Camici stanchiI medici verso lo sciopero contro i tagli sulle pensioni

I sindacati del settore sanitario contro la norma che in manovra ricalcola al ribasso il rendimento degli assegni. Una novità che genererà un’ulteriore fuga dagli ospedali, poiché molti di coloro che hanno i requisiti potrebbero decidere di smettere di lavorare entro la fine dell’anno per evitare il nuovo meccanismo di calcolo che scatterà dal 2024

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L’ultima versione della legge di bilancio sul tema delle pensioni sta sollevando il malcontento dei sindacati del settore sanitario. Che già annunciano uno sciopero contro la norma che in manovra ricalcola al ribasso il rendimento degli assegni, andando a colpire le aliquote contributive di circa 700mila dipendenti pubblici, tra comunali, infermieri, medici e insegnanti.

Forza Italia, nell’ultimo vertice di maggioranza, ha provato a ottenere la revisione dell’articolo 33 della legge di bilancio, che adegua le aliquote di rendimento delle pensioni degli iscritti alla Cassa per le pensioni ai dipendenti degli Enti locali (Cpdel), alla Cassa per le pensioni dei sanitari (Cps) e alla Cassa per le pensioni agli insegnanti di asilo e di scuole elementari parificate (Cpi). L’obiettivo della norma è rendere il meccanismo di calcolo per i lavoratori a cavallo tra il sistema retributivo e quello contributivo analogo a quello adottato già per le altre categorie di dipendenti. Una soluzione che consente dei risparmi per i conti pubblici ma che, inevitabilmente, non piace affatto ai destinatari della misura.

«È un intervento nato al livello di governo che serve a ristabilire un po’ di equilibrio tra i vari settori e a rendere più omogenei i criteri di calcolo delle pensioni», spiega il sottosegretario al Lavoro Claudio Durigon, della Lega. «Solamente queste categorie, in base a una vecchia tabella del 1965 che tutti si erano dimenticati dopo che nel 1996 era stato avviato il passaggio al sistema contributivo, avevano un rendimento del 26 per cento sui versamenti dell’ultimo anno contro il 2 per cento degli altri settori. Capisco le proteste, a partire dalla sanità che ha già dato tanto, vedremo se durante l’iter parlamentare si potrà intervenire. Il governo a saldi invariati lo può sempre fare: sino all’ultimo abbiamo lavorato a possibili aggiustamenti e non escludo che più avanti si possa far qualcosa».

La riunione tra i partiti di maggioranza non ha individuato una soluzione, salvo indicare che sarà la ministra del Lavoro, Elvira Calderone, a esaminare le possibili soluzioni.

La revisione dei rendimenti delle pensioni comporterebbe, tra l’altro, l’effetto di una ulteriore fuga dei lavoratori dal settore sanitario già allo stremo per carenza di personale, poiché molti di coloro che hanno i requisiti potrebbero decidere di andare in pensione entro la fine dell’anno per evitare il nuovo meccanismo di calcolo che scatterà dal 2024.

A rivoltarsi contro la norma sono soprattutto i sindacati dei medici, dall’Anaao-Assomed al Cimo-Fesmed. «Un inaccettabile attacco ai diritti acquisiti», dicono, «che riduce le aliquote di rendimento dei contributi versati prima del 1996, colpendo quasi il 50 per cento del personale in servizio con una perdita tra il 5 per e il 25 per cento dell’assegno pensionistico annuale, da moltiplicare per l’aspettativa di vita media. Un vergognoso cambio delle regole in corso, che mina il rapporto di fiducia tra lo Stato e i cittadini». «Con questi provvedimenti a danno delle nostre future pensioni chi è nelle condizioni di poterlo fare si affretterà ad andare in pensione. Stimiamo una perdita istantanea di oltre un migliaio di anestesisti rianimatori e di medici di pronto soccorso assunti con contratto», fanno sapere dal sindacato degli anestesisti e rianimatori Aaroi-Emac.

Finora l’appello al governo a fare marcia indietro ha dato esito negativo, spingendo i sindacati verso lo sciopero generale entro dicembre.

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