C’è un nuovo progetto politico che sogna di rilanciare le promesse mancate del Terzo Polo, superare la rottura tra Matteo Renzi e Carlo Calenda, costruire finalmente una casa per liberal democratici, riformisti, europeisti italiani. Sembra una nuova speranza o l’ennesimo tentativo in una missione apparentemente impossibile: restituire fiducia ai tanti elettori che avevano votato per il Terzo Polo e non si rassegnano al naufragio di quel progetto politico.
L’associazione Popolari Europeisti Riformatori (PER) è un luogo che vuole aggregare persone, amministratori territoriali, professionisti, associazioni, per fare politica partendo dal dialogo e dalla sintesi di idee diverse. «L’idea è costruire uno spazio popolare e riformatore che prende l’eredità del Terzo Polo, cioè uno spazio popolare e riformatore che sappia riportare la politica italiana alla realtà dei territori e ai bisogni delle persone, superando estremismi e individualismi», dice a Linkiesta la deputata Elena Bonetti, raccontando il nuovo soggetto politico.
Nel manifesto dell’associazione si legge: «Un cammino aperto, non un progetto chiuso, da animare e condividere tra chi si riconosce nella necessità di far dialogare la cultura popolare del cattolicesimo democratico con le altre culture che hanno animato la nascita della nostra Repubblica, quella liberale, socialista, riformista, cogliendo come urgente l’impegno ad agire con spirito riformatore della società italiana e Europea. Un’associazione per connettere cittadine e cittadini, associazioni, amministratori, promuovendo dialogo, co-progettazione, valorizzando in particolare le comunità territoriali per un’azione diffusa di promozione di impegno per il bene comune».
Bonetti ha presentato PER giovedì alla Sala Nassirya del Senato, al fianco di Ettore Rosato, Antonio D’Alessio, Giuseppe Castiglione, e poi, ancora, Luca Andreassi, Raffaele Bonanni, Lucia Caridi, Francesca Chirico, Filippo Diaco, Giovanni Faverin, Carmine Pacente, Ileana Piazzoni, Barbara Preziosi, Gianluca Pomo, e diversi esponenti della società civile, del terzo settore, amministratori locali, consiglieri comunali e assessori.
A settembre Bonetti aveva lasciato Italia Viva per entrare in Azione. Allora il percorso di PER nasce inevitabilmente al fianco – quindi al fuori – del partito di Carlo Calenda, nel tentativo di fornire una seconda gamba al Terzo Polo, in attesa di aggiungere nuove voci e nuovi nomi e nuove sigle a una forza politica aggregativa, plurale, distante dal bipopulismo di destra e di sinistra.
Difficile capire quanto sia effettivamente ampio quello spazio tra i bipopulismi, che a ogni sondaggio si amplia e si restringe e a ogni elezione naviga da qualche parte nelle percentuali di astensionismo. Ma Bonetti offre una prospettiva diversa da quella solamente elettorale, numerica: «Quello spazio esiste ed è nel vissuto della politica, delle associazioni, delle imprese, delle liste civiche e dei territori. È uno spazio che è già abitato e rappresentato a livello territoriale, perché è il luogo del pragmatismo dei progetti e dei cambiamenti. Noi vogliamo connettere a livello nazionale questa realtà, dal momento che si ritrova nell’esigenza del Paese di vedere rappresentata tutta quella parte di cittadinanza che non si riconosce nell’ideologia estremizzata della destra e della sinistra».
C’è sempre una sorta di contraddizione insita nei progetti riformisti che creano nuove sigle, nuovi nomi e nuove piattaforme, sparpagliate qui e là nel tentativo di unirsi. Un’unione che in fondo non è mai stata reale, se non in quella versione embrionale del Terzo Polo collassata in primavera.
Per Bonetti però questo pluralismo di voci che si affastellano nel campo di riformisti, popolari, europeisti è un valore aggiunto, e l’unità – cioè la nascita di un partito unitario, che è una definizione più felice del “partito unico” – diventa quindi l’approdo finale di un percorso.
«L’unità avviene quando si dà piena cittadinanza al pluralismo di idee, si crea un metodo di aggregazione, di dialogo, di sintesi. Se non si procede in questo modo è solo l’assorbimento di una forza politica da parte di un’altra. E alla fine ci si divide. Però per creare questo percorso bisogna avere il coraggio di uscire dagli individualismi, dal leaderismo autoreferenziale e dalle identità chiuse dei singoli partiti», dice Bonetti, lanciando una provocazione a Matteo Renzi. «Carlo Calenda con tutta la classe dirigente di Azione da Carfagna, Gelmini, Richetti ha avuto questo coraggio nel momento in cui ha accolto e sostenuto la necessità di allargare l’area con il progetto di PER, con me, Ettore Rosato e tutti i parlamentari e gli amici che da tutta Italia si sono riuniti e hanno promosso questa iniziativa», aggiunge Bonetti.
Il primo appuntamento a cui guardare è certamente quello delle elezioni Europee. La speranza di Bonetti è di arrivarci con un progetto politico unitario come voleva esserlo il Terzo Polo in origine. E in questo orizzonte temporale PER non vuole essere solo una lista elettorale, ma una piattaforma più ampia in grado di accogliere liberali, riformisti, socialdemocratici e popolari italiani. Non per occupare dall’alto uno spazio politico con un leader che impone una strada comune annullando le differenze – che secondo Bonetti è la principale causa della fine del Terzo Polo Azione-Italia Viva – ma facendo incontrare le realtà che operano sui territori e facendo convergere tutti i diversi punti di vista. Bisogna però capire come si comporteranno gli elettori dell’ex Terzo Polo, considerando la presenza del Centro renziano, sapendo che in entrambi i casi l’obiettivo primario è superare lo sbarramento del quattro per cento.
«Le Europee – conclude Bonetti – sono solo una prima tappa, l’inizio del percorso. Anche in vista di quell’appuntamento vogliamo anche cercare di diffondere nel Paese quella cultura europeista che è l’anima della proposta per le prossime elezioni, perché l’Italia può avere uno sviluppo soltanto in un’Europa più coesa. Vogliamo essere in Europa con credibilità e da protagonisti».