«Se il 2023 sarà movimentato anche solo quanto il 2022, ne mangeremo delle buone»: si chiudeva così il listone 2022, e la frase – letta oggi – ha più che mai avuto il sapore del presagio. Abbiamo viaggiato, assaporato, gustato, scoperto innumerevoli cose, su e giù per l’Italia. La maggior parte ve le abbiamo raccontate su Instagram, molte sono diventati articoli che avete letto e condiviso. Alcune, speriamo, si sono trasformate in esperienze condivise, che avete vissuto perché ve le abbiamo consigliate. E come ogni fine anno, ci piace ripercorrere questi ultimi 365 giorni e ricordare quello che è rimasto più impresso nel cuore e nel palato: speriamo davvero vogliate seguirci anche questa volta!
Sustanza a Napoli
Senza alcun dubbio, “la” cena dell’anno l’abbiamo assaporata a Napoli, alla tavola raffinata e colta di Marco Ambrosino, per noi autentico talento geniale della cucina italiana contemporanea. Se volessi consigliare a qualcuno un unico ristorante dove andare in questo momento per capire il presente e la strada che potrebbe intraprendere la cucina italiana è senz’altro la sua Sustanza. Questo (splendido) nuovo locale napoletano è un’imperdibile certezza che ogni gourmand che si rispetti deve mettere nel suo carnet di indirizzi. Già che c’eravamo, Napoli è stata anche l’occasione di scoprire il Grand Hotel Parkers, capolavoro di accoglienza e luogo dove le professionalità di tutti i reparti ci hanno commossi.
L’accoppiata Cannavacciuolo Romito a distanza di pochi giorni
Ebbene sì: questo lavoro permette esperienze inaudite, come sedersi a poche ore di distanza a due tavole tristellate, tra le più distanti tra loro. Ritrovare i due chef seduti accanto, alla presentazione della edizione 2024 della guida Michelin, amici autentici e intimi, ci ha fatto tornare subito là, al perfetto candore di Casteldisangro, con la sua cucina di concetto e di materia, e all’opulento piacere del palato nella villa sul lago d’Orta. Indimenticabili entrambi, oltre che per il cibo, anche per la compagnia, le chiacchiere e il servizio di sala.
Svitati
Due giorni immersi in un universo rivoluzionario, a capire perché i tappi migliori per il vino – probabilmente – sono quelli a vite. È stata la bella occasione di incontrare produttori visionari, che hanno voglia di fare la differenza e di dare ai loro vini una vita lunga e perfetta, al riparo dall’ossigeno, peggior nemico del prezioso contenuto delle loro bottiglie. Parlare con i produttori e con gli enologi, entrare in contatto con chi il vino lo fa, anche dialogando di aspetti tecnici, è una delle occasioni più ghiotte per chi fa questo lavoro. Permette di capire meglio, e di porsi delle domande, e di riflettere. E di bere e scrivere di vino con maggior competenza. (Sì, anche le serate successive ai convegni sono aspetti non trascurabili di questo bel lavoro che ci siamo scelti).
Spazio Milano, La Sala bistrot, Milano, Lido 84, Gardone
Che cosa c’entrano questi tre ristoranti uno con l’altro? Forse, niente, in realtà moltissimo. Sono i luoghi che abbiamo visitato più di frequente, quelli dove amiamo tornare perché hanno sempre qualcosa di buono da dirci. I piatti di Spazio, il bistrot milanese di Niko Romito condotto magistralmente da Gaia Giordano, sono raffinatezza pura, l’accoglienza è amichevole e informale ma perfetta, la vista su piazza Duomo straordinaria. Alla Sala Bistrot stiamo come a casa, ma si mangia molto meglio che a casa, e la sala è magistralmente condotta da un perfetto patron, Carlo Maldotti, in grado di accompagnarci alla scoperta di vini e cibi con competenza giocosa, con piacevolezza mai affettata, con quel garbo di chi questo lavoro lo sa fare davvero alla perfezione. Ci sono modifiche alla formula in atto, ma siamo certi che rimarrà uno dei nostri riferimenti cittadini. Del Lido 84 hanno scritto tutti e detto tutto: per noi rimane un porto sicuro, un luogo semplicemente meraviglioso, con il servizio frizzante e i giovani che si avvicendano al tavolo a raccontare la magia che lo chef Riccardo Camanini è in grado di compiere a ogni visita. Guardare il lago che cambia volto mentre mangiamo piatti che sorprendono è una delle nostre attività preferite.
Genesis
Non sapevo di averne disperatamente bisogno fino a quando non l’ho vissuto. L’evento voluto da Ludovica Rubbini e Riccardo Gaspari del San Brite di Cortina è il momento più anticonvenzionale e accogliente che ci sia capitato di vivere. Un concentrato di bellezza, organizzazione, bontà, riflessioni e cura di sé che vi consigliamo senza alcun dubbio. Ideale se avete bisogno di ritrovarvi, o di pensare, o di scoprire un luogo affascinante e pieno di bontà da raccontare.
Nadia Frisina
Quando incontri una persona che dirige le cucine di un hotel sai che dev’essere una specie di supereroe. E quest’anno la nostra superoina è questa donna intensa, dalla storia entusiasmante, che ha votato la sua vita al lavoro nel senso più pieno e felice possibile. Il suo modo di essere, di guidare una brigata, di provare a portare sostenibilità nel lusso è un grande esempio. Chiacchierare senza mai smettere di ammirarla è stata un’esperienza entusiasmante.
Il tonno di Luigi Pomata
Aprire una lattina di tonno di 25 anni, mangiarla a Carloforte dopo aver nuotato in mezzo ai tonni e aver parlato con i tanti lavoratori della tonnara è un altro immenso privilegio che ci è capitato quest’anno. E sull’isola dell’isola abbiamo riscoperto questo grande ristoratore, istrionico e trascinatore, che ha saputo accompagnarci a conoscere tutte le bontà della sua terra, diventando un riferimento. Altri due momenti pieni di buon gusto, lì: la bottega di Gianni e il ristorante Andrea.
La visita a Gorgona
È l’isola carcere al largo di Livorno, la terra presidiata che permette ai detenuti di imparare a fare un vino buono due volte. Per loro, che imparano un lavoro, e per noi, che possiamo godere di questo prezioso nettare che riesce a portare con sé il sole e il mare, ma anche il lavoro congiunto di un enologo illuminato, di un’azienda solida che crede nella redenzione e dei detenuti in cerca di riscossa. L’insegnamento che abbiamo portato a casa ce l’ha lasciato il marchese Frescobaldi, una riflessione che ha condiviso con lui il commissario, in occasione di una delle sue prime visite qui, di fronte alle sue perplessità: «Lei non giudichi: queste persone sono già state giudicate e condannate. Prima o poi, che ci piaccia o no, usciranno. Dobbiamo provare a farli uscire con un po’ di soldi e con delle competenze».
Calici e Forchette a Mondovì
È stato un tormentone per tutti noi, ci ha permesso di metterci alla prova, è stato un evento che ha coinvolto tantissime e diverse professionalità che si sono incontrate in un luogo di provincia per portare idee, spunti, riflessioni e parole del settore dell’enogastronomia. Tre giorni intensissimi, che abbiamo vissuto con un’energia coinvolgente, in una cittadina che merita ben più di una visita.
Il falò sulla spiaggia
Dopo una giornata passata tra gli ulivi, a cercare di capire se nasce prima la tradizione o il territorio, prima il prodotto o prima i luoghi che gli danno linfa e le persone che lo fanno nascere, ci siamo ritrovati – colleghi, chef, amici, produttori – su una spiaggia siciliana a cantare tutti insieme, per festeggiare i dieci anni di Incuso. Due giorni che ci hanno permesso di fare una riflessione importante sul linguaggio che va usato per raccontare questo settore, ma anche l’occasione di scoprire un luogo da un nuovo punto di vista. Perché – a volte – anche produrre olio è una questione politica.
Fiumicino secondo Pascucci
Prima l’orto, poi i pescatori, poi l’asta del pesce e infine il forno. Solo dopo, il ristorante. Un pomeriggio e una sera a due passi da Roma ci hanno fatto capire quanto la determinazione di una sola persona possa fare la differenza nel cambiare il volto di un luogo, dando a tutta la filiera la dignità che merita.