Prima paginaCome sarà il nuovo Salone del Libro di Annalena Benini

La direttrice della manifestazione ha presentato al teatro Gobetti di Torino il suo progetto editoriale triennale. La fiera somiglierà a un giornale

LaPresse

Si tinge di rosa il futuro del Salone del Libro. Annalena Benini ha presentato ieri a Torino il suo progetto editoriale triennale in un teatro Gobetti affollato. Grande la curiosità, dopo l’email con cui nei giorni scorsi la nuova direttrice aveva congedato il gruppo dei consulenti che dal 2017 avevano affiancato Nicola Lagioia, rivendicando «la possibilità, il desiderio e credo anche il dovere di tentare di fare una cosa nuova»: a cominciare, com’è giusto e naturale, da una squadra tutta sua. 

Ma non è stato un semplice avvicendamento di nomi: è la stessa idea organizzativa che cambia e trascina con sé le competenze individuate per darle corpo. Emozionata ma insieme anche determinata, Annalena Benini ha snocciolato dal palco le novità – e pazienza se per l’annuncio è stato scelto proprio il giorno in cui tradizionalmente viene proclamato il Nobel per la letteratura, che inevitabilmente toglierà un po’ di attenzione mediatica. 

Per disegnare il Salone che verrà la direttrice si è ispirata alla sua personale esperienza di giornalista (dal 2001 al Foglio), oltre che di scrittrice; dalla prossima edizione (9-13 maggio nei padiglioni del Lingotto) la fiera libraria assomiglierà molto a un giornale, con una redazione e sette sezioni, per coprire tutte le possibilità di raccontare il presente, entrando nel vivo delle diverse officine culturali in dialogo con i loro protagonisti.

Teresa Cremisi, presidente di Adelphi, con un passato in Francia presso Gallimard e Flammarion, sovraintenderà alla sezione Editoria; l’Arte sarà affidata a Melania Mazzucco, scrittrice con una particolare vocazione per questa materia; Alessandro Piperno, scrittore e curatore dei Meridiani Mondadori, si occuperà del Romanzo; a Francesco Costa, vice direttore del Post, l’Informazione; a Francesco Piccolo, scrittore e sceneggiatore, il Cinema; a Luciana Littizzetto una sezione speciale intitolata alla Leggerezza; infine, spazio al Romance, con la giovane rivelazione del genere in Italia, la bestseller Erin Doom, alias Matilde (il cognome resta ignoto). Su sette sezioni, quattro presenze femminili. Che diventano quattro su quattro nella redazione che affiancherà la direttrice, ossia Paola Peduzzi, Igiaba Scego, Francesca Sforza e Tiziana Triana, giornaliste, scrittrici, professioniste dell’editoria. 

Una svolta nel segno dello spirito del tempo (tra l’altro, sarà di una donna anche il classico che come ogni anno il Salone distribuirà nelle scuole: seimila copie di Cime tempestose di Emily Brontë) e un indizio dei futuri programmi. Il che non implica, tuttavia, massicce dosi di femminismo. Al contrario, il nuovo Salone si prefigura come meno ideologicamente connotato, meno movimentista, forse anche meno pletorico e più pacato. Poco torinese – anche – a eccezione della Littizzetto: il che un po’ modifica la caratterizzazione della fiera fin dai suoi inizi nel 1988.

La gestione Lagioia era partita nel 2017 in un clima di emergenza, con la secessione (presto rientrata) dei grandi editori che avevano organizzato una loro fiera a Milano, e negli anni ha dovuto far fronte a tempeste economiche, giudiziarie, pandemiche: ne è uscita alla grande, più forte di prima, grazie al lavoro di squadra e alla torrenziale, vulcanica creatività del direttore.

Ora che le sfide sono state vinte, e il clima è rasserenato (per la prima volta da anni, è stato ricordato ieri, non si è dovuto parlare di soldi), al caos organizzato delle ultime edizioni può subentrare (non sembri una diminutio) la normalizzazione: ossia una gestione più ordinata – come quella, appunto, che almeno nelle intenzioni, tentano di darsi le redazioni dei giornali – e anche più attenta ai nuovi equilibri politici. Non vuol dire che sarà un downgrading. Se è lecito un paragone calcistico, alla rivoluzione di Sacchi, nel Milan dei primi anni Novanta, seguì la normalizzazione di Capello: arrivarono un’altra Champions e quattro scudetti.

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