Sarebbe bello leggere del diritto dei palestinesi ad avere un loro Paese, ma governato dalle regole di un sistema democratico. Sarebbe bello leggere del diritto dei palestinesi di vivere in una società libera dall’oppressione, ma in cui le donne hanno i diritti dei maschi.
Sarebbe bello leggere delle sofferenze inflitte ai palestinesi da Israele, ma in requisitorie capaci di non accantonare le sofferenze inflitte ai palestinesi dalle loro stesse dirigenze.
Sarebbe bello leggere dei crimini commessi da coloni israeliani (non “dai”: “da”) nei confronti dei palestinesi, ma in denunce non scritte a giustificazione della “resistenza” che si affaccia da un balcone di Ramallah ostentando le mani piene di sangue che hanno appena investigato nelle budella di un israeliano sventrato.
Sarebbe bello leggere dei presunti, ma diciamo pure effettivi, diritti dimidiati degli arabo-israeliani, ma in un’accusa che non accantoni la fine dell’omosessuale palestinese decapitato, perché omosessuale, dal coltellaccio palestinese.
Sarebbe bello leggere spietate analisi dell’oltranzismo, perfino del razzismo, e della corruzione, e della propensione guerrafondaia di certi figuri ministeriali israeliani, ma in un’incolpazione non rivolta, come invece è rivolta, ad assolvere il macellaio che stringe al ventre di un bambino la cintura esplosiva, e poi schiaccia il pulsante dalla camera di albergo che costa dieci anni di salario del palestinese medio.
Sarebbe bello scorrere le pagine che illustrano la vita tragica dei bambini palestinesi, e la loro morte a causa della bomba israeliana, se quella scrittura contenesse una parentesi sul maestro che impartisce a quei bambini le istruzioni su come ammazzare gli ebrei, e su come cresceranno e moriranno in gloria di dio uccidendone quanti più è possibile.
Sarebbe bello se la causa palestinese fosse sostenuta da chi augura ai palestinesi un destino diverso dalla nobilitazione, in prospettiva paradisiaca, del combattente che apre la bocca del cadavere dell’ebreo massacrato e ci caca dentro.
Sarebbe bello se i palestinesi non avessero quelli che per “aiutarli”, quelli che per stare “dalla loro parte”, organizzano le prime pagine e le manifestazioni per farla finita con la “questione ebraica”, prime pagine e manifestazioni travestite – e neanche troppo bene – da “critica a Israele”. Sarebbe bello se i palestinesi avessero degli amici, anziché certi maledetti farabutti.