A fine agosto la Commission nationale de l’informatique et des libertés, l’autorità francese di regolamentazione dei dati personali, è entrata in un complesso di uffici a Parigi per interrogare il dirigente di una nuova start-up attiva nel settore delle criptovalute: Worldcoin. Come riportato da Politico, l’ente di vigilanza transalpino è intervenuto senza preavviso per parlare con il rappresentante dell’azienda, in un «contesto di crescente controllo sulle pratiche di privacy del progetto della criptovaluta». Quello parigino è solo uno dei centri che Worldcoin ha aperto in tutta Europa, all’interno dei quali l’azienda esegue la scansione dei bulbi oculari delle persone per consentire di accedere ai suoi servizi. Gli altri si trovano in Germania, Portogallo, Spagna e Regno Unito. Ma facciamo un passo indietro.
Il progetto Worldcoin
Worldcoin è una criptovaluta co-ideata dallo statunitense Sam Altman, amministratore delegato di OpenAI e “padre” di ChatGpt. La sua piattaforma è stata lanciata ufficialmente lo scorso luglio e permette agli utenti di accedere a un’identità digitale verificata e un’applicazione di crypto wallet per la gestione della nuova moneta virtuale. Nel mare magnum speculativo delle criptovalute esistenti – ormai oltre ventiquattromila -, Worldcoin spicca per originalità. Non si tratta infatti di una semplice valuta elettronica: dietro al progetto della compagnia che se ne occupa, Tools for Humanity, c’è una filosofia ben precisa, che mira a creare una sorta di reddito universale basato su un passaporto di cittadinanza digitale.
La piattaforma funziona in questo modo: l’identità di ogni nuovo utente viene verificata attraverso la scansione della sua iride nel mondo reale, in modo da creare codici di identificazione univoci e sicuri. La scansione viene effettuata per mezzo di un dispositivo sferico e cromato delle dimensioni di una palla da bowling, appoggiando l’occhio e guardando al suo interno. Questi codici personali vengono poi salvati su una blockchain – un registro decentralizzato – in modo da evitare di essere duplicati o contraffatti per commettere frodi. Ma perché fare una cosa del genere? In un mondo in cui i progressi dell’intelligenza artificiale avanzano galoppanti e risulta sempre più difficile capire se testi, immagini o canzoni siano prodotti da persone o da software come ChatGpt, Worldcoin vuole fornire a ogni individuo del pianeta un modo pratico per dimostrare di essere un umano e non un algoritmo digitale.
In senso più ampio, l’obiettivo dichiarato dai fondatori è dare vita a «una rete finanziaria e di identità digitale di proprietà di tutti, che possa aumentare significativamente le opportunità economiche, fornire una soluzione affidabile per distinguere gli esseri umani dall’IA […], consentire processi democratici globali e infine mostrare un potenziale percorso verso un reddito universale finanziato dall’IA».
Già, perché l’idea di base è anche quella di dar vita a una sorta di reddito di cittadinanza sovra e internazionale, semplicemente grazie al lavoro svolto dalle macchine. La liquidità necessaria per il reddito arriverebbe da una fonte di finanziamento separata, attraverso una quota dei profitti generati da servizi di intelligenza artificiale (come ChatGpt) o da altre forme di garanzia o prelievo. Potrebbe anche essere applicata una specie di tassazione dei detentori di token, come spiega il Worldcoin Whitepaper sul sito dell’azienda. Nonostante il progetto abbia ricevuto innumerevoli critiche in relazione ai potenziali rischi per la privacy, la società ha già registrato più di 2 milioni di utenti nella fase di beta testing (il numero aggiornato in tempo reale si può visionare a questo indirizzo) e ora prevede di implementare operazioni di scansione dell’iride in altri venti Paesi del mondo.
La raccolta dei dati biometrici in Europa
In Europa, punto di riferimento per la tutela dei dati digitali personali, Worldcoin è già finita nel mirino delle autorità per la privacy. Centri per la scansione della retina sono stati aperti in Germania, Portogallo, Spagna e Regno Unito, con l’Italia per ora fuori dai giochi. Anche la Francia ospita un hub, quello di Parigi: tuttavia, come anticipato, la Commission nationale de l’informatique et des libertés ha espresso forti preoccupazioni a riguardo, dichiarando a Reuters che «la legalità di questa raccolta dati sembra discutibile, così come le condizioni di conservazione dei dati biometrici», motivo per cui ha deciso di intervenire e aprire un’indagine sull’operato della startup americana.
La Commission nationale sta attualmente collaborando con l’Autorità bavarese per la protezione dei dati, che da diversi mesi sta indagando sulle pratiche di Worldcoin in materia di privacy. Poiché la sede della compagnia nel vecchio continente si trova a Erlangen, in Baviera, l’autorità di vigilanza tedesca sta conducendo un’indagine a livello europeo per verificare se il progetto di criptovaluta sia conforme al Regolamento generale sulla protezione dei dati (Gdpr), in base al quale il trattamento dei dati biometrici è permesso solo in presenza di determinate condizioni. Il Gdpr, inoltre, classifica i dati biometrici utilizzati a scopo di identificazione – per esempio la scansione di retina effettuata da Worldcoin – come «dati di categoria speciale». Si tratta dei dati maggiormente sensibili, soggetti alle regole più severe per il trattamento legale in Europa.
Contattata da TechCrunch, una portavoce di Tools For Humanity – l’azienda tecnologica a scopo di lucro che ha gestito lo sviluppo di Worldcoin – ha mostrato al giornalista il modulo di consenso che i volontari devono firmare e la nota sulla privacy scritta dalla società. Documenti che contengono rispettivamente circa tremilaottocento e tremilaquattrocento parole. Trattandosi di «dati di categoria speciale», affinché il processo sia legittimo a livello europeo c’è bisogno di un consenso esplicito. Ciò significa che la descrizione mostrata ai volontari prima che i loro dati biometrici vengano raccolti dovrebbe essere estremamente chiara e trasparente. In questo senso, 7mila parole scritte in legalese (accompagnate dalla promessa di venticinque monete della valuta, circa trenta euro, come premio per la scansione della retina) non sembrano esattamente il massimo della trasparenza o della chiarezza.