Il momento della veritàMeloni deve ignorare sovranismi e tentazioni elettorali per consolidare il sostegno all’Ucraina

Il governo deve mostrare il suo vero volto, non può più avere titubanze: se il Cremlino gongola a ogni segnale di rottura degli alleati occidentali, Roma ha il dovere di avvicinarsi sempre di più a Kyjiv

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Questo è il momento in cui Giorgia Meloni deve mostrare il suo vero volto sull’Ucraina. Non deve avere titubanze, non può far passare l’idea o la sensazione che le crepe comparse in alcune Paesi dell’Est possano arrivare fino a Roma. La vittoria filo-Putin in Slovacchia di Robert Fico, un ex comunista convertito alla socialdemocrazia, è l’ultima di queste crepe salutata con entusiasmo patriottico dal magiaro Viktor Orbán, che la premier italiana vorrebbe arruolare tra i Conservatori alle prossime europee. Una contraddizione e una convenienza elettorale destinata a non portare nulla di buono nei futuri assetti politici della Commissione europea.

Il Cremlino ovviamente gode di ogni minima faglia che alimenta via social che si apre attorno a Volodymyr Zelensky – come quella che è partita da Varsavia a causa delle proteste degli agricoltori per l’eccesso di importazione di grano ucraino. La dura campagna elettorale in Polonia ha portato a rafforzare le barriere nazionali, ma si spera che dopo voto il sostegno militare non venga meno. Nella speranza tra l’altro che il 15 ottobre a vincere sia il Popolare Donald Tusk, che l’altro giorno ha portato in piazza un milione di sostenitori.

Gli scricchiolii a Est sulla causa Ucraina si sommano all’irresponsabilità americana dell’ala trumpiana che ha costretto il Congresso americano a rinviare un altro pacchetto di aiuti per Kyjiv. Il che non fa sperare nulla di buono in vista delle elezioni del 2024, dove correrà ovviamente anche l’ex presidente golpista. Putin punta sulla stanchezza dell’opinione pubblica occidentale, fiaccata dall’inflazione e dalle conseguenze economiche della guerra, sulla frammentazione delle élite politiche.

Per questo Meloni deve stare sempre sul pezzo, non lasciare passare messaggi ambigui, affermazioni di suoi esponenti che si prestino a interpretazioni opache. Per esempio in un’intervista al Corriere della Sera Carlo Fidanza non dice solo che bisogna riflettere sul crescete malessere nei Paesi dell’Est. Il capo delegazione di Fratelli d’Italia al Parlamento europeo afferma che il premier polacco Mateusz Morawiecki ha ragione nel dire che non fornirà più aiuti militari a Zelensky perché gli stanziamenti per gli agricoltori polacchi, ungheresi, slovacchi, bulgari e romeni sono stati irrisori (centocinquantasei milioni). E questo a fronte di una grande solidarietà da parte innanzitutto di Varsavia. E poi precisa: «Alcune rudezze nelle parole di Zelensky verso gli alleati europei dovrebbero essere rimodulate. La guerra sta durando più del previsto ma non dobbiamo venir meno  ai nostri impegni».

Con queste ultime parole, Fidanza si salva in calcio d’angolo. Ma è di tutta evidenza che nel ragionamento del massimo esponete di Fratelli d’Italia a Strasburgo emerge una forte comprensione per gli alleati elettorali piuttosto che per Zelensky, il capo di un esercito in guerra, bombardato ogni giorno, che sta tentando con un corpo a corpo mortale di arrivare sul Mar Nero. Che Zelensky sia a volte ruvido, ma sincero, è naturale: anche lui vede le crepe occidentali e legge i giornali americani (ieri il Wall Street Journal ha scritto che i soldi per Kyjiv stanno finendo). Tuttavia non può permettersi di arretrare.

Ecco allora che la premier italiana deve tenere botta, eliminare ogni ambiguità che affiora nelle sue fila. Una parte della sua maggioranza, specificatamente la Lega, è sempre un’osservata speciale quando si tratta di Russia. E non sono le liaison politiche con i partiti dell’Est che possono prevalere sugli impegni istituzionali e atlantici.

La metamorfosi positiva sulla politica estera è la polizza assicurativa per il suo governo e anche sui mercati che tanto teme il ministro dell’economia Giancarlo Giorgetti. Per fortuna i ministri degli Esteri dell’Unione europea, che ieri si sono riuniti nella capitale ucraina, hanno ribadito il loro sostegno e gli aiuti per la ricostruzione. Antonio Tajani ha annunciato a Zelensky che il governo italiano sta lavorando all’ottavo pacchetto di armi da inviare a Kyjiv. «Il nostro Paese resterà al fianco del popolo ucraino fino al raggiungimento di una pace giusta che significa la libertà per l’Ucraina», ha assicurato il nostro degli Esteri. Con buona pace dei gufi e delle tentazioni elettorali.

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