Matteo Salvini, a sorpresa, si tira fuori dalla corsa per le elezioni europee. «Non mi candido», ha detto dal salotto tv di “Quarta Repubblica”, su Rete4. Risposta secca, che un po’ spiazza gli alleati. Nessuna decisione è stata infatti concordata con gli altri «big» del governo, come annunciato dalla premier Giorgia Meloni. Anzi, il segretario della Lega ha anche aggiunto che si augura di poter schierare capolista il generale Roberto Vannacci: «Mi piacerebbe, lui è un’altra delle vittime della sinistra radical chic». Pronta la risposta del militare: «Grazie per la fiducia, a mente fredda valuterò».
Meloni, solo cinque giorni fa, il 4 gennaio, in conferenza stampa aveva spiegato che il ragionamento sulla sua candidatura a Bruxelles era ancora aperto. Un dossier da affrontare più avanti, nelle prossime settimane, con gli altri leader dei partiti di maggioranza. Invece il suo vice e capo del Carroccio ha scelto in solitaria, decretando la fine della tregua natalizia tra gli alleati di governo.
Meloni «resta più che tentata» per la candidatura, confermano i suoi, e potrebbe sciogliere la riserva entro gennaio. Il problema è che anche l’altro vicepremier, il segretario di Forza Italia Antonio Tajani, in questi giorni è sembrato alquanto indeciso sulla propria corsa all’Europarlamento, spiegando di avere già ricoperto la carica di deputato Ue e che potrebbe essere «un errore» candidare in blocco i vertici dell’esecutivo in un momento di grande impegno per il governo. Tajani ritiene «prematuro» svelare se candidarsi o meno e avverte: «Non credo che si possa prendere nessun impegno prima del congresso di Forza Italia», che si terrà il 23 e 24 febbraio.
Ma finora, appunto, il discorso era comunque rimandato a una consultazione fra i leader. Invece Salvini ha preferito rompere le righe: «Non so cosa faranno gli altri. Io non mi candido, resto a fare il ministro delle Infrastrutture».
Il no alla corsa per le europee potrebbe essere motivato magari con l’intenzione lasciare spazio ai governatori del Nord, come Luca Zaia. O anche forse per evitare pericolosi paragoni col 2019, quando la Lega superò il 34 per cento e il segretario portò a casa oltre due milioni di preferenze. La fuga in avanti di Salvini rivela la paura di un flop elettorale. La premier è quotata oltre il 30 per cento, mentre Lega e Forza Italia rischiano ottenere un terzo, o ancor meno.
Gli esponenti del governo e del partito, secondo quanto spiega il Corriere, danno comunque per scontato che la premier si candiderà in tutte le circoscrizioni e che, duellando con Elly Schlein, punterà a consolidare la sua leadership. La campagna elettorale che l’entourage della premier ha in mente prevederebbe «pochi eventi mirati» e non sottrarrebbe tempo a un semestre impegnativo e cruciale, che vedrà Meloni impegnata nella presidenza del G7. Modello Berlusconi, che si candidò alle Europee e fece un solo importante comizio, a due giorni dal voto.