Un gruppo di uomini armati mascherati ha interrotto ieri sera in diretta i programmi della tv pubblica ecuadoriana TC Televisión entrando nei suoi studi principali di Guayaquil, nel sud del Paese, prendendo in ostaggio diversi dipendenti. Per circa mezz’ora le telecamere hanno continuato a trasmettere quello che stava succedendo, fino all’arrivo della polizia. Le immagini sono circolate in tutto il mondo sui social network. La polizia ha fatto sapere di aver poi liberato tutto il personale e di aver effettuato tredici arresti.
Per l’ennesima volta, l’Ecuador si trova a fare i conti con un’esplosione di violenza su vasta scala. Almeno dieci persone sono state uccise da lunedì 8 gennaio, giorno in cui è iniziato lo stato di emergenza di 60 giorni. Lunedì il presidente Daniel Noboa ha dichiarato lo stato d’emergenza in tutto il Paese, dopo che nei giorni scorsi uno dei più noti narcotrafficanti del paese, José Adolfo Macías Villamar, boss della banda Choneros meglio conosciuto come Fito, è evaso di prigione.
Fra lunedì e martedì decine di agenti di polizia in varie carceri ecuadoriane sono state prese in ostaggio dai detenuti. Tant’è che il 9 gennaio Noboa ha firmato un decreto esecutivo in cui dichiara che in Ecuador è iniziato un «conflitto armato interno» e in cui equipara oltre venti gang criminali attive in Ecuador a delle organizzazioni terroristiche.
I militari sono scesi in strada mentre si moltiplicano i saccheggi dei centri commerciali. Le scuole sono state chiuse, mentre si moltiplicano appelli a rimanere a casa. C’è chi segnala anche bande di criminali che stanno cercando di fare irruzione nelle università per catturare degli ostaggi. Difficile verificare le segnalazioni, anche perché le autorità hanno smentito alcune delle notizie circolate nelle ultime ore.
Negli ultimi anni, le carceri del Paese sono state teatro di violente faide tra i membri di bande rivali, che spesso hanno portato a molteplici massacri di detenuti.
I Choneros sono una potente banda carceraria ritenuta responsabile di molte delle rivolte mortali e degli scontri carcerari scoppiati nelle carceri dell’Ecuador negli ultimi anni. Si ritiene che Fito sia fuggito poche ore prima del trasferimento previsto. Due guardie carcerarie sono state arrestate con l’accusa di averlo aiutato a fuggire.
La sua fuga è anche un duro colpo per il governo del presidente Noboa, che ha prestato giuramento a novembre dopo aver vinto un’elezione macchiata dall’assassinio del candidato presidenziale e giornalista Fernando Villavicencio, che aveva detto di aver ricevuto minacce di morte da Fito pochi giorni prima che fosse ucciso a colpi di arma da fuoco dopo una manifestazione elettorale.
In Perù, intanto, il governo ha già ordinato l’immediato dispiegamento di forze di polizia al confine per impedire qualsiasi instabilità all’ingresso nel Paese.
Gli Stati Uniti hanno condannato gli attacchi in Ecuador, facendo sapere di «coordinarsi strettamente» con il presidente Daniel Noboa e il suo governo e di essere «pronti a fornire assistenza».