«Io spero che la verità dei fatti emerga». Dopo essere stato sospeso prima dal partito e, successivamente dal gruppo parlamentare di Fratelli d’Italia, il deputato biellese Emanuele Pozzolo in un’intervista a Repubblica – la prima dopo i fatti dell’1 gennaio – racconta la sua verità su quanto accaduto nel corso della festa di Capodanno a Rosazza, quando dalla sua pistola è partito lo sparo che ha ferito Luca Campana, operaio di 31 anni e genero di Pablito Morello, il capo scorta del sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro, che aveva organizzato la serata.
Indagato dalla Procura di Biella, che non lo avrebbe ancora convocato per raccontare la sua versione dei fatti, Pozzolo continua a sperare che possa emergere la verità su quella sera. Dell’inchiesta sullo sparo della notte di San Silvestro, Pozzolo non parla. Perché l’indagine è aperta e coperta dal segreto istruttorio.
I testimoni stanno raccontando, in questi giorni, i loro ricordi ai carabinieri del nucleo investigativo di Biella. Ma sarebbero però ancora troppi i punti oscuri. Pozzolo verrà convocato dalla procura probabilmente alla fine delle audizioni dei testi.
Nelle ore successive al fatto, il deputato biellese, anche ai carabinieri, aveva detto: «Non sono stato io a sparare». Il revolver da cui è partito il colpo è stato sequestrato dai carabinieri. L’arma era regolarmente detenuta da Pozzolo, che, per ora, resta l’unico indagato.
«Sono sereno», dice nell’intervista. «E sono convinto che l’incidente sarà qualificato come tale. Comprendo le ragioni mediatiche di alcune scelte. Ma sono certo che un partito che si fonda sul concetto di lealtà, su quel concetto si incardini e si incardinerà per sempre». Poi aggiunge: «Sono sicuro che la verità, in questo caso, sia semplice. E che emerga. E al tempo stesso lo spero. Proprio e anche perché, riguardo a quanto è successo, si tratta di una fattispecie di situazione giuridica piuttosto ben chiara. Non dico altro».
Pozzolo dice di non sentirsi solo: «Ho tanti amici. Nel partito, così come non nel partito. E mi piace ricordare che l’umanità è trasversale. Non è di destra, né di sinistra. Così come l’odio, ahimè, verso di me e la mia famiglia. Anche l’odio è trasversale». Si riferisce a chi sui giornali lo ha definito pistolero. E ad alcuni «commenti terribili girati sui social», che hanno fatto soffrire i suoi familiari. Conferma anche di non aver più sentito dalla notte di Capodanno il sottosegretario Delmastro. E poi vuole sottolineare una cosa: «C’è una sproporzione immensa tra quanto è successo e l’eco mediatico che ne è derivato».
Secondo quanto emerso nei giorni precedenti, la tesi di Pozzolo è che il colpo è partito dalla pistola quando non la stava tenendo in mano lui. Al deputato sarebbe caduta di tasca la pistola. Da lì alcuni presenti si sarebbero avvicinati per chiedergli dettagli sull’arma. Nel momento in cui è partito lo sparo, vicino a lui ci sarebbero stati la vittima Campana e Pablito Morello.