Cosa possiamo cucinare per cena? Cosa possiamo mettere nel carrello della spesa? Come possiamo nutrirci meglio? E la colazione? Cosa facciamo con la colazione? Sono tutte domande che ci siamo posti almeno una volta tutti nella vita. E sicuramente molti di noi lo stanno facendo anche in questo preciso istante: è settembre, la vita normale ricomincia e forse l’estate ci ha lasciato qualche strascico di più sul girovita, oltre i miliardi di ricordi impressi sul nostro smartphone.
Noi tutte queste domande le abbiamo volute girare a Marco Bianchi, divulgatore scientifico, personaggio televisivo, cuoco, food mentor. Insomma, uno che con il cibo ci parla, lo guarda, lo ascolta e lo capisce. Insieme, lui e il cibo, dialogano attraverso il linguaggio della scienza. Una scienza che però diventa anche emozione. «I miei libri di cucina devono parlare al cuore e alla pancia. Perché nutrirsi è il nostro principale modo per tenerci in salute e mangiare in un certo modo è per forza una coccola. Per questo cerco sempre di trasmettere tante emozioni in un libro e lo faccio attraverso le mie ricette».
“Il giorno più buono” è il suo ventiquattresimo libro. Tanti per un uomo di quarantaquattro anni, che già da piccolo sognava un contatto diretto con la natura e gli animali. «Ogni domenica chiedevo ai miei genitori di portarmi in una fattoria o in un parco vicino a Milano. Ero così appassionato che ero indeciso se da grande volevo fare il veterinario o il ricercatore, poi sappiamo tutti com’è andata» scrive, infatti, Marco nella sua ultima opera. E leggendo, lo si può quasi immaginare mentre si racconta, sorridendo, e mette nero su bianco idee e sensazioni.
Come è andata sì, lo sappiamo. Tanti libri, lo abbiamo già detto, una carriera televisiva e un nuovo progetto, Al Torrazzo, realizzato con il compagno Peppe Fiorini, che rappresenta il concretizzarsi di tanti pensieri e riflessioni fatti negli anni. Un home restaurant, un rifugio nei colli piacentini, un «luogo magico, che unisce cucina e animali, dove poter donare benessere a tutti coloro che mi vogliono bene». Il sogno di una vita, si potrebbe dire, che disegna un contatto reale con i tanti che ogni giorno lo seguono anche sui social (il suo profilo Instagram vanta una community di oltre quattrocentomila follower).
Marco Bianchi lo “incontriamo” durante una chiacchierata al telefono, in una pausa tra una tappa e l’altra di questo suo nuovo book tour. Si sente che c’è adrenalina, voglia di parlare con la gente, di raccontarsi, di condividere. In fondo i suoi libri nascono così, da un confronto diretto e quotidiano con le persone. Anche questo suo ultimo lavoro. «Lo spunto arriva da chi mi segue. Sono loro che, grazie ai loro messaggi e commenti, mi portano a modulare quella che è una risposta attraverso un libro. Come poter organizzare una giornata alimentare: ne “Il giorno più buono” c’è una giornata alimentare, più buona, più attenta, più sana».
Forse il nocciolo della questione sta tutto in questo pensiero. Durante il lockdown siamo stati portati a guardare il cibo prima come una consolazione, poi come una formula di riscatto. Abbiamo cominciato a fare da mangiare. O meglio, abbiamo ricominciato a fare da mangiare, a inseguire quei gesti che non facevano più parte delle nostre abitudini di vita. Lo abbiamo fatto per costrizione, per cosi dire, abbandonati alla noia dello stare chiusi in casa. Ci siamo fatti anche delle promesse: non torneremo mai più alle vecchie e cattive abitudini. Poi la porta di casa si è aperta, l’aria si è fatta più calda e abbiamo lasciato lì in un angolo padelle e mestoli, sospinti da un vento di libertà perduta e riacciuffata.
«All’inizio del lockdown in preda al panico mangiavamo di tutto e in qualche modo anche in maniera disordinata. La dispensa era strapiena anche di ciò che non dovremmo portare a tavola. Pian piano ci siamo dati all’autoproduzione, dal pane alle torte, che avevamo perso. Poi i tassi di sovrappeso sono aumentati in questo periodo e questo ci porta a capire che dobbiamo veramente migliorarci. Come genitori nei confronti dei bambini e migliorare a tavola noi stessi». Ecco un atto di consapevolezza, di quella consapevolezza alimentare di cui tutti dovremmo essere forniti.
Quante volte, infatti, ci troviamo ad invidiare chi riesce ad essere organizzato e a mangiare sano ogni giorno? La scusa è quella di non avere mai tempo, ma Marco Bianchi ci consegna chiavi in mano la soluzione. Un libro, oltre settanta ricette, suddivise per ogni momento della giornata (dalla colazione alla cena, passando per gli spuntini) e tanti consigli sparsi qua e là per agevolarci la vita e farci capire che mangiare bene significa prendersi cura di noi e degli altri.
Ecco quindi che, insieme alla ricetta della bowl di yogurt e avena, scopriamo che quest’ultima ci aiuta a ridurre la quantità di colesterolo presente negli alimenti. O che il finocchio protegge circolazione e ossa. O che i pesci azzurri surgelati non sono da demonizzare, perché i grassi buoni non si deteriorano. E impariamo anche a sistemare gli alimenti nei vari scomparti del frigo.
Qualcuno diceva che siamo quello che mangiamo e Marco Bianchi ce ne dà la conferma. Lo fa da un punto di vista scientifico, ma emozionale allo stesso tempo. Lontano da quella bulimia a cui spesso ci hanno abituato i social media. «I social hanno moltissima responsabilità e bisognerebbe avere più presa di coscienza da parte di chi comunica». Ed è vero. Ci riempiamo occhi (e a volte pancia) con piatti conditi dall’hashtag #foodporn, ma non capiamo che il cibo può essere altro e dev’essere altro. Può essere la nostra medicina, il nostro alleato, la nostra coccola vera, il nostro modo di prenderci cura di noi stessi e degli altri. Perché ogni scelta che facciamo, anche in cucina, va a «disegnare il nostro futuro».
E visto che si sa che una buona giornata inizia sempre con una buona colazione, vogliamo lasciarvi con una delle ricette che potete trovare in questo libro. Non fatevi mancare un caffè. La scienza dice (e Marco ce ne dà conferma) che «il caffè è un vero e proprio integratore naturale».
Brownie alla zucca e cioccolato senza glutine
Per preparare questa ricetta ti servono (dosi per 6 persone): 250 g di polpa di zucca mantovana cotta, 90 g di farina di avena, 1 cucchiaio di cacao amaro in polvere, 1 cucchiaino di lievito per dolci, 80 g di granella di nocciole, 80 g di zucchero mascobado, 50 ml di latte
Frulla la zucca e aggiungi poi la farina, il cacao, il lievito, 50 g di granella di nocciole, lo zucchero e il latte. Otterrai un impasto bello corposo.
Stendilo in una teglia rettangolare di 40×30 centimetri foderata con carta forno e decora con la granella di nocciole rimasta.
Cuoci per circa 35 minuti in forno preriscaldato a 180° C.
Lascia intiepidire e taglia a pezzi.
“Il giorno più buono”
Cucina e scienza per il nostro benessere quotidiano
di Marco Bianchi
Edizioni HarperCollins, 2023
192 pagine, € 19,90