA IL PODCAST!  🎧

 

OSSERVATI SPECIALI
Nella Roma in trambusto per la morte di Silvio Berlusconi, arrivano questa settimana i tecnici dell’Ue per fare il punto sul Pnrr. Una visita di routine, l’ha definita il ministro Raffaele Fitto. Fatto sta che siamo ancora in attesa della terza rata del piano e che si avvicina la scadenza di fine agosto per la modifica che l’esecutivo Meloni ha detto di voler presentare integrandolo con il RePowerUe.

  • Il Financial Times ha scritto che la carenza di manodopera in Italia mette a rischio la riuscita del Pnrr.

Carta canta Dopo aver approvato la fiducia al decreto pubblica amministrazione, contenente l’emendamento che limita i controlli della Corte dei conti sulle spese legate al Pnrr, il governo ha consegnato alle Camere (dopo otto giorni di attesa) la versione finale della relazione semestrale sul Pnrr, la prima dell’era Meloni. Vengono segnalate difficoltà per 118 misure su 527 (22%). L’esecutivo conferma le accuse a Draghi: la terza rata non è ancora arrivata a causa dei ritardi di chi c’era prima – dicono.

 

CANTIERE LAVORO
La commissione Affari sociali del Senato si prepara a votare martedì 13 giugno 2023 sulle coperture degli emendamenti al decreto lavoro. Ci sono ancora punti da definire, ma queste sarebbero le principali novità:

– Il diritto allo smart working prorogato per i lavoratori fragili (nel pubblico e nel privato) e per i genitori con figli under 14 (solo nel privato) scade a fine giugno. Per i fragili della pubblica amministrazione, ancora in bilico, si ipotizza ora una proroga più breve, fino a fine agosto, in base alle disponibilità di fondi. Mentre nel privato la proroga del lavoro agile è prevista fino al 31 dicembre 2023.

– Anche i rinnovi, e non solo le proroghe, di un contratto a termine saranno senza causali fino a 12 mesi.

– Contro la carenza di personale, arriva un bonus del 15% sui compensi per il lavoro notturno e per gli straordinari festivi effettuati nella stagione estiva dei lavoratori del turismo.

– Novità anche nel nuovo Rdc o Assegno di inclusione: il beneficiario con figli under 14 è tenuto ad accettare un’offerta a tempo indeterminato, anche in somministrazione, solo se entro gli 80 chilometri o raggiungibile in due ore con i mezzi.

 

EVERGREEN
Rebus rete Il 19 e il 22 giugno il consiglio d’amministrazione di Tim esaminerà le due offerte non vincolanti presentate dal consorzio formato da Cdp Equity e Macquarie e dal fondo Kkr per la NetCo.

Patto d’acciaio Le rappresentanze sindacali dell’ex Ilva di Taranto hanno chiesto un interessamento diretto di Palazzo Chigi sulla vertenza che riguarda l’acciaieria in crisi da anni. Giovedì è previsto un vertice di Acciaierie d’Italia con la premier Meloni, che vorrebbe portare Invitalia al 60 per cento prima del 2024.

Hanno nominato i vertici Inps e Inail? Ancora no. Era talmente urgente il commissariamento di Inps e Inail che il governo – nel mezzo di uno scontro tra Fratelli d’Italia e Lega – non ha ancora nominato i commissari dei due enti, che secondo il decreto legge del 10 maggio dovevano essere scelti entro il 31 maggio. Il nodo dovrebbe essere finalmente sciolto oggi con due tecnici, ma non è detto.

 

CARTOLINE DALL’ITALIA
La gelata La produzione industriale ad aprile è crollata del 7,2% su base annua, con un -11% sui beni intermedi e -8,3% sui beni durevoli. Le flessioni più ampie si registrano nell’industria del legno, della carta e della stampa (-17,2%) e nella fornitura di energia elettrica, gas, vapore e aria (-13,6%). 

Lavoro minorile In occasione della Giornata mondiale contro il lavoro minorile, Unicef Italia ha diffuso dati allarmanti: in cinque anni, tra il 2017 e il 2021, sono stati 74 i ragazzi morti in incidenti sul lavoro.

Agenda Domani arrivano i dati trimestrali sul mercato del lavoro italiano. Venerdì il dato sull’inflazione.


COSE DI LAVORO
Appesi all’indice Le stime Ipca (indice prezzi al consumo armonizzato) pubblicate dall’Istat il 7 giugno hanno causato un po’ di sorpresa tra le parti sociali: l’indice, che è alla base dei rinnovi contrattuali, nel 2022 segna +6,6%, che è superiore al 5,7% dell’indice dell’inflazione generale. A questi tassi, i rinnovi dei contratti scaduti – che vedono 7,9 milioni di lavoratori in attesa (57% del totale) – si fanno più complicati.

  • Il blocco dei rinnovi è uno scenario plausibile – spiega l’economista Andrea Garnero. Specie nel turismo e commercio, già restii a sedersi al tavolo, nonostante il contratto sia scaduto nel 2019.

Belli e occupati Negli ultimi cinque anni, secondo la fotografia scattata da Unioncamere-Infocamere, sono soprattutto le attività legate alla cura della persona, alla manutenzione della casa, alla mobilità ad aver offerto i maggiori sbocchi occupazionale. Di contro si è ridotta la platea dei trasportatori in proprio, degli elettricisti, dei falegnami, dei servizi di lavanderia, dei panettieri e degli idraulici. In termini assoluti, il mestiere che ha fatto segnare l’espansione più consistente è quello degli estetisti.

Cari vecchi colleghi Chi negli anni scorsi ha profetizzato la fine del lavoro in ufficio si è sbagliato. Il tasso di rientro alla scrivania cresce di anno in anno. E così, se nel 2022 nelle sedi aziendali milanesi era tornato il 60-70 per cento di dipendenti e consulenti, quest’anno siamo a quota 80-85 per cento circa. Gran parte delle aziende si è tarata sui sette giorni al mese massimo di lavoro da casa per ciascun dipendente. E più l’ufficio è in una zona facilmente raggiungibile con i mezzi pubblici, più si è incentivati a lavorare fuori casa.

Basta nomadismo? A proposito, molti di quelli che dopo la pandemia hanno provato a cambiare stile vita, incrociando viaggi e lavoro, starebbero tornando sui propri passi – racconta Bbc. Dietro i favolosi post su Instagram di pc su sfondi iconici e città pittoresche, molti raccontano in realtà di aver risentito della assenza di legami con la propria azienda e anche di essersi impoveriti tra viaggi e case da affittare.

Per oggi è tutto.

Buona settimana!

Lidia Baratta

👉 Per segnalazioni, integrazioni, critiche e commenti, puoi scrivere a [email protected].
👉Per iscriverti a “Forzalavoro” e alle altre newsletter de Linkiesta, basta andare qui.

X